Calcio, l'avvocato barlettano Angelo Cascella sul caso-Saha
Viaggio in una delle ultime controversie del mercato internazionale
venerdì 8 febbraio 2013
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Uno dei casi che sta burocraticamente scuotendo il calciomercato italiano e internazionale nelle ultime ore è quello riguardante Louis Saha, attaccante svincolato dal Sunderland che la Lazio ha tesserato per sostituire l'infortunato Klose. Il 32enne francese ha visto però il suo passaggio nella Capitale frenato da un intoppo burocratico: il suo trasferimento rappresenta infatti un incrocio tra due distinte normative, quella nazionale emanata dalla Federazione di competenza (FIGC) e quella internazionale promulgata invece dalla FIFA: la società capitolina si è praticamente posta in contrasto ai regolamenti Figc con riferimento al termine ultimo per il tesseramento di un giocatore. Ieri il centravanti ex-Manchester United ha svolto le visite mediche, ma non in Paideia, la clinica di fiducia della Lazio, ma altrove, sebbene si sia poi allenato regolarmente a Formello. Manca ancora annuncio ufficiale del suo arrivo a Roma.
Per capire di più sulla vicenda abbiamo parlato con un grande esperto del settore, uno dei nove membri italiani del Tribunale Arbitrale Sportivo (T.A.S.) di Losanna, l'avvocato barlettano Angelo Cascella (nella foto con il segretario Uefa, Gianni Infantino): laureato in Giurisprudenza, ha lavorato per dodici anni con l'avvocato Claudio Pasqualin, uno dei procuratori più noti d'Italia, assistendo e rappresentando numerosi atleti. E' anche apprezzato docente universitario in diritto sportivo e componente nella scorsa estate della "Ad Hoc Division" - la consulta dei Giudici nominati per dirimere le controversie legali - durante i Campionati Europei di calcio disputati in Polonia e Ucraina. "Devo prima di tutto precisare che non ho visto il provvedimento ufficiale della FIGC e dunque non posso conoscere gli atti dal punto di vista giuridico – esordisce Cascella -. Ma si può spiegare quello che è avvenuto in base alle normative esistenti. La FIFA emana delle normative, che possono essere recepite o meno dagli Stati membri, solitamente accettate. In relazione poi al singolo Stato che fa parte della FIFA, ci sono poi delle piccole distinzioni proprio per i Paesi che non recepiscono le normative"
Il caso nel dettaglio appartiene, prosegue Cascella, "alla tipologia di quei calciatori privi di un contratto. La normativa della FIFA a livello internazionale distingue infatti solo tra la presenza di un contratto o no per un atleta. Per i giocatori che non sono sotto contratto la FIFA consente il trasferimento e il tesseramento anche al di fuori del periodo del calciomercato, come è avvenuto per Saha. La finalità che guida la FIFA è quella di tutelare il diritto del lavoratore, e in questo caso del calciatore, ad assicurare a quest'ultimo il posto di lavoro: in questo soltanto l'Italia dava un'interpretazione molto più restrittiva al regolamento. Tutto ciò perché, con delle fittizie messe in mora negli scorsi anni, i calciatori finivano per svincolarsi dalla propria società anche in periodi in cui non vigeva la finestra di calciomercato. All'epoca infatti il mercato si concludeva a novembre, dunque da quel mese ai mesi successivi le società erano abbastanza vincolate. Per evitare quindi queste situazioni si decise in Italia di permettere ai calciatori che avevano risolto consensualmente il proprio contratto di essere tesserati con nuovi club, ma soltanto a condizione che ciò fosse avvenuto nel periodo di calciomercato. Se ora l'orientamento della Federazione dovesse essere questo, sarebbe quindi nel rispetto delle regole FIFA a livello internazionale: era logico garantire il diritto al lavoro del prestatore d'opera. Presumo quindi che il diritto al lavoro sia stata la chiave del trasferimento di Saha. Con un'interpretazione restrittiva, impedendo a Saha di essere tesserato con la Lazio, si sarebbe sostanzialmente impedito al giocatore di lavorare". Il caso di Saha potrebbe fare dunque giurisprudenza per il giudice Cascella. Intanto il calciatore dovrebbe andare già in panchina domani sera, nel big-match contro il Napoli.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Per capire di più sulla vicenda abbiamo parlato con un grande esperto del settore, uno dei nove membri italiani del Tribunale Arbitrale Sportivo (T.A.S.) di Losanna, l'avvocato barlettano Angelo Cascella (nella foto con il segretario Uefa, Gianni Infantino): laureato in Giurisprudenza, ha lavorato per dodici anni con l'avvocato Claudio Pasqualin, uno dei procuratori più noti d'Italia, assistendo e rappresentando numerosi atleti. E' anche apprezzato docente universitario in diritto sportivo e componente nella scorsa estate della "Ad Hoc Division" - la consulta dei Giudici nominati per dirimere le controversie legali - durante i Campionati Europei di calcio disputati in Polonia e Ucraina. "Devo prima di tutto precisare che non ho visto il provvedimento ufficiale della FIGC e dunque non posso conoscere gli atti dal punto di vista giuridico – esordisce Cascella -. Ma si può spiegare quello che è avvenuto in base alle normative esistenti. La FIFA emana delle normative, che possono essere recepite o meno dagli Stati membri, solitamente accettate. In relazione poi al singolo Stato che fa parte della FIFA, ci sono poi delle piccole distinzioni proprio per i Paesi che non recepiscono le normative"
Il caso nel dettaglio appartiene, prosegue Cascella, "alla tipologia di quei calciatori privi di un contratto. La normativa della FIFA a livello internazionale distingue infatti solo tra la presenza di un contratto o no per un atleta. Per i giocatori che non sono sotto contratto la FIFA consente il trasferimento e il tesseramento anche al di fuori del periodo del calciomercato, come è avvenuto per Saha. La finalità che guida la FIFA è quella di tutelare il diritto del lavoratore, e in questo caso del calciatore, ad assicurare a quest'ultimo il posto di lavoro: in questo soltanto l'Italia dava un'interpretazione molto più restrittiva al regolamento. Tutto ciò perché, con delle fittizie messe in mora negli scorsi anni, i calciatori finivano per svincolarsi dalla propria società anche in periodi in cui non vigeva la finestra di calciomercato. All'epoca infatti il mercato si concludeva a novembre, dunque da quel mese ai mesi successivi le società erano abbastanza vincolate. Per evitare quindi queste situazioni si decise in Italia di permettere ai calciatori che avevano risolto consensualmente il proprio contratto di essere tesserati con nuovi club, ma soltanto a condizione che ciò fosse avvenuto nel periodo di calciomercato. Se ora l'orientamento della Federazione dovesse essere questo, sarebbe quindi nel rispetto delle regole FIFA a livello internazionale: era logico garantire il diritto al lavoro del prestatore d'opera. Presumo quindi che il diritto al lavoro sia stata la chiave del trasferimento di Saha. Con un'interpretazione restrittiva, impedendo a Saha di essere tesserato con la Lazio, si sarebbe sostanzialmente impedito al giocatore di lavorare". Il caso di Saha potrebbe fare dunque giurisprudenza per il giudice Cascella. Intanto il calciatore dovrebbe andare già in panchina domani sera, nel big-match contro il Napoli.
(Twitter: @GuerraLuca88)