Il Barletta 2025/26 e i suoi sette vizi capitali
Il pari con la Paganese mette in archivio il primo quarto di stagione con i suoi primi bilanci
lunedì 27 ottobre 2025
12.04
Archiviata la nona giornata del girone H di Serie D con il deludente pareggio del Barletta contro la Paganese, in casa biancorossa è tempo di stilare un bilancio di questo primi quarto di stagione: un bilancio sin qui chiaramente deludente per la squadra di Pizzulli, viste le premesse e le ambizioni di inizio stagione.
Per carità, nulla ancora di irreparabile, anche alla luce dei risultati provenienti dagli altri campi, con il Fasano fermato sul pari a Sarno (1-1), con il Martina sconfitto a Ferrandina (1-0), e con la Fidelis Andria bloccata sullo zero a zero al Degli Ulivi dal Nardò, in un turno in cui nell'alta classifica sorridono soltanto l'Heraclea Candela (1-0 sul campo della Virtus Francavilla), e l'Afragolese (4-0 sul campo della derelitta Acerrana).
Lo stesso Fasano capolista (a + 2 sull'Heraclea, e ancora a +8 sul Barletta), ha sin qui dato la netta impressione di aver raccolto più di quanto seminato, a differenza di un Barletta che, nonostante gli evidenti vizi capitali (di cui tra poco parleremo), e alla luce di partite (compresa quella di ieri) dove in maniera del tutto evidente non ha raccolto quanto meritato, avrebbe potuto tranquillamente avere almeno quei quattro o cinque punti in più.
Ma a proposito di queste prime nove giornate di campionato, senza voler mischiare sacro e profano, abbiamo parlato di vizi capitali che affliggono questo Barletta, e manco a farlo apposta ne abbiamo contati guarda caso sette, che andremo a elencare:
Per carità, nulla ancora di irreparabile, anche alla luce dei risultati provenienti dagli altri campi, con il Fasano fermato sul pari a Sarno (1-1), con il Martina sconfitto a Ferrandina (1-0), e con la Fidelis Andria bloccata sullo zero a zero al Degli Ulivi dal Nardò, in un turno in cui nell'alta classifica sorridono soltanto l'Heraclea Candela (1-0 sul campo della Virtus Francavilla), e l'Afragolese (4-0 sul campo della derelitta Acerrana).
Lo stesso Fasano capolista (a + 2 sull'Heraclea, e ancora a +8 sul Barletta), ha sin qui dato la netta impressione di aver raccolto più di quanto seminato, a differenza di un Barletta che, nonostante gli evidenti vizi capitali (di cui tra poco parleremo), e alla luce di partite (compresa quella di ieri) dove in maniera del tutto evidente non ha raccolto quanto meritato, avrebbe potuto tranquillamente avere almeno quei quattro o cinque punti in più.
Ma a proposito di queste prime nove giornate di campionato, senza voler mischiare sacro e profano, abbiamo parlato di vizi capitali che affliggono questo Barletta, e manco a farlo apposta ne abbiamo contati guarda caso sette, che andremo a elencare:
- Attacco poco incisivo:
Visti i nomi in rosa e il loro potenziale, il Barletta è una squadra che segna troppo poco, e lo fa troppo spesso più in virtù di prodezze individuali che grazie a un vero e collaudato impianto di gioco. Ma soprattutto, come si è visto chiaramente in Barletta-Paganese, questo Barletta tira poco in porta, ed è emblematico il fatto che, pur in un match dove gli uomini di Pizzulli hanno in gran parte mantenuto l'iniziativa, il portiere della Paganese Gallo (gol subito a parte) non ha effettuato una sola parata; - Errori difensivi:
Abbiamo spesso tessuto le lodi di un reparto arretrato intriso di carisma, personalità (specialmente tra gli under) e con tanto di gol decisivi (vedi Manetta col Ferrandina). Così come nel mese dei quattro clean sheet consecutivi credevamo risolte le falle messe in mostra contro Virtus Francavilla e Sarnese, prima che Panariello e Porzio ad Afragola, e Pierce ieri pomeriggio ci riportassero alla dura realtà dei fatti; - Da Silva non in condizione;
