Roberto Tatò: «Chiudiamo in crescendo per il bene futuro del Barletta»
Il patron raccoglie l'invito de "I biancorossi" e fa chiarezza sull'avvenire, dead-line il 30 giugno
giovedì 20 febbraio 2014
18.15
A pochi giorni dall'invito del Barletta Club "I Biancorossi" per un incontro formale e a tre mesi dall'ultima conferenza stampa (e dalle sue ultime dichiarazioni) ufficiale, il presidente del Barletta Calcio Roberto Tatò interviene ai microfoni di Barlettalife.it per fare il punto su presente e futuro della società biancorossa in un'intervista densa di contenuti e messaggi con visuale sul 30 giugno 2014, data della sua annunciata fine dell'esperienza come presidente del sodalizio di via Vittorio Veneto:
Presidente Tatò, ha recepito l'invito del Barletta Club "I Biancorossi"?
«Mi hanno gentilmente mandato proprio oggi tutti i recapiti telefonici delle persone che rappresenteranno il club all'incontro: provvederò a contattarli per capire quali iniziative hanno voglia di fare e quali loro i sono intenti. Hanno manifestato interesse a incontrarmi e non mi sottrarrò all'incontro. Mi piacerebbe capire quali sono le loro richieste e le loro linee-guida: ho letto il loro comunicato, so che si sono riunite 100 persone e sono curioso di capire le loro finalità e le iniziative in cantiere. Io dirò la mia, aspetto qualche giorno prima di incontrarli. Apprezzo il fatto che ci hanno messo un nome e una faccia».
Lei non frequenta il "Puttilli" di domenica da tre mesi. Come sta seguendo la squadra?
«Io li seguo sempre, vedo il dvd della partita o anche i servizi televisivi riguardanti le partite che il Barletta gioca. Ho visto la partita con il Lecce, che i ragazzi hanno giocato molto bene tenendo sotto scacco gli avversari per una buona parte di gara: hanno avuto consapevolezza dei loro mezzi. Sono in contatto costante con il club, ma diciamo che restando distaccato dal quotidiano, ho anche modo di riflettere: si sta realizzando una sana competizione tra giovani che hanno fame e voglia di fare bene, senza dissidi interni allo spogliatoio».
Che idea si è fatto degli ultimi arrivati in rosa?
«Ho avuto buone impressioni dagli ultimi arrivati e attendo di vedere in campo Bijimine: vedo una squadra in crescita che nelle ultime nove partite (esclusa quella con la Nocerina, ndr) chiuderà in crescendo. Sanno che da parte mia il diktat è che non ci sono sconti per nessun avversario, dobbiamo giocare tutte le partite con la voglia di vincere. Ho chiesto allo staff tecnico di premere sull'acceleratore come atteggiamento: dobbiamo cercare di offendere più che difendere».
E' quello che magari l'ambiente si aspettava con chiarezza da inizio stagione: se non si punta ai playoff, che si cerchi perlomeno di divertire, no?
«L'amalgama si è creato nel tempo, alcuni esordienti si sono levati di dosso la paura. Però se penso alla partita vinta contro il Frosinone e alla prova gagliarda contro il Lecce, dove purtroppo l'espulsione di Ferreira ha cambiato gli equilibri, anche se per loro ce n'era una prima su Bogliacino, penso che la nostra autostima debba essere in crescita. Ci deve essere il concetto di gruppo, di fiducia e questi stanno crescendo. La mia sensazione è che il nostro campionato finirà in crescita».
Una squadra che cresce diventa anche appetibile per gli acquirenti...
«Diventa degna di attenzioni. Da questa parte nessuno vuole la luna nel pozzo, ma se richiamiamo l'attenzione di qualche sano imprenditore allora le porte da parte mia saranno aperte. Non porrò nessuna difficoltà affinchè possa avvenire un passaggio societario».
Quindi al momento non ci sono stati interessamenti "sani" o concreti?
