Lega Pro e Barletta: il pensiero di Nicola Binda
Il giornalista della Gazzetta dello Sport fa il punto ai nostri microfoni
sabato 15 febbraio 2014
03.38
Il campionato del Barletta si ferma per un turno: i biancorossi domani usufruiranno del turno di riposo, ma la storia di questo campionato continua. La Prima Divisione di quest'anno non sta lesinando emozioni, nonostante sia alterata dalla mancanza di retrocessioni. Lo spettacolo non manca di certo, così come le pagine poco felici (vedi il derby Salernitana-Nocerina, ormai diventato un caso nazionale e non solo). In attesa del ritorno in campo del Barletta, a fare il punto della situazione in Lega Pro è Nicola Binda, celebre giornalista della Gazzetta dello Sport ed esperto delle dinamiche della terza serie nazionale. Non manca anche il riferimento ai colori biancorossi nell'ultima risposta dell'esperto collega:
Binda, lei che segue la Lega Pro da vicino, che idea si è fatto quando mancano due mesi al termine dei campionati?
«Resta un campionato anomalo sin dall'inizio, falsato senza dubbio dall'assenza di retrocessioni. Questa formula va contro lo spettacolo, non vedo l'ora che si ritorni al vecchio sistema. Ora con l'esclusione della Nocerina ci saranno addirittura due squadre che riposano in ogni turno. Sta diventando una farsa. Nel caso del derby tra Salernitana e Nocerina penso che si dovesse dare un segnale forte, anche se la situazione prima della partita non era delle migliori. Poi c'è stato l'episodio in campo, e quindi chi di competenza non poteva non dare un segnale. Comunque in questo modo il campionato ha poco senso».
Concorda anche lei nell'affermare che i giovani abbiano abbassato il tasso tecnico della Lega Pro?
«Purtroppo è così. Resto uno dei sostenitori di una Lega Pro che sia una vetrina per i giovani, che vanno schierati quando meritano di scendere in campo. Va rivista la questione dell'età media, soprattutto quest'anno, senza retrocessioni, le squadre schierano tantissimi giovani, ma la richiesta dalle squadre delle serie superiori è davvero esigua».
Ha avuto modo di constatare ancora la disparità tra i gironi del centro-nord e quelli del centro-sud?
«Si, perché al nord ci sono meno grandi piazze rispetto al sud. Nel girone A, a parte Vicenza e Cremona, non ci sono grandi piazze in lotta per la promozione. Noto questa disparità, e anche questa era evidente alla vigilia: si sta confermando tutta. Sono sempre stato per i gironi misti, e spero che comunque nel futuro, quando ci saranno tre gironi, ci sarà anche una sorta di miscela di tanti modi di fare calcio».
Nonostante la crisi, in Lega Pro stadi come il Curi, l'Arechi continuano ad essere pieni. Un bel segnale: c'è ancora qualcuno che predilige il calcio dal vivo a quello in poltrona.
«Si, il calcio in poltrona è l'eccezione del martedì e del mercoledì sera, ma la domenica o il sabato pomeriggio bisogna andare allo stadio a vedere le partite: è lì che vedi il vero spettacolo, non sicuramente in televisione, dove non ti godi la partita come allo stadio. Nel girone B ci sono obiettivamente dei pienoni. Ascoli è un caso a sé, è stata la città che si è compattata intorno alla squadra nel momento della difficoltà, del fallimento; è un caso un po' atipico, ma un bel segnale d'amore della tifoseria verso la città. Però in generale ci sono varie piazze, penso a Perugia, Frosinone, Catanzaro, Benevento, Salerno, che si fanno notare anche per il seguito delle tifoserie».
Ad una decina di giornate dalla fine dei campionati, chi vede in pole position per le promozioni?
«Nel girone A, il fatto che l'Entella, nonostante non sia in un bel momento, abbia mantenuto un discreto vantaggio, credo che sia un segnale del fatto che rimanga favorita. Nel girone B ci sono due squadre affiancate, con il Frosinone deve ancora riposare. Perugia ed Entella mi sembrano dunque avvantaggiate, però ci sono da giocare ancora gli scontri diretti: è quindi un discorso riservato a quattro squadre. Saranno quindi decisivi gli scontri diretti, anche perché arrivano nelle ultimissime giornate: addirittura Frosinone-Perugia si gioca nell'ultima giornata, potrebbe essere quella la partita decisiva».
Quali sono le squadre rivelazione di questa stagione? E quali sono quelle che l'hanno delusa?
«Mah, dunque, nel girone A sicuramente la Cremonese. Anche sono al terzo posto, mi aspettavo dai grigio-rossi un campionato maggiormente da protagonista. Con quell'organico, avrebbe dovuto avere almeno una decina di punti in più. Nel girone B al terzo posto c'è il Lecce, obiettivamente non è messo male, però è una squadra dalla quale mi aspettavo che lottasse per il primo posto dopo il fallimento dello scorso anno. Invece credo che il Lecce, dopo quella falsa partenza, potrà giocarsi la promozione solo ai playoff. Per me le sorprese maggiori sono il Savona, che è una bella realtà, ma anche la Pro Vercelli, perché non è mai facile tornare subito competitivo dopo una retrocessione. C'è anche il Como, una squadra giovane, che ha creato una buona solidità. Nel girone B, l'Aquila, vista la classifica, mi sembra una bella sorpresa, così come il Pontedera che è stato anche in testa al campionato. Come terza dico il Prato, che è una squadra abbastanza giovane che propone buoni giocatori».
Il Barletta è arrivato sotto i riflettori di tutti per aver schierato il baby Daniele Guglielmi, e a gennaio sono arrivati solo tanti giovani a fronte delle partenze "eccellenti": è questa la giusta dimensione per il club biancorosso?
«Non mi scandalizzo nel vedere che il Barletta abbia impostato una stagione di transizione lanciando qualche giovane e sapendo di non lottare per la promozione. Visto che non si retrocede, giustamente il Barletta ha ringiovanito l'organico, ha alleggerito il budget e ha lanciato le basi per il futuro. Il vero compito difficile sarà l'anno prossimo, quando bisognerà mantenere la categoria e avere un organico sicuramente più competitivo di questo. Guglielmi è sicuramente una rivelazione, io non l'ho mai visto giocare, ma da quanto sento dire in giro dalle società di serie A che lo seguono è un ragazzo davvero promettente. Il Barletta ha fatto bene ad avere coraggio e a lanciarlo in prima squadra».
Binda, lei che segue la Lega Pro da vicino, che idea si è fatto quando mancano due mesi al termine dei campionati?
«Resta un campionato anomalo sin dall'inizio, falsato senza dubbio dall'assenza di retrocessioni. Questa formula va contro lo spettacolo, non vedo l'ora che si ritorni al vecchio sistema. Ora con l'esclusione della Nocerina ci saranno addirittura due squadre che riposano in ogni turno. Sta diventando una farsa. Nel caso del derby tra Salernitana e Nocerina penso che si dovesse dare un segnale forte, anche se la situazione prima della partita non era delle migliori. Poi c'è stato l'episodio in campo, e quindi chi di competenza non poteva non dare un segnale. Comunque in questo modo il campionato ha poco senso».
Concorda anche lei nell'affermare che i giovani abbiano abbassato il tasso tecnico della Lega Pro?
«Purtroppo è così. Resto uno dei sostenitori di una Lega Pro che sia una vetrina per i giovani, che vanno schierati quando meritano di scendere in campo. Va rivista la questione dell'età media, soprattutto quest'anno, senza retrocessioni, le squadre schierano tantissimi giovani, ma la richiesta dalle squadre delle serie superiori è davvero esigua».
Ha avuto modo di constatare ancora la disparità tra i gironi del centro-nord e quelli del centro-sud?
«Si, perché al nord ci sono meno grandi piazze rispetto al sud. Nel girone A, a parte Vicenza e Cremona, non ci sono grandi piazze in lotta per la promozione. Noto questa disparità, e anche questa era evidente alla vigilia: si sta confermando tutta. Sono sempre stato per i gironi misti, e spero che comunque nel futuro, quando ci saranno tre gironi, ci sarà anche una sorta di miscela di tanti modi di fare calcio».
Nonostante la crisi, in Lega Pro stadi come il Curi, l'Arechi continuano ad essere pieni. Un bel segnale: c'è ancora qualcuno che predilige il calcio dal vivo a quello in poltrona.
«Si, il calcio in poltrona è l'eccezione del martedì e del mercoledì sera, ma la domenica o il sabato pomeriggio bisogna andare allo stadio a vedere le partite: è lì che vedi il vero spettacolo, non sicuramente in televisione, dove non ti godi la partita come allo stadio. Nel girone B ci sono obiettivamente dei pienoni. Ascoli è un caso a sé, è stata la città che si è compattata intorno alla squadra nel momento della difficoltà, del fallimento; è un caso un po' atipico, ma un bel segnale d'amore della tifoseria verso la città. Però in generale ci sono varie piazze, penso a Perugia, Frosinone, Catanzaro, Benevento, Salerno, che si fanno notare anche per il seguito delle tifoserie».
Ad una decina di giornate dalla fine dei campionati, chi vede in pole position per le promozioni?
«Nel girone A, il fatto che l'Entella, nonostante non sia in un bel momento, abbia mantenuto un discreto vantaggio, credo che sia un segnale del fatto che rimanga favorita. Nel girone B ci sono due squadre affiancate, con il Frosinone deve ancora riposare. Perugia ed Entella mi sembrano dunque avvantaggiate, però ci sono da giocare ancora gli scontri diretti: è quindi un discorso riservato a quattro squadre. Saranno quindi decisivi gli scontri diretti, anche perché arrivano nelle ultimissime giornate: addirittura Frosinone-Perugia si gioca nell'ultima giornata, potrebbe essere quella la partita decisiva».
Quali sono le squadre rivelazione di questa stagione? E quali sono quelle che l'hanno delusa?
«Mah, dunque, nel girone A sicuramente la Cremonese. Anche sono al terzo posto, mi aspettavo dai grigio-rossi un campionato maggiormente da protagonista. Con quell'organico, avrebbe dovuto avere almeno una decina di punti in più. Nel girone B al terzo posto c'è il Lecce, obiettivamente non è messo male, però è una squadra dalla quale mi aspettavo che lottasse per il primo posto dopo il fallimento dello scorso anno. Invece credo che il Lecce, dopo quella falsa partenza, potrà giocarsi la promozione solo ai playoff. Per me le sorprese maggiori sono il Savona, che è una bella realtà, ma anche la Pro Vercelli, perché non è mai facile tornare subito competitivo dopo una retrocessione. C'è anche il Como, una squadra giovane, che ha creato una buona solidità. Nel girone B, l'Aquila, vista la classifica, mi sembra una bella sorpresa, così come il Pontedera che è stato anche in testa al campionato. Come terza dico il Prato, che è una squadra abbastanza giovane che propone buoni giocatori».
Il Barletta è arrivato sotto i riflettori di tutti per aver schierato il baby Daniele Guglielmi, e a gennaio sono arrivati solo tanti giovani a fronte delle partenze "eccellenti": è questa la giusta dimensione per il club biancorosso?
«Non mi scandalizzo nel vedere che il Barletta abbia impostato una stagione di transizione lanciando qualche giovane e sapendo di non lottare per la promozione. Visto che non si retrocede, giustamente il Barletta ha ringiovanito l'organico, ha alleggerito il budget e ha lanciato le basi per il futuro. Il vero compito difficile sarà l'anno prossimo, quando bisognerà mantenere la categoria e avere un organico sicuramente più competitivo di questo. Guglielmi è sicuramente una rivelazione, io non l'ho mai visto giocare, ma da quanto sento dire in giro dalle società di serie A che lo seguono è un ragazzo davvero promettente. Il Barletta ha fatto bene ad avere coraggio e a lanciarlo in prima squadra».