L’angolo dell’avversario: la storia del Lecce
Un passato glorioso con troppi saliscendi
sabato 8 febbraio 2014
Le origini
Lo Sporting Club Lecce, polisportiva che comprendeva tesserati di calcio, atletica leggera e ciclismo, nasce il 15 marzo 1908, ma l'attività è soltanto regionale. Nel 1927 nasce l'U.S. Lecce, risultato della fusione tra Juventus e Gladiator. Nella stessa stagione, la squadra disputa la Prima Divisione e assumono gli odierni colori giallorossi, raccogliendo sul campo la promozione in B. In cadetteria, i salentini si salvano per 3 anni consecutivi con buoni risultati, prima di una sospensione delle attività nel 1932. Nel 1936 il Lecce riparte dalla serie C, dove ottenne l'undicesima piazza finale. Negli anni successivi, più volte i giallorossi sfiorarono la promozione in B, che arrivò nel 1946. La stagione del ritorno in B è caratterizzata dai gol di Pavesi, che trascina la squadra fino al quarto posto. Positiva anche l'annata successiva, che si concluse al terzo posto. Dopo tanto lustro, arriva un periodo buio, che porta il team salentino a retrocedere in B nel 1949 e ad una nuova retrocessione in quarta serie nel 1955. Le uniche gioie arrivano da Bislenghi, il più prolifico bomber della storia del Lecce con le sue 83 reti. Nel 1958 il Lecce risorge, ottenendo la sesta piazza nel girone C della serie Interregionale che vale la promozione in serie C. Per i pugliesi parte subito un mini-ciclo in serie C, con risultati altalenanti: se nel 1962 si sfiorò la serie B mancata solo a 180 minuti dalla fine della stagione, negli anni successivi la squadra vivacchiò, senza lottare né per la promozione, né per la retrocessione.
Gli anni '70 e i record
Il nuovo decennio inizia con un quarto posto, ma nel 1972 i salentini arrivarono ad un passo soltanto dal ritorno in serie B. Per 3 anni, il Lecce visse una piccola maledizione, visto che non riuscì mai ad andare oltre il secondo posto. Il 1973 fu comunque un'annata importante, visto che il Lecce stabilì il record di vittorie interne (19 su 19), ma fu l'Avellino ad essere promosso. Nel 1974 i salentini persero la B a favore del Pescara, e non riuscirono nemmeno a trionfare in Coppa Italia di serie C, vinta 0-1 contro il Monza. Nel 1975, altro record per il Lecce: la porta di Emmerich Tarabocchia rimase infatti inviolata per 1971 minuti. Dai trionfi si passo immediatamente ai trionfi. Nel 1976, il Lecce fu promosso in serie B senza subire sconfitte, e Loddi regalò ai salentini anche la Coppa Italia di serie C. La ciliegina sulla torta fu la vittoria della Coppa italo-inglese semiprofessionisti, che finì in Salento in seguito alla vittoria con lo Scarborough. Con Jurlano presidente, il Lecce trascorre i campionati di serie B in tranquillità, ottenendo sempre piazzamenti nei piani nobili della classifica. Altro risultato prestigioso fu il quarto posto ottenuto nella stagione 1983-84, ma la stagione fu funestata dall'incidente stradale in cui persero la vita Pezzella e Lo Russo, che tuttora detiene il record di presenze in maglia giallorossa. Nella stagione 1984-85, il Lecce per la prima volta salì in serie A. Gli uomini di Fascetti terminarono la stagione a pari punti con il Pisa. Il 22 settembre 1985 venne inaugurato con la gara Lecce-Torino il nuovo stadio "Via del Mare", che dopo 3 giorni ospitò la Nazionale per Italia-Norvegia 1-2. Il sogno della serie A durò però una sola stagione: nonostante gli sforzi e gli arrivi di Barbas, Pasculli e Causio, il Lecce finì all'ultimo posto con soli 16 punti, ma fece perdere lo scudetto alla Roma con il 3-2 della penultima giornata.
L'altalena tra A e B
Il ritorno in serie B fu bruciante, ma il Lecce non si perse d'animo e per poco, con Santin e Mazzone in panchina, non si riuscì a raggiungere l'obiettivo del ritorno immediato in A. Fu il Cesena a meritare sul campo la promozione dopo una serie incredibile di spareggi. Il 5 giugno 1988, il Lecce ottenne nuovamente la matematica certezza della promozione in serie A, con la vittoria casalinga sul Catanzaro firmata da Pasculli e Vincenzi. Dopo 3 anni di A, la serie B arriva come un fulmine a ciel sereno, ma dopo due anni, nel 1993 fu la squadra di mister Bolchi ad ottenere nuovamente la promozione in massima serie, con la vittoria contro la Lucchese. Ancora una volta, però, il sogno "A" durò soltanto 12 mesi, con una stagione costellata di record negativi: numero di punti persi sul proprio campo (26 su 34), minor punteggio in classifica (11 punti), peggior media inglese (-40), massimo numero di sconfitte (26).
