Danilo Coppola: «A Barletta serve chiarezza, messa in mora tutela per tesserati»

Intervista al delegato AIC che sta seguendo i calciatori biancorossi

giovedì 26 febbraio 2015 21.35
A cura di Luca Guerra
Ore calde per il futuro e il presente del Barletta Calcio: sul campo Liverani e compagni preparano l'ostica trasferta di Benevento, in programma sabato alle 16 sul terreno della prima della classe, mentre fuori dal rettangolo verde si vive tra attese per i pagamenti degli stipendi di dicembre e interrogativi sull'avvenire societario. Ai nostri microfoni ecco il punto di Danilo Coppola, ex calciatore tra le altre di Catanzaro e Chieti, oggi delegato dell'Associazione Italiana Calciatori che sta seguendo la situazione dei tesserati biancorossi:

Coppola, a che punto è la situazione dei calciatori del Barletta?
«Noi abbiamo preparato la messa in mora già per tutti quanti, poi ogni singolo giocatore può prendere la sua decisione e fa partire la sua lettera: la situazione ad oggi non appare propriamente rosea in proiezione futura. Il presidente è un po' assente negli ultimi periodi, gli stipendi sono arrivati in ritardo, potrebbero arrivare delle penalizzazioni pesanti per la classifica. La situazione è difficile da gestire: dal punto di vista sportivo io gli ho consigliato di continuare a giocare, ma nessuno tra i calciatori aveva pensato qualcosa di diverso. Risolvere il contratto oggi e andare a casa sarebbe inutile. Se poi il Barletta non si iscriverà al prossimo campionato, quindi nella peggiore delle ipotesi, saranno tutti svincolati».

Tecnicamente, cosa comporta la messa in mora e quali sono i passaggi?
«La messa in mora ha l'obiettivo di mettere a conoscenza la Lega di questa insolvenza, sebbene già se ne sappia attraverso i controlli Covisoc: si tratta di una richiesta formale. In genere si potrebbe aiutare la società sbloccando somme dei diritti che maturano durante l'anno, quelli della Legge Melandri: l'essenziale, e qui parlo in generale, è capire se l'amministratore unico, nel caso il presidente, agisce in buona fede e utilizza tutti i soldi per sanare i debiti societari. In caso di successivo fallimento, si può poi beneficiare della copertura del debito sportivo, ma anche questo passaggio ha dei tempi labili. Più si va a ridosso della fine dell'anno, più i tempi stringono».

Facciamo chiarezza: in quali casi è invece possibile "sbloccare" la fideiussione per saldare le somme mancanti?
«Non nell'attuale situazione del Barletta: è un'azione possibile solo nel caso in cui sulla cassa societaria intervenga la curatela fallimentare. Dovesse fallire la società e il curatore fallimentare decidesse di utilizzare queste somme, potrebbe anche realizzare un'operazione del genere. In caso di nessun cambiamento, sarebbe solo possibile chiedere alla Lega anticipi su somme maturate: ma, ripeto, in tutto questo vi deve essere buona fede. Se non c'è un fallimento, a mio parere, difficilmente il Barletta sarà rilevato: un imprenditore serio vuole vedere conti chiari. Faccio un esempio, se oggi qualcuno dovesse comprare il Parma, correrebbe il rischio di trovarsi 250 tesserati l'anno prossimo. Se compri il Barletta, compri tutto: nessun imprenditore serio compra a scatola chiusa».

Tra gli operatori di Lega Pro qualcuno ha messo in discussione la regolarità del campionato: qual è il suo punto di vista?
«Negli ultimi anni ci sono stati un po' di passi in avanti importanti, sia in Lega Pro che in serie B. Paradossalmente la serie A è una giungla e non ci sono regole quando una società opera male: un club senza dare garanzie potrebbe tesserare calciatori in eterno. In Lega Pro per quest'anno abbiamo 2-3 situazioni difficili, come Savoia, Monza e Barletta. Sono situazioni difficili da gestire, ma non ancora drammatiche. Per fortuna ci sono dei controlli, altrimenti il presidente potrebbe farlo chiunque, e negli scorsi anni è successo: non per nulla ci sono stati oltre 1000 calciatori che ancora attendono di usufruire del fondo di garanzia. Molti guadagnano 2000 euro al mese, sono finiti i tempi degli stipendi dorati che tanti ancora immaginano. E' una considerazione valida oggi solo per le big di serie A: in Lega Pro la media è di 38mila euro lorde all'anno, non sono cifre che oggi ti permettono di stare senza stipendio per 3-4 mesi senza andare in difficoltà. La realtà è questa. Servono regole: parlare di rose ridotte ha poco senso, se non si adottano strategie adatte».

Lei in passato ha seguito situazioni come Bari e Ascoli. Secondo la sua esperienza, il fallimento concordato sarebbe una via possibile per il futuro del Barletta?
«Direi il fallimento cosiddetto concordato. Se fosse veloce e l'istanza fallimentare maturasse in tempi brevi, sarebbe una via percorribile. Non si conosce bene oggi il debito sportivo, ma direi che in Lega Pro il debito sportivo è quello che preoccupa meno un imprenditore serio».
(Twitter: @GuerraLuca88)