«No, al momento no. Io non posso certo forzare gli interessi altrui: ho promesso di fare il mio dovere fino all'ultimo e lo farò. Per fortuna il campionato finirà in anticipo, il 5 maggio: spero che un pò tutti contattino persone che possano far gruppo per far andare avanti il Barletta. La gestione sulle spalle di uno è poco sostenibile. Ci vuole un gruppo di persone che divida i costi e abbia magari esperienza nel mondo del calcio. Al momento non ne vedo, ma probabilmente ci sono ancora persone che vanno stimolate dal punto di vista personale e anche del collettivo che crescendo diventa un biglietto da visita importante. Non siamo da buttar via, la rosa con qualche accorgimento può essere adatta anche al prossimo torneo di Lega Pro».
La sua presenza a Milano per il mercato a fine gennaio è stata interpretata in diversi modi. Ci spiega come sta lavorando per il Barletta?
«La mia voglia di non cedere nessuno a gennaio, sebbene vi fossero delle sirene per 3-4 giocatori, è vincolata a questo ragionamento: avrei guadagnato qualche centinaio di migliaia di euro, ma non avrei avuto il tempo per rimpiazzare i giocatori e avrei impoverito la rosa. Invece, chiudendo il campionato in crescendo e con uno zoccolo duro di 14-15 elementi, si fa in modo che chi deve mettere mano non abbia bisogno di rifondare tutto. Io devo far trovare una società con le carte in regola: zero debiti, un organico. Se poi manca uno stadio o ci sono altri problemi, questo dipende dalla sensibilità di un'amministrazione comunale che ancora non risponde a questa problematica. Attendiamo di veder realizzato un diritto atteso da anni per i cittadini e gli sportivi di Barletta: non se ne sa niente, se non voci di corridoio, ma sarà compito di chi sta in amministrazione quello di far conoscere il loro programma per la ristrutturazione del "Puttilli" alla cittadinanza».
La ricetta quindi è di "lavorare, lavorare, lavorare" affinchè il Barletta Calcio abbia un futuro, con o senza Tatò?
«La mia risposta è quella data già il 21 novembre: non sappiamo allo stato attuale cosa accadrà. Io chiedo sempre di lavorare, lavorare e lavorare: c'è sempre un premio alla fine. Se la squadra chiuderà bene, allora la sana imprenditoria potrà avvicinarsi, magari riflettendo sul valore della rosa e l'importanza della piazza».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Presidente Tatò, ha recepito l'invito del Barletta Club "I Biancorossi"?
«Mi hanno gentilmente mandato proprio oggi tutti i recapiti telefonici delle persone che rappresenteranno il club all'incontro: provvederò a contattarli per capire quali iniziative hanno voglia di fare e quali loro i sono intenti. Hanno manifestato interesse a incontrarmi e non mi sottrarrò all'incontro. Mi piacerebbe capire quali sono le loro richieste e le loro linee-guida: ho letto il loro comunicato, so che si sono riunite 100 persone e sono curioso di capire le loro finalità e le iniziative in cantiere. Io dirò la mia, aspetto qualche giorno prima di incontrarli. Apprezzo il fatto che ci hanno messo un nome e una faccia».
Lei non frequenta il "Puttilli" di domenica da tre mesi. Come sta seguendo la squadra?
«Io li seguo sempre, vedo il dvd della partita o anche i servizi televisivi riguardanti le partite che il Barletta gioca. Ho visto la partita con il Lecce, che i ragazzi hanno giocato molto bene tenendo sotto scacco gli avversari per una buona parte di gara: hanno avuto consapevolezza dei loro mezzi. Sono in contatto costante con il club, ma diciamo che restando distaccato dal quotidiano, ho anche modo di riflettere: si sta realizzando una sana competizione tra giovani che hanno fame e voglia di fare bene, senza dissidi interni allo spogliatoio».
Che idea si è fatto degli ultimi arrivati in rosa?