L'era Semeraro
Nel 1995 arrivò anche la retrocessione in serie C dopo 19 anni d'assenza. La parentesi in terza categoria durò però una sola stagione: la nuova squadra, affidata al gruppo Semeraro (Banca del Salento) risalì immediatamente la china, compiendo un clamoroso "doppio salto" dalla C alla A con Giampiero Ventura in panchina. Dopo 7 stagioni di continui saliscendi, tra il 1999 e il 2001 il Lecce mantenne stabilmente la massima serie, eguagliando il record degli anni '80. Il nuovo "miracolo" non avviene però nella stagione 2001-2002, quando i tecnici Cavasin e Delio Rossi non riuscirono ad evitare una nuova retrocessione in B. Dopo un solo anno di "Purgatorio", fu Delio Rossi a riportare il Lecce in serie A, al termine di una lunga lotta con il Palermo. Il ritorno in serie A vede i pugliesi ottenere una salvezza tranquilla, condizionata in positivo dalle reti di Ernesto Chevanton, che con i suoi 19 gol si laureò massimo marcatore del Lecce in A e primo marcatore della storia del Lecce, abbattendo il precedente record di Pasculli. Nel 2004-2005 sulla panchina del Lecce sedeva Zdenek Zeman, e la squadra riuscì ad ottenere una salvezza stentata, trascinata dai gol di Mirko Vucinic e di Valeri Bojinov. Il dopo-Zeman fu affidato prima a Gregucci, poi a Baldini e infine alla coppia Rizzo-Paleari, ma la squadra non riuscì a decollare, finendo mestamente per meritare la retrocessione. Nel 2006, per ritentare la risalita in A, Semeraro richiamò Zeman, ma dopo 18 giornate il boemo fu sostituito da Papadopulo, anche se la squadra non riuscì ad andare oltre un nono posto. La nuova stagione in B, con la promozione di Napoli, Genoa e Juventus, vedeva il Lecce tra le favorite, ma la squadra di Papadopulo, dopo un lungo rush finale non centrò la promozione dopo aver perso 1-2 il derby con il Bari, "regalando" la serie A al Bologna. Il terzo posto permise però al Lecce di disputare i playoff, vinti dopo aver superato Pisa e AlbinoLeffe. Fu un anno ricco di record: 11 vittorie esterne, maggior numero di vittorie in un singolo torneo nella del Lecce e maggior numero di gol realizzati in trasferta. Nonostante i record, però, Papadopulo non fu riconfermato, e al suo posto fu chiamato Beretta, reduce dall'esperienza di Siena.
Né Beretta, né il suo sostituto De Canio riuscirono però a salvare il Lecce, che scese nuovamente in serie B nonostante l'arrivo di diversi acquisti interessanti. In serie B, la famiglia Semeraro si affidò nuovamente a De Canio, abbracciando i nuovi acquisti Marilungo, Corvia, Defendi, Loviso e Di Michele. La promozione arrivò il 30 maggio, con il pareggio casalingo contro il Sassuolo. Per la prima volta, il Lecce arriva al primo posto, alzando meritatamente al cielo la Coppa Ali della Vittoria. La nuova stagione in serie A si chiuse con una salvezza ottenuta solo alla penultima giornata ai danni della Sampdoria.
Da Semeraro a Tesoro
Il 23 maggio 2011 finì l'era Semeraro, con l'addio al Lecce che passò in mano ad un CdA. In panchina, fu scelto Eusebio Di Francesco, all'esordio in A dopo l'esperienza al Pescara. Ma l'esperienza dell'ex centrocampista in sella alla panchina salentina durò soltanto 14 partite. Al suo posto arrivò Serse Cosmi, chiamato ad invertire la rotta. Nonostante gli sforzi, il Lecce non evitò la retrocessione, perdendo la salvezza all'ultima giornata contro il Chievo Verona. A causa dello scandalo calcio scommesse, però, il Lecce non ripartì dalla serie B, bensì dalla Prima Divisione. A guidare la squadra c'è una nuova cordata: la famiglia Tesoro, che sceglie per la panchina Franco Lerda. I risultati non convincenti costarono il posto al tecnico, che fu sostituito prima da Toma e poi da Gustinetti, senza però riuscire a tornare immediatamente in serie B.
