Sei tu, Signore, l'unico mio bene

L'identikit del discepolo nelle parole buone di don Vito Carpentiere

domenica 26 giugno 2016 12.12
Dal vangelo secondo Luca. "Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»".

Dopo l'impegnativo vangelo di domenica scorsa, in cui Gesù chiedeva "Chi sono io per te?", eccoci davanti a un brano in cui Lui stesso, dopo aver intrapreso l'arduo cammino verso Gerusalemme, luogo dell'adempimento della volontà di Dio su di Lui e su di noi (per il nostro bene, la salvezza), traccia l'identikit di chiunque voglia dirsi realmente discepolo. Nel terzo vangelo Gesù è sempre in movimento e i suoi percorsi segnano una vera e propria geografia dello spirito. Ma, su tutti i sentieri da Lui percorsi, spicca in modo del tutto eccezionale quello che intraprende quest'oggi, il cammino verso Gerusalemme.

Gerusalemme, lo sappiamo bene, col tempio è la città santa che segna il culmine del cammino di ogni credente, il quale, raggiungendola, anèla a raggiungere la Gerusalemme del cielo, adombrata in quella terrestre. Ma per Gesù andare a Gerusalemme significa andare incontro al Mistero Pasquale in cui egli avrebbe dovuto affrontare fino in fondo tentazione, tradimento, sofferenza e morte cruenta. Tutto questo spaventa anche Gesù. Perciò quel "prendere la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme" letteralmente andrebbe tradotto con "indurì il suo volto", perché sapeva ciò che lì andava a compiere. Alcuni dei suoi discepoli, che avevano invocato il fuoco dal cielo per chi non li aveva accolti, si sentirono rimproverare da Gesù come gli indemoniati. Egli, infatti, non è semplicemente "come" Elia, ma assai di più, dovendo manifestare al mondo la tenerezza del volto di Dio. Una tenerezza però anche esigente.

Infatti segue un trittico che delinea l'identikit del discepolo. "Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo": la sequela di Gesù diventa punto di riferimento esclusivo e preponderante, ti chiede di non contare su altro che su di Lui. E troverai case, fratelli, sorelle, padri e madri, insieme a persecuzioni, e, poi, la vita eterna: Lui si propone come il mio tutto e in Lui tutto acquisterà un senso nuovo. Ma significa andare anche incontro a emarginazione ed incomprensione. "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu va' e annuncia il Regno di Dio". Ma come? Seppellire i morti non è una delle opere di misericordia? Qui è annunciato il primato del Regno che dà vita ad ogni creatura e motiva scelte radicali aprendo a una realtà completamente nuova. "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio": Il Vangelo del Regno nopn ammette esitazioni, ritardi nostalgici, ripensamenti. Ce la farò? Ce la faremo?

Preghiamo con sant'Agostino: "Signore, chiedi ciò che vuoi e dona ciò che chiedi! Buona domenica.

[don Vito]