«Ho avuto buone impressioni dagli ultimi arrivati e attendo di vedere in campo Bijimine: vedo una squadra in crescita che nelle ultime nove partite (esclusa quella con la Nocerina, ndr) chiuderà in crescendo. Sanno che da parte mia il diktat è che non ci sono sconti per nessun avversario, dobbiamo giocare tutte le partite con la voglia di vincere. Ho chiesto allo staff tecnico di premere sull'acceleratore come atteggiamento: dobbiamo cercare di offendere più che difendere».
E' quello che magari l'ambiente si aspettava con chiarezza da inizio stagione: se non si punta ai playoff, che si cerchi perlomeno di divertire, no?
«L'amalgama si è creato nel tempo, alcuni esordienti si sono levati di dosso la paura. Però se penso alla partita vinta contro il Frosinone e alla prova gagliarda contro il Lecce, dove purtroppo l'espulsione di Ferreira ha cambiato gli equilibri, anche se per loro ce n'era una prima su Bogliacino, penso che la nostra autostima debba essere in crescita. Ci deve essere il concetto di gruppo, di fiducia e questi stanno crescendo. La mia sensazione è che il nostro campionato finirà in crescita».
Una squadra che cresce diventa anche appetibile per gli acquirenti...
«Diventa degna di attenzioni. Da questa parte nessuno vuole la luna nel pozzo, ma se richiamiamo l'attenzione di qualche sano imprenditore allora le porte da parte mia saranno aperte. Non porrò nessuna difficoltà affinchè possa avvenire un passaggio societario».
Quindi al momento non ci sono stati interessamenti "sani" o concreti?
«No, al momento no. Io non posso certo forzare gli interessi altrui: ho promesso di fare il mio dovere fino all'ultimo e lo farò. Per fortuna il campionato finirà in anticipo, il 5 maggio: spero che un pò tutti contattino persone che possano far gruppo per far andare avanti il Barletta. La gestione sulle spalle di uno è poco sostenibile. Ci vuole un gruppo di persone che divida i costi e abbia magari esperienza nel mondo del calcio. Al momento non ne vedo, ma probabilmente ci sono ancora persone che vanno stimolate dal punto di vista personale e anche del collettivo che crescendo diventa un biglietto da visita importante. Non siamo da buttar via, la rosa con qualche accorgimento può essere adatta anche al prossimo torneo di Lega Pro».
La sua presenza a Milano per il mercato a fine gennaio è stata interpretata in diversi modi. Ci spiega come sta lavorando per il Barletta?
«La mia voglia di non cedere nessuno a gennaio, sebbene vi fossero delle sirene per 3-4 giocatori, è vincolata a questo ragionamento: avrei guadagnato qualche centinaio di migliaia di euro, ma non avrei avuto il tempo per rimpiazzare i giocatori e avrei impoverito la rosa. Invece, chiudendo il campionato in crescendo e con uno zoccolo duro di 14-15 elementi, si fa in modo che chi deve mettere mano non abbia bisogno di rifondare tutto. Io devo far trovare una società con le carte in regola: zero debiti, un organico. Se poi manca uno stadio o ci sono altri problemi, questo dipende dalla sensibilità di un'amministrazione comunale che ancora non risponde a questa problematica. Attendiamo di veder realizzato un diritto atteso da anni per i cittadini e gli sportivi di Barletta: non se ne sa niente, se non voci di corridoio, ma sarà compito di chi sta in amministrazione quello di far conoscere il loro programma per la ristrutturazione del "Puttilli" alla cittadinanza».
La ricetta quindi è di "lavorare, lavorare, lavorare" affinchè il Barletta Calcio abbia un futuro, con o senza Tatò?
«La mia risposta è quella data già il 21 novembre: non sappiamo allo stato attuale cosa accadrà. Io chiedo sempre di lavorare, lavorare e lavorare: c'è sempre un premio alla fine. Se la squadra chiuderà bene, allora la sana imprenditoria potrà avvicinarsi, magari riflettendo sul valore della rosa e l'importanza della piazza».
(Twitter: @GuerraLuca88)