Ru 486, la pillola del giorno usata come contraccettivo

Per saperne di più, per giudicare, per proporre

venerdì 30 aprile 2010
Bari è la prima città in Italia in cui è stato introdotto l'uso della pillola abortiva. Possiamo dire per questo che è all'avanguardia rispetto ad altre città e regioni? In Puglia quali misure e politiche a sostegno della maternità sono state assunte negli ultimi anni? Esiste un conflitto tra il divieto ad usare l'aborto come metodo di regolazione delle nascite e il consenso all'assunzione della pillola previsti dalla legge? È l'unica soluzione e sostegno alla difficoltà di essere genitori in questa società?
Per approfondire questi quesiti, per saperne di più sulla Ru 486, per smentire luoghi comuni che rischiano di diventare dogmi e per proporre risposte più umane ieri si è svolto l'incontro organizzato dall'Associazione Medicina e Persona in collaborazione con Studenti cattolici di Medicina.

A discuterne alcuni esperti: il prof. Giuseppe Loverro, direttore della III Clinica ginecologica dell'Università di Bari; l'avv. Ignazio Lagrotta, costituzionalista; la dr.ssa Rosanna Lallone, dirigente dei Servizi Sociali della Provincia di Bari; il dr. Filippo Anelli, presidente regionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia); il dr. Giammarco Surico, medico e consigliere regionale PDL. Coordina il dr. Donato Dellino, medico ginecologo dell'Ospedale S. Paolo e responsabile provinciale dell'Associazione "Medicina e Persona"

La Puglia è la regione d'Italia con il più alto tasso di abortività; degli aborti praticati, quasi il 30% sono ripetuti oltre la terza volta e questo nonostante la legge vieti di utilizzare l'aborto come mezzo di regolazione delle nascