Caos Barletta, il presidente Perpignano accusato di frode sportiva

Perquisita l'abitazione dell'immobiliarista ligure, prosegue l'inchiesta "Dirty Soccer"

martedì 19 maggio 2015 13.45
A cura di Luca Guerra
E' il giorno più nero degli ultimi 20 anni di storia per il Barletta Calcio. All'arresto dell'allenatore Ninni Corda, avvenuto questa mattina con l'accusa di essere coinvolto nella combine di tre partite (Aversa Normanna-Barletta, giocata l'11 aprile 2015 e finita 0-1, Barletta-Vigor Lamezia, giocata il 19 aprile 2015 e finita 3-3, e Barletta Catanzaro, giocata l'1 aprile 2015 e finita 1-1), si aggiunge una notizia fornita dall'Ansa alle 13.25: l'inchiesta "Dirty Soccer", condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha toccato anche Genova. Agenti della squadra mobile genovese hanno perquisito l'abitazione di Giuseppe Perpignano, imprenditore di 49 anni, oggi presidente e amministratore unico del Barletta Calcio ed ex-presidente del Bogliasco e poi del Rapallo Bogliasco, società di serie D e Massimiliano Solidoro, 42 anni, ex giocatore dilettante e collaboratore tecnico del Savona. I due-riferisce l'Ansa-sono accusati di frode sportiva. Indagati a piede libero anche il direttore sportivo del Barletta Luigi Condò e il consulente tecnico Salvatore Casapulla.

«Un'inchiesta per disinquinare il mondo del calcio» l'ha definita il procuratore federale Stefano Palazzi. Si aggrava intanto la posizione del Barletta, che risulta tra le squadre maggiormente coinvolte con L'Aquila, Pro Patria, Santarcangelo e Vigor Lamezia. In conferenza stampa il capo della squadra mobile di Catanzaro Ruperti ha spiegato come la combine sia "riuscita" in Barletta-Vigor Lamezia 3-3: «Il diesse della Vigor Lamezia, Maglia, è coinvolto in Barletta-Catanzaro e Barletta-Vigor. In quest'ultimo caso sono riusciti a ottenere il risultato previsto, nel primo caso no-ha spiegato Ruperti-In tutto vi sono 77 indagati, l'indagine non è chiusa. Di alcuni non abbiamo dati i nomi ma hanno ricevuto avviso di garanzia. Ci sono state due perquisizioni, a Sambiase e Lamezia. E' coinvolto anche un elemento della Polizia di Stato della Questura di Ravenna: era uomo di fiducia di Di Lauro che riteniamo elemento fondamentale dell'organizzazione e direttamente scommetteva sulle partite». Sull'amara vicenda è intervenuto anche il presidente del Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) Carlo Rienzi: «Stiamo studiano le possibili azioni legali da intraprendere per tutelare gli interessi di tifosi e scommettitori: si è verificata una lesione dei diritti degli utenti e un danno sul fronte morale e su quello materiale. La buona fede dei tifosi che seguivano la propria squadra del cuore è stata violata, mentre chi ha speso soldi per assistere agli incontri, seguire le società calcistiche e scommettere sui risultati dei match, ha subito un danno patrimoniale».
(Twitter: @GuerraLuca88)