Il Barletta Calcio, gli addii e il capitale umano

I saluti di Allegretti ricordano altre separazioni del passato

sabato 25 gennaio 2014
A cura di Luca Guerra
Con il termine capitale umano si intende l'insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi. Forse in via Vittorio Veneto, casa del Barletta Calcio non hanno visto l'ultima opera di Paolo Virzì, e la gestione dell'addio di Riccardo Allegretti lo dimostra. Prima assente dal campo per infortunio, poi per "non pervenuto ok medico" e successivamente, nella coda finale della sua avventura in terra barlettana, tenuto lontano da partitelle o eventi "rischiosi" con il pallone di mezzo, fino a passare al Monza, laddove probabilmente domenica lo vedremo "miracolosamente" in campo. Una mancanza di comunicazione, di tatto, che spesso ha caratterizzato il Barletta negli ultimi anni, portando alla nascita di piccoli e grandi casi che prima vedono la stampa locale bollata come "sensazionalista" e successivamente si avverano con l'addio del tesserato di turno. Un saluto gelido, privo di auguri per il proseguimento della carriera nella nota ufficiale di accompagnamento-come invece avvenuto nelle recenti partenze di Picci e Prutsch- e comunicato come il raggiungimento di un accordo con il Monza. Potremmo anche ascoltare la storia del "calciatore con ambizioni superiori" a quelle biancorosse, ma allora perchè non è stata indetta una conferenza stampa per salutare il calciatore, se i rapporti non erano tesi così come "configurati" da certa stampa?

La storia di Allegretti ricorda- con le dovute differenze- recenti addii del passato, Di Masi su tutti. O ancora Galeoto nel 2011/2012: vicini al cuore (di Barletta) e lontani dai piani (del Barletta). Nell'annata in cui non si correva il "rischio" retrocessione, con un entusiasmo rinnovato e ritrovato grazie alla cavalcata-salvezza terminata in quel di Andria, un alto credito presso lo zoccolo duro (quei 1.051 abbonati che han dato fiducia alla squadra in anticipo in estate, numeri nella media per la categoria, tali sono) della tifoseria e un organico solido dal quale ripartire, ma necessario comunque di rinforzi, si è sin da giugno propugnato l'obiettivo "nono posto", privilegiando però l'investimento su calciatori di proprietà ma di scarsa esperienza nella terza categoria del calcio italiano: così Barletta è rimasta sì una piazza "florida" del calcio di Lega Pro italiano, con i conti sempre in regola, ma il rischio verificato nel tempo è stato quello di una dispersione di forze (tecniche) e obiettivi sul campo.

"Travolti da un insolito destino" non nel mare azzurro di agosto, ma nel plumbeo autunno biancorosso, dove la passione ha ceduto il passo ai risultati e il percorso per riconquistarla è ancora agli inizi. Così, oggi, a pochi giorni dalla chiusura del mercato, che certo potrà ancora restituire densità numerica alla rosa biancorossa, la coperta resta corta e gli spifferi del "Puttilli" non lasciano trapelare buon vento. Difficile chiedere 2.000 abbonamenti (a prezzi ridotti e accessibili, a onor del vero) quando i piani cambiano in corsa. E allora viene da farsi una domanda: quei 1.051 che hanno concesso in anticipo la fiducia all'armata barlettana in estate, oggi- al netto di una rosa che ha perso valore quasi secondo "steps" pianificati in itinere- lo rifarebbero? Ecco dove trovare la risposta per capire quale sia il capitale umano del Barletta Calcio oggi.
(Twitter: @GuerraLuca88)