"Venticinque anni di lotte No Tav", Wu Ming 1 presenta il libro a Barletta

Un viaggio tra le emergenze ambientali, lontane ma vicine

sabato 7 ottobre 2017
«Sembrerebbe così distante la Val di Susa da queste sponde meridionali del Mar Adriatico. Ma è sufficiente un semplice esperimento mentale, astrarsi per un momento da distanze e confini geografici, per renderci conto di come le istanze messe in piedi da venticinque anni di resistenza popolare alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione siano applicabili un po' ovunque. Anche da queste parti. In fondo, di cosa si parla quando si parla di Tav? Si parla di cemento. Si parla di habitat ambientali devastati e di inquinamento. Di comunità a cui vengono imposte opere dall'alto senza che si possa dire parola. Di militarizzazione dei territori che quell'opera non la vogliono, trattati alla stregua di paesi occupati. Di opere enormi spacciate per chissà quale rivoluzione che poi si dimostrano completamente inutili e dannose, tranne per quelle aziende a cui sono affidati i lavori e a cui non interessa se l'opera verrà conclusa o meno, se sarà utile o meno, tanto lo stato continuerà a elargire miliardo su miliardo. E si parla di come quei miliardi potrebbero essere spesi per le scuole, la sanità, gli interventi di risanamento del territorio, la ricerca, o quello che volete». Scrive Francesco Caputo del Collettivo EXIT.

«Di colpo non sembra più così lontana la Val di Susa. Basta guardare quello che succede a Melendugno e nelle zone interessate dal progetto Tap. Magari farsi un bel tour tra le decine di emergenze ambientali made in Puglia, dove sistematicamente viene permesso a qualche azienda di continuare a fare profitti alle spese della salute di chi ci lavora e di chi ci abita intorno. O anche solo dare uno sguardo da vicino a Barletta, dove il cemento detta legge, plasma la città, e detiene il vero potere politico, mentre le classe politica, messa di fronte dalla pressione dei movimenti agli ormai conclamati disastri ecologici, "si costerna, s'indigna, s'impegna poi getta la spugna con gran dignità", citando De André, esprimendosi pubblicamente solo su qualche tema che non rischi di alterare i veri equilibri di potere, come le deiezioni canine, citando questa volta un grande classico della politica locale. Insomma, per arrabbiarsi come i valsusini, ragioni ce ne sarebbero. Ma come mai l'opposizione alla Tav ha assunto la vastità e la determinazione di un vero e proprio sommovimento popolare, e altrove no? Cosa è successo da quelle parti, e perché è successo? "Perché proprio in Val Susa" è l'interrogativo che si è posto Wu Ming 1, membro del collettivo di scrittori Wu Ming che da quasi venti anni si muove sul labile confine tra romanzi, narrativa, reportage e storia, e che un anno orsono ha pubblicato «Un viaggio che non promettiamo breve – Venticinque anni di lotte No Tav». Un vasto e documentatissimo excursus sulle ragioni di opposizione alla Tav, e sulla nascita e lo sviluppo di un movimento che riusciva a tenere insieme cattolici e anarchici, centri sociali e pensionati. E che proprio dall'aver creato una comunità di pari tra anime tanto eterogenee ha tratto la forza di ostacolare pesantemente i piani devastatori di istituzioni e lobby economiche. E non solo: sotto attacco continuo della repressione e di un giornalismo malandato attento solo a fare da grancassa a chi su quell'opera ci ha speculato e conta di specularci ancora, gli abitanti della valle hanno sperimentato forme di socialità in cui è centrale la difesa condivisa dei beni comuni, in maniera egualitaria, permettendo ai cittadini di riappropriarsi insieme di quel territorio che qualcuno vorrebbe traforare, disboscare, spianare e cementificare per ragioni di budget.

Oggi avremo l'opportunità di parlare di tutto questo, spaziando dalla Val Susa all'Italia intera, passando per la nostra martoriata città, con Wu Ming 1, al Punto Einaudi di Barletta in Corso Garibaldi 129, alle ore 20.30».