Lo si avverte osservandolo mentre attacca il pallone, o quando prova, spesso invano, a fare sportellate con le difese avversarie. Gli manca da morire il gol e si vede: cosa che per un attaccante coi suoi numeri incide e non poco a livello psicologico, perchè è del tutto evidente che il vero Da Silva (quello visto ad Andria, tanto per intenderci…) non può essere questo. Certo non gli mancano le attenuanti, vedi la manovra offensiva spesso monocorde e farraginosa. E poi, viste le sue lunghe leve, e se necessitasse di più spazio di manovra, magari provando a svariare di più sul fronte d'attacco? - Fase offensiva prevedibile:
A destra palla a Fantacci o Giambuzzi e cross al centro per la punta; a sinistra guizzo di Laringe e palla in mezzo per la punta. Più che uno schema è una costante che paradossalmente ha funzionato più con gli inserimenti dei difensori (Manetta su tutti…) che con gli attaccanti di ruolo: cosa che in teoria potrebbe evidenziare sia il problema (cross per gli attaccanti, che a lungo andare diventano prevedibili) che la soluzione (inserimenti da dietro per vie centrali, e non solo su palle alte, anzi…). Non è infatti un caso se l'attacco delle tre L (Lattanzio, La Monica e Laringe) visto nel primo tempo con la Paganese, nell'attesa di rivedere il vero Da Silva, si è rivelato di gran lunga più efficace di quello visto in altre occasioni; - Laringe-dipendenza
Tolto l'evergreen Riccardo Lattanzio, Fabio Laringe è degli attaccanti l'unico per distacco ad aver mantenuto le attese della vigilia. La sua assenza in quel di Afragola ha pesato come un macigno, e con la Paganese, nonostante fosse reduce da un infortunio, è stato nel primo tempo di gran lunga il migliore in campo, non solo per il gol, ma per aver ripetutamente messo in crisi la difesa dei campani, facendo letteralmente ammattire il povero under Di Biagio, e costringendo giocatori come Mancino e Lombardi a sacrificarsi in uno sfiancante raddoppio di marcatura. Poi, nel secondo tempo, una volta calato Laringe, la manovra offensiva si è completamente spenta: cosa che una squadra come il Barletta che vuole puntare in alto non può proprio permettersi; - quale modulo?
È la domanda che ci poniamo dal dopo Barletta-Fidelis Andria, vale a dire dal grave infortunio di Luca Guadalupi, e che l'arrivo del pur bravo Cerutti non ha contribuito a dare risposta. Un centrocampo a due è meglio gestibile nelle rotazioni, ma costringe gli esterni offensivi a uno sfiancante lavoro di copertura in fase offensiva. Un centrocampo a tre garantirebbe più copertura e qualità, ma poi non avrebbe ricambi in caso di infortuni o squalifiche. Poi naturalmente c'è il problema dell'attacco, dove al momento la formula al momento più affidabile è sembrata quella con i due esterni e con Lattanzio appena dietro Da Silva, ferma restando la netta impressione di un reparto purtroppo ancora troppo simile a un cantiere aperto; - il peso della maglia:
Dei sette "vizi capitali" di questo Barletta di inizio stagione potrebbe purtroppo essere quello più pesante, soprattutto in un'annata dove si parte con ambizioni importanti, come non di rado accaduto nella storia più o meno recente del Barletta, basti ricordare il Barletta 2011/12 in Lega Pro: quello partito per contendere la promozione diretta in B allo Spezia, ma poi finito fuori dai playoff al culmine di una stagione dove, Mazzeo e Schetter a parte, i biancorossi finirono letteralmente schiacciati dal peso di uno stadio il cui calorosissimo supporto implica una grandissima responsabilità nell'indossare quella maglia. Perché in un campionato come la Serie D quella maglia a strisce biancorosse pesa e tanto, soprattutto quando si parte per vincere, circostanza dove il carattere di un calciatore e di una squadra fanno la differenza.