Barletta Calcio, "adda passà a stagione"
Contro il Gubbio tornano vecchi fantasmi, si va verso un finale senza motivazioni
lunedì 17 marzo 2014
"Quando finisce quest'annata senza capo nè coda?". Se lo chiedevano tanti tifosi biancorossi ieri pomeriggio, al fischio finale di Barletta-Gubbio 0-2, gara emblematica della cervellotica composizione del torneo di Prima Divisione Lega Pro nella stagione in corso: di fronte una squadra con poca esperienza e senza più obiettivi da un lato, una squadra con residue speranze di playoff e maggiori motivazioni dall'altro. Quasi scontato il finale, con il successo eugubino presto in cassaforte grazie alle reti di Falzerano prima e Addae poi, raramente messo in discussione dalle sortite offensive di La Mantia e compagni.
Un brusco ritorno al 2013
La partita di ieri ha rappresentato un tuffo nel passato, sia per il ritorno in tribuna del presidente biancorosso Roberto Tatò, assente al "Puttilli" da quasi cinque mesi, sia per la qualità di gioco espressa da Di Bella e compagni. Era dallo 0-0 contro la Nocerina, datato 14 dicembre 2013, che non si vedeva un calo di gradimento così elevato tra le mura amiche: poca rapidità, ancor meno imprevedibilità, reparti sfilacciati, un 3-5-2 che non sapeva di carne o pesce. Le assenze di Legras, Bijimine e D'Errico sono un'attenuante, ma non una spiegazione sufficiente per un passo indietro così evidente. Alcuni elementi come Maccarone e Branzani sono risultati "non pervenuti", altri- vedi alla voce Guglielmi- sembrano ancora fuori dal contesto della Lega Pro. Il fatto di essere partiti con due punte e aver concluso con 4 attaccanti più Ilari la dice lunga sulla schizofrenia tattica vista in campo.
Effetto-"Puttilli" assente
A cozzare con il recente passato, in particolare, l'assenza dell'effetto-"Puttilli" visto contro Ascoli, Frosinone e Paganese, dove erano arrivati 9 punti, ma anche nel ko contro il Lecce di un mese fa. A un pubblico che sin dall'estate aveva risposto presente e aveva continuato ad esserlo nonostante la latitanza di risultati e programmi, serviva dare ben altra risposta. Se invece al Barletta formato-trasferta, autore di un punto negli ultimi cinque viaggi lontani da Eraclio e a secco di gol dall'8 dicembre (1-1 a Catanzaro) sommiamo anche la copia incolore dei biancorossi osservata ieri, diventa davvero difficile trovare motivazioni per arrivare al maggio, data finale del torneo.
Cambiare non aiuta
Probabilmente ieri pomeriggio il presidente Roberto Tatò avrà avuto modo di notare cosa il Barletta ha costruito (sin qui poco) e cosa dovrà fare (tanto) per essere competitivo nel futuro, quando il torneo tornerà ad assumere formule competitive, con rischi di retrocessione annessi. Di sicuro il messaggio che è arrivato è chiaro: cambiare (modulo) non ha fatto bene. Il ritorno al 3-5-2, schema sul quale mister Orlandi aveva imperniato la roccaforte-salvezza, non ha dato alcun frutto, portando in dote reparti scollati e attacchi spuntati. Continuità è una parola importante nel calcio, anche nei numeri schierati. Di nuovo c'è l'ammissione di colpa da parte di Orlandi, in opposizione al solito refrain all'insegna della "crescita" che abbiamo spesso ascoltato in passato: è di qua che bisogna ripartire, da una presa di coscienza del momento.
Verso un finale a onde piatte e un futuro incerto
Domenica intanto si va a Viareggio, contro una formazione reduce da sei ko nelle ultime sette partite e messa "in castigo" dal suo allenatore Cristiano Lucarelli (lunga serie di ripetute per i suoi giocatori a fine gara) dopo la sconfitta rimediata ieri pomeriggio in quel di Ascoli. In palio ci sono il quartultimo posto e quella fetta di contributi riservati dalla Lega Pro, non "spiccioli" nella difficile congiuntura economica attuale. Per il resto si va verso un finale di stagione a onde piatte: nel dettaglio dopo il Viareggio sarà tempo di ospitare Benevento, Catanzaro e Grosseto e di recarsi a Pontedera, oltre al 3-0 già acquisito a tavolino di Nocera Inferiore. Cinque appuntamenti da vivere con la mente già protesa al 2014/2015, con l'obiettivo di dare un futuro a questa squadra: "addà passà a nuttata", ma chi accenderà la luce?
(Twitter: @GuerraLuca88)
Un brusco ritorno al 2013
La partita di ieri ha rappresentato un tuffo nel passato, sia per il ritorno in tribuna del presidente biancorosso Roberto Tatò, assente al "Puttilli" da quasi cinque mesi, sia per la qualità di gioco espressa da Di Bella e compagni. Era dallo 0-0 contro la Nocerina, datato 14 dicembre 2013, che non si vedeva un calo di gradimento così elevato tra le mura amiche: poca rapidità, ancor meno imprevedibilità, reparti sfilacciati, un 3-5-2 che non sapeva di carne o pesce. Le assenze di Legras, Bijimine e D'Errico sono un'attenuante, ma non una spiegazione sufficiente per un passo indietro così evidente. Alcuni elementi come Maccarone e Branzani sono risultati "non pervenuti", altri- vedi alla voce Guglielmi- sembrano ancora fuori dal contesto della Lega Pro. Il fatto di essere partiti con due punte e aver concluso con 4 attaccanti più Ilari la dice lunga sulla schizofrenia tattica vista in campo.
Effetto-"Puttilli" assente
A cozzare con il recente passato, in particolare, l'assenza dell'effetto-"Puttilli" visto contro Ascoli, Frosinone e Paganese, dove erano arrivati 9 punti, ma anche nel ko contro il Lecce di un mese fa. A un pubblico che sin dall'estate aveva risposto presente e aveva continuato ad esserlo nonostante la latitanza di risultati e programmi, serviva dare ben altra risposta. Se invece al Barletta formato-trasferta, autore di un punto negli ultimi cinque viaggi lontani da Eraclio e a secco di gol dall'8 dicembre (1-1 a Catanzaro) sommiamo anche la copia incolore dei biancorossi osservata ieri, diventa davvero difficile trovare motivazioni per arrivare al maggio, data finale del torneo.
Cambiare non aiuta
Probabilmente ieri pomeriggio il presidente Roberto Tatò avrà avuto modo di notare cosa il Barletta ha costruito (sin qui poco) e cosa dovrà fare (tanto) per essere competitivo nel futuro, quando il torneo tornerà ad assumere formule competitive, con rischi di retrocessione annessi. Di sicuro il messaggio che è arrivato è chiaro: cambiare (modulo) non ha fatto bene. Il ritorno al 3-5-2, schema sul quale mister Orlandi aveva imperniato la roccaforte-salvezza, non ha dato alcun frutto, portando in dote reparti scollati e attacchi spuntati. Continuità è una parola importante nel calcio, anche nei numeri schierati. Di nuovo c'è l'ammissione di colpa da parte di Orlandi, in opposizione al solito refrain all'insegna della "crescita" che abbiamo spesso ascoltato in passato: è di qua che bisogna ripartire, da una presa di coscienza del momento.
Verso un finale a onde piatte e un futuro incerto
Domenica intanto si va a Viareggio, contro una formazione reduce da sei ko nelle ultime sette partite e messa "in castigo" dal suo allenatore Cristiano Lucarelli (lunga serie di ripetute per i suoi giocatori a fine gara) dopo la sconfitta rimediata ieri pomeriggio in quel di Ascoli. In palio ci sono il quartultimo posto e quella fetta di contributi riservati dalla Lega Pro, non "spiccioli" nella difficile congiuntura economica attuale. Per il resto si va verso un finale di stagione a onde piatte: nel dettaglio dopo il Viareggio sarà tempo di ospitare Benevento, Catanzaro e Grosseto e di recarsi a Pontedera, oltre al 3-0 già acquisito a tavolino di Nocera Inferiore. Cinque appuntamenti da vivere con la mente già protesa al 2014/2015, con l'obiettivo di dare un futuro a questa squadra: "addà passà a nuttata", ma chi accenderà la luce?
(Twitter: @GuerraLuca88)