Ventola: ieri, oggi e domani

«Tanti gli approcci negli ultimi mesi dalla lista Monti». «Il mio impegno politico crescerà. Le elezioni regionali mi appassionano»

giovedì 7 febbraio 2013 0.50
A cura di Edoardo Centonze
Sono tanti gli scenari politici e istituzionali che potrebbero aprirsi in questo 2013. Abbiamo intervistato, su questo, il presidente della Bat, Francesco Ventola. E non è certo un caso. Siamo nel corso di una settimana di spostamenti politici nel centrodestra della Bat. La fuoriuscita da La Puglia prima di tutto e l'approdo alla lista Monti, da parte del sindaco di Bisceglie Francesco Spina (divenuto già vicecoordinatore regionale dei "montiani", nonchè coordinatore provinciale per Bari e Bat) e degli "spiniani", suscita interrogativi sui vari sviluppi politico-amministrativi, in particolare su quello della provincia, dove i "neo-montiani" sono presenti con l'assessore Pompeo Camero e il presidente del consiglio Vincenzo Valente, oltre che con alcuni consiglieri.

Presidente Ventola, la Bat è ora governata quindi dal centrodestra e dal centro "montiano"?
«E sì, mentre Bersani dice che ha già l'accordo con Monti, e quindi le elezioni non dovrebbero servire a nulla, qui succede l'esatto contrario. No, abbiamo assistito a questo passaggio, legittimo, non condiviso. Mi dispiace perché, nell'area di centrodestra, Francesco Spina, con tutti i suoi alleati, ha visto i migliori successi per la città di Bisceglie e per la provincia di Barletta Andria Trani. Credo che questo non creerà grossi problemi dal punto di vista amministrativo. Almeno, sentendo le dichiarazioni ufficiali, Spina non mette in discussione le intese e il programma elettorale sottoscritto nel 2009».

Le dichiarazioni ufficiali di Spina si sono però soffermate più sulle questioni amministrative, relative a Bisceglie, mentre sulla Bat è rimasto ancora un velo di silenzio. I "montiani" in consiglio provinciale avrebbero anche i numeri per far venir meno la sua maggioranza. Ha paura di cadere?
«Assolutamente no. Ognuno nella sua vita può pur decidere se cambiare, se tradire un mandato elettorale, piuttosto che altro. La mia esperienza politico-amministrativa è data sempre da un consenso e mai da nomine, e ha visto sempre una coerenza politica, che secondo me ha ancora un valore. Detto questo, non credo che creeranno problemi in provincia. Se lo faranno, se ne assumeranno le responsabilità».

Sono politicamente compatibili esponenti, come l'assessore provinciale Camero e il presidente del consiglio provinciale Valente, che hanno presenziato alle iniziative di difesa della Bat, e ora sostengono il progetto di Monti?
«Questo è più un problema loro, che un problema mio. Se Monti ha come priorità quella di abolire le province, è un problema loro se condividono questa iniziativa a livello centrale e poi a livello locale si muovono diversamente. A me non crea nessun tipo di problema. Quando si amministra un territorio bisogna trovare le convergenze sulle cose da fare. Gli aspetti politici non mi interessano affatto».

Perché il suo partito, il Pdl, mantiene ancora il silenzio assoluto sulla questione? Si temono nuove emorragie politiche?
«Credo che l'atteggiamento del Pdl sia un atteggiamento responsabile e rispettoso delle idee altrui. Se uno decide dalla sera alla mattina di cambiare coalizione, è una sua responsabilità. Mai entrare nelle questioni che riguardano altri soggetti politici, siamo rispettosi delle scelte altrui. Sono dispiaciuto personalmente, da questo punto di vista, perché finora politicamente non ci sono stati avvisaglie di questo tipo».

Non siamo forse davanti a uno scenario simile a quello di giugno 2012, quando lei apertamente parlò di crisi politica, in occasione dell'approvazione del consuntivo 2011, avvenuto con una non maggioranza, cioè senza i voti dei consiglieri de La Puglia prima di tutto, che abbandonarono l'aula? O è forse proprio quella crisi che non è mai finita?
«Intanto la provincia è andata avanti. Poi, possiamo verificare se con numero legale, perché sostenuta da qualcuno che è rimasto in aula, rispetto a dei consiglieri che erano obiettivamente assenti per questioni personali. Ma la provincia è andata avanti. Dal punto di vista amministrativo non ci sono state ripercussioni. Dopo di che, credo che la crisi si sia risolta perché all'epoca era tutta in casa de La Puglia prima di tutto. Non è cambiato nulla, se non il presidente del consiglio, che era una libera scelta de La Puglia prima di tutto indicarlo, trovando la condivisione della maggioranza. Personalmente, non ho mai guardato a questi aspetti (a quando uno cambia partito ndr). Uno risponde ai cittadini, se decide che deve finire l'esperienza provinciale, si assumerà le responsabilità. Io non ho queste avvisaglie e non ho nessuna intenzione di aprire crisi politiche per creare dei problemi ai cittadini della provincia. Non temo proprio questo».

