Maurizio Ganz: «Contento che Simone sia a Barletta, piazza da serie B»
L'ex attaccante di Milan e Inter domenica al "Puttilli" per la prima da titolare di suo figlio
mercoledì 12 febbraio 2014
Dici "el segna semper lu" e tutti gli appassionati di calcio italiani, meneghini e non, viene in mente Maurizio Ganz: 156 reti in una carriera ventennale, quattro anni e 35 gol tra Inter e Milan e una presenza costante sottoporta. Oggi, a 46 anni, allena la Primavera del Varese e segue la carriera di suo figlio Simone, approdato a Barletta in chiusura della finestra invernale di mercato. Domenica era al "Cosimo Puttilli" per Barletta-Lecce, dove in campo per 78' c'era suo figlio, e si è concesso ai nostri microfoni:
Maurizio Ganz, che impressione le ha fatto questo Barletta?
«E' una squadra giovane, che gioca un buon calcio. Se guardiamo alla differenza anagrafica con il Lecce, capiamo quanto valore abbia avuto la prova del Barletta: i ragazzi di Orlandi non hanno sofferto la pressione e si sono tolti di dosso il timore riverenziale».
Resta l'amarezza per il ko finale.
«Credo che il Lecce abbia una squadra di gran valore e certamente la superiorità numerica dopo il "rosso" a Ferreira li ha aiutati in questo: hanno avuto due occasioni e sono stati bravi a sfruttarle. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, il Barletta non meritava la sconfitta».
Spesso si pensa "tale padre, tale figlio". Suo figlio è arrivato a Barletta dopo l'esperienza di Lumezzane. Lei lo ha consigliato nella scelta di una piazza calda, del Sud?
«Simone a Lumezzane aveva avuto un'esperienza non positiva: aveva bisogno di calcio caldo, vero. Io a Barletta sono venuto da avversario a fine anni '80 con le maglie di Monza e Parma e ricordo una piazza sempre complicata da affrontare. Auguro al Barletta e al suo tifo di tornare in B. Qui tifosi e ambiente tengono tanto alla squadra, e credo che a Simone un ambiente come questo, con una rosa giovane, non possa che far bene».
Molti paragonano Simone al suo modo di stare in campo. Lei quali caratteristiche vede in comune con suo figlio?
«Io credo che Simone sia un attaccante moderno. Quando giocavo io pensavo a una sola fase, quella del gol. Ora le punte devono fare calcio totale: mio figlio ha fiuto del gol, anche se all'esordio non ha avuto molte chances per mostrarlo. Per me è un bomber vero».
Vede meglio Simone come punta centrale o seconda punta?
«Lui ha sempre giocato con il 4-4-2 alle spalle della punta: può fare la punta centrale, magari come falso nueve, anche se l'altezza non l'aiuta. Il Barletta è un'ottima squadra, contro il Lecce ha saputo soffrire e al primo affondo abbiamo (dice proprio così, ndr) abbiamo fatto gol. Peccato per il risultato finale».
Cosa fa oggi Maurizio Ganz?
«Alleno la Primavera del Varese e sono reduce dal Torneo di Viareggio dove abbiamo conquistato il secondo posto nel nostro girone e abbiamo superato la Lazio, detentrice del titolo della scorsa stagione. E' una bellissima esperienza, ma un giorno mi piacerebbe allenare i grandi».
Quest'anno la Lega Pro vive un'annata atipica: che ne pensa della qualità espressa dai campi?
«Sicuramente è meglio la formula classica, rende il campionato vero. Questo è un torneo che non serve a nulla: se poi vogliamo buttare in campo giovani senza esperienza tanto per fargli fare esperienza, può servire, ma io credo che piazze calde come Barletta, Lecce o tante altre, in particolare al Meridione, abbiano voglia di calcio vero. Quindi ben venga un anno transitorio, in particolare per le casse di diverse società, come questo, ma attendo con ansia la prossima stagione».
Siamo ai saluti. Cosa dice a Barletta e ai lettori di Barlettalife.it?
«Li saluto con grande calore e gioia: mio figlio è venuto qua e ne sono molto contento. Speriamo possa fare gol al più presto, Forza Barletta!».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Maurizio Ganz, che impressione le ha fatto questo Barletta?
«E' una squadra giovane, che gioca un buon calcio. Se guardiamo alla differenza anagrafica con il Lecce, capiamo quanto valore abbia avuto la prova del Barletta: i ragazzi di Orlandi non hanno sofferto la pressione e si sono tolti di dosso il timore riverenziale».
Resta l'amarezza per il ko finale.
«Credo che il Lecce abbia una squadra di gran valore e certamente la superiorità numerica dopo il "rosso" a Ferreira li ha aiutati in questo: hanno avuto due occasioni e sono stati bravi a sfruttarle. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, il Barletta non meritava la sconfitta».
Spesso si pensa "tale padre, tale figlio". Suo figlio è arrivato a Barletta dopo l'esperienza di Lumezzane. Lei lo ha consigliato nella scelta di una piazza calda, del Sud?
«Simone a Lumezzane aveva avuto un'esperienza non positiva: aveva bisogno di calcio caldo, vero. Io a Barletta sono venuto da avversario a fine anni '80 con le maglie di Monza e Parma e ricordo una piazza sempre complicata da affrontare. Auguro al Barletta e al suo tifo di tornare in B. Qui tifosi e ambiente tengono tanto alla squadra, e credo che a Simone un ambiente come questo, con una rosa giovane, non possa che far bene».
Molti paragonano Simone al suo modo di stare in campo. Lei quali caratteristiche vede in comune con suo figlio?
«Io credo che Simone sia un attaccante moderno. Quando giocavo io pensavo a una sola fase, quella del gol. Ora le punte devono fare calcio totale: mio figlio ha fiuto del gol, anche se all'esordio non ha avuto molte chances per mostrarlo. Per me è un bomber vero».
Vede meglio Simone come punta centrale o seconda punta?
«Lui ha sempre giocato con il 4-4-2 alle spalle della punta: può fare la punta centrale, magari come falso nueve, anche se l'altezza non l'aiuta. Il Barletta è un'ottima squadra, contro il Lecce ha saputo soffrire e al primo affondo abbiamo (dice proprio così, ndr) abbiamo fatto gol. Peccato per il risultato finale».
Cosa fa oggi Maurizio Ganz?
«Alleno la Primavera del Varese e sono reduce dal Torneo di Viareggio dove abbiamo conquistato il secondo posto nel nostro girone e abbiamo superato la Lazio, detentrice del titolo della scorsa stagione. E' una bellissima esperienza, ma un giorno mi piacerebbe allenare i grandi».
Quest'anno la Lega Pro vive un'annata atipica: che ne pensa della qualità espressa dai campi?
«Sicuramente è meglio la formula classica, rende il campionato vero. Questo è un torneo che non serve a nulla: se poi vogliamo buttare in campo giovani senza esperienza tanto per fargli fare esperienza, può servire, ma io credo che piazze calde come Barletta, Lecce o tante altre, in particolare al Meridione, abbiano voglia di calcio vero. Quindi ben venga un anno transitorio, in particolare per le casse di diverse società, come questo, ma attendo con ansia la prossima stagione».
Siamo ai saluti. Cosa dice a Barletta e ai lettori di Barlettalife.it?
«Li saluto con grande calore e gioia: mio figlio è venuto qua e ne sono molto contento. Speriamo possa fare gol al più presto, Forza Barletta!».
(Twitter: @GuerraLuca88)