(Twitter: @Massi_dipa)
Lo Sporting Club Lecce, polisportiva che comprendeva tesserati di calcio, atletica leggera e ciclismo, nasce il 15 marzo 1908, ma l'attività è soltanto regionale. Nel 1927 nasce l'U.S. Lecce, risultato della fusione tra Juventus e Gladiator. Nella stessa stagione, la squadra disputa la Prima Divisione e assumono gli odierni colori giallorossi, raccogliendo sul campo la promozione in B. In cadetteria, i salentini si salvano per 3 anni consecutivi con buoni risultati, prima di una sospensione delle attività nel 1932. Nel 1936 il Lecce riparte dalla serie C, dove ottenne l'undicesima piazza finale. Negli anni successivi, più volte i giallorossi sfiorarono la promozione in B, che arrivò nel 1946. La stagione del ritorno in B è caratterizzata dai gol di Pavesi, che trascina la squadra fino al quarto posto. Positiva anche l'annata successiva, che si concluse al terzo posto. Dopo tanto lustro, arriva un periodo buio, che porta il team salentino a retrocedere in B nel 1949 e ad una nuova retrocessione in quarta serie nel 1955. Le uniche gioie arrivano da Bislenghi, il più prolifico bomber della storia del Lecce con le sue 83 reti. Nel 1958 il Lecce risorge, ottenendo la sesta piazza nel girone C della serie Interregionale che vale la promozione in serie C. Per i pugliesi parte subito un mini-ciclo in serie C, con risultati altalenanti: se nel 1962 si sfiorò la serie B mancata solo a 180 minuti dalla fine della stagione, negli anni successivi la squadra vivacchiò, senza lottare né per la promozione, né per la retrocessione.
Gli anni '70 e i record
Il nuovo decennio inizia con un quarto posto, ma nel 1972 i salentini arrivarono ad un passo soltanto dal ritorno in serie B. Per 3 anni, il Lecce visse una piccola maledizione, visto che non riuscì mai ad andare oltre il secondo posto. Il 1973 fu comunque un'annata importante, visto che il Lecce stabilì il record di vittorie interne (19 su 19), ma fu l'Avellino ad essere promosso. Nel 1974 i salentini persero la B a favore del Pescara, e non riuscirono nemmeno a trionfare in Coppa Italia di serie C, vinta 0-1 contro il Monza. Nel 1975, altro record per il Lecce: la porta di Emmerich Tarabocchia rimase infatti inviolata per 1971 minuti. Dai trionfi si passo immediatamente ai trionfi. Nel 1976, il Lecce fu promosso in serie B senza subire sconfitte, e Loddi regalò ai salentini anche la Coppa Italia di serie C. La ciliegina sulla torta fu la vittoria della Coppa italo-inglese semiprofessionisti, che finì in Salento in seguito alla vittoria con lo Scarborough. Con Jurlano presidente, il Lecce trascorre i campionati di serie B in tranquillità, ottenendo sempre piazzamenti nei piani nobili della classifica. Altro risultato prestigioso fu il quarto posto ottenuto nella stagione 1983-84, ma la stagione fu funestata dall'incidente stradale in cui persero la vita Pezzella e Lo Russo, che tuttora detiene il record di presenze in maglia giallorossa. Nella stagione 1984-85, il Lecce per la prima volta salì in serie A. Gli uomini di Fascetti terminarono la stagione a pari punti con il Pisa. Il 22 settembre 1985 venne inaugurato con la gara Lecce-Torino il nuovo stadio "Via del Mare", che dopo 3 giorni ospitò la Nazionale per Italia-Norvegia 1-2. Il sogno della serie A durò però una sola stagione: nonostante gli sforzi e gli arrivi di Barbas, Pasculli e Causio, il Lecce finì all'ultimo posto con soli 16 punti, ma fece perdere lo scudetto alla Roma con il 3-2 della penultima giornata.
L'altalena tra A e B
Il ritorno in serie B fu bruciante, ma il Lecce non si perse d'animo e per poco, con Santin e Mazzone in panchina, non si riuscì a raggiungere l'obiettivo del ritorno immediato in A. Fu il Cesena a meritare sul campo la promozione dopo una serie incredibile di spareggi. Il 5 giugno 1988, il Lecce ottenne nuovamente la matematica certezza della promozione in serie A, con la vittoria casalinga sul Catanzaro firmata da Pasculli e Vincenzi. Dopo 3 anni di A, la serie B arriva come un fulmine a ciel sereno, ma dopo due anni, nel 1993 fu la squadra di mister Bolchi ad ottenere nuovamente la promozione in massima serie, con la vittoria contro la Lucchese. Ancora una volta, però, il sogno "A" durò soltanto 12 mesi, con una stagione costellata di record negativi: numero di punti persi sul proprio campo (26 su 34), minor punteggio in classifica (11 punti), peggior media inglese (-40), massimo numero di sconfitte (26).
L'era Semeraro
Nel 1995 arrivò anche la retrocessione in serie C dopo 19 anni d'assenza. La parentesi in terza categoria durò però una sola stagione: la nuova squadra, affidata al gruppo Semeraro (Banca del Salento) risalì immediatamente la china, compiendo un clamoroso "doppio salto" dalla C alla A con Giampiero Ventura in panchina. Dopo 7 stagioni di continui saliscendi, tra il 1999 e il 2001 il Lecce mantenne stabilmente la massima serie, eguagliando il record degli anni '80. Il nuovo "miracolo" non avviene però nella stagione 2001-2002, quando i tecnici Cavasin e Delio Rossi non riuscirono ad evitare una nuova retrocessione in B. Dopo un solo anno di "Purgatorio", fu Delio Rossi a riportare il Lecce in serie A, al termine di una lunga lotta con il Palermo. Il ritorno in serie A vede i pugliesi ottenere una salvezza tranquilla, condizionata in positivo dalle reti di Ernesto Chevanton, che con i suoi 19 gol si laureò massimo marcatore del Lecce in A e primo marcatore della storia del Lecce, abbattendo il precedente record di Pasculli. Nel 2004-2005 sulla panchina del Lecce sedeva Zdenek Zeman, e la squadra riuscì ad ottenere una salvezza stentata, trascinata dai gol di Mirko Vucinic e di Valeri Bojinov. Il dopo-Zeman fu affidato prima a Gregucci, poi a Baldini e infine alla coppia Rizzo-Paleari, ma la squadra non riuscì a decollare, finendo mestamente per meritare la retrocessione. Nel 2006, per ritentare la risalita in A, Semeraro richiamò Zeman, ma dopo 18 giornate il boemo fu sostituito da Papadopulo, anche se la squadra non riuscì ad andare oltre un nono posto. La nuova stagione in B, con la promozione di Napoli, Genoa e Juventus, vedeva il Lecce tra le favorite, ma la squadra di Papadopulo, dopo un lungo rush finale non centrò la promozione dopo aver perso 1-2 il derby con il Bari, "regalando" la serie A al Bologna. Il terzo posto permise però al Lecce di disputare i playoff, vinti dopo aver superato Pisa e AlbinoLeffe. Fu un anno ricco di record: 11 vittorie esterne, maggior numero di vittorie in un singolo torneo nella del Lecce e maggior numero di gol realizzati in trasferta. Nonostante i record, però, Papadopulo non fu riconfermato, e al suo posto fu chiamato Beretta, reduce dall'esperienza di Siena.
Né Beretta, né il suo sostituto De Canio riuscirono però a salvare il Lecce, che scese nuovamente in serie B nonostante l'arrivo di diversi acquisti interessanti. In serie B, la famiglia Semeraro si affidò nuovamente a De Canio, abbracciando i nuovi acquisti Marilungo, Corvia, Defendi, Loviso e Di Michele. La promozione arrivò il 30 maggio, con il pareggio casalingo contro il Sassuolo. Per la prima volta, il Lecce arriva al primo posto, alzando meritatamente al cielo la Coppa Ali della Vittoria. La nuova stagione in serie A si chiuse con una salvezza ottenuta solo alla penultima giornata ai danni della Sampdoria.
Da Semeraro a Tesoro
Il 23 maggio 2011 finì l'era Semeraro, con l'addio al Lecce che passò in mano ad un CdA. In panchina, fu scelto Eusebio Di Francesco, all'esordio in A dopo l'esperienza al Pescara. Ma l'esperienza dell'ex centrocampista in sella alla panchina salentina durò soltanto 14 partite. Al suo posto arrivò Serse Cosmi, chiamato ad invertire la rotta. Nonostante gli sforzi, il Lecce non evitò la retrocessione, perdendo la salvezza all'ultima giornata contro il Chievo Verona. A causa dello scandalo calcio scommesse, però, il Lecce non ripartì dalla serie B, bensì dalla Prima Divisione. A guidare la squadra c'è una nuova cordata: la famiglia Tesoro, che sceglie per la panchina Franco Lerda. I risultati non convincenti costarono il posto al tecnico, che fu sostituito prima da Toma e poi da Gustinetti, senza però riuscire a tornare immediatamente in serie B.
(Twitter: @Massi_dipa)