C'è stata qualche passeggiata canosina con Nicola Rossi?
«Con Nicola Rossi abbiamo sempre avuto un eccezionale rapporto, sin da quando lui stava nei Ds, e poi nel Pd. E' inutile nascondere che sono stati tanti gli approcci, degli ultimi mesi anche, come lista Monti. Lo stesso capolista della lista Monti, Salvatore Matarrese, è una persona di cui ho rispetto e a cui sono anche legato affettivamente, da rapporti personali eccezionali. Ciò non significa che bisogna necessariamente stare dalla stessa parte. Poi, da quello che sento, in Puglia loro sono alternativi a Vendola e a Emiliano, e quindi potremmo stare insieme. A livello nazionale, sento invece che sono d'accordo con Bersani. Anche lì, è il momento elettorale. Dopo le elezioni mi auguro che ci sia maggiore chiarezza anche da questo punto di vista».

Quale è stato il momento che ha sancito la fine dell'amore politico tra lei e Spina?
«A parte che non c'è mai stato amore, perché ho un solo amore nella mia vita che è quello di mia moglie e dei miei figli. Amore politico non c'è mai stato, c'è stata convergenza. E così come non c'è mai stata una litigata. Io con Spina non ho mai litigato. Mai. Anche sulle questioni di merito, come l'area vasta, quando ero sindaco, o il Patto territoriale. Non c'è mai stata una riunione dove dovevamo affrontare un problema e ne siamo usciti divisi, né Spina mi ha mai chiesto qualcosa che io non potevo soddisfare, o per mettermi in difficoltà. Spina è un bravissimo amministratore, con il quale abbiamo condiviso un percorso politico. Credo ci siano tutte le condizioni per continuare ad amministrare il nostro territorio stando insieme, perché anche lui è uno che ha a cuore la sua città. Ma veramente io non ci ho mai litigato, e credo che Francesco non possa che testimoniare la stessa cosa».

Tra 10 mesi, a Dicembre, si scongeleranno, salvo nuovi interventi, gli effetti del decreto "Salva Italia", che prevedono la riduzione delle province a enti di 2° livello e delle loro funzioni a funzioni di indirizzo e coordinamento. Vi state preparando a questo fatidico momento?
«Intanto, dovremo attendere quale sarà il nuovo decreto di riordino. Bisogna vedere se rimarrà in piedi l'art. 23 del decreto "salva Italia", sul quale c'è ancora un giudizio pendente davanti alla Corte Costituzionale. Se la Corte Costituzionale dovesse confermarne la legittimità, il nuovo governo dovrà fare un nuovo decreto di riordino, nel quale bisognerà capire se rimarranno gli stessi parametri, se le province diventeranno enti di 2° livello, perché l'ultimo decreto di riordino, che poi non è stato convertito, non prevedeva enti di 2° livello, ma l'accorpamento di province».

Oltre le elezioni politiche, con l'incognita della provincia, e le eventuali elezioni regionali, quale sarà il suo futuro politico? Quali i progetti?
Sicuramente non me ne starò a casa. E' passato il giro delle politiche, e molti pensavano che fossi candidato alle politiche. Io faccio parte di quella classe dirigente che se viene eletta per impegnarsi in un determinato ente, deve portare a termine l'impegno. Poi, può capitare che ci chiudono la provincia, ma questo è un altro paio di maniche. Però io mai avrei potuto abbandonare il territorio, legittimamente per salvare una mia posizione personale. Vedremo. Se continuerà ad esserci la provincia, mi piacerebbe continuare a lavorare per la provincia. I primi quattro anni son stati veramente duri: realizzare qualcosa che non esisteva. Se le province non ci saranno più, vedremo. L'impegno in politica tenderà sempre a crescere, quindi anche le regionali sono qualcosa che mi appassionano da questo punto di vista».

Quindi non tornerà a lavorare in banca.
«Tornare a lavorare in banca è la mia forza. Io dico sempre, soprattutto ai giovani: quando uno decide di impegnarsi in politica, deve farlo avendo le spalle sicure, cioè avendo il suo lavoro. Perché se uno lo fa come lavoro, si è troppo esposti a tante tentazioni. Quando uno poi ha il problema di dire "se finisco di fare il consigliere, o il sindaco, che faccio?", potrebbe essere disposto a tutto. Politico di professione, non esiste. La mia forza politica è proprio data dal fatto di avere delle basi solide, che sono la mia famiglia e il mio lavoro».
Francesco Ventola © Tommaso Francavilla
Francesco Ventola © Tommaso Francavilla
Francesco Ventola © Tommaso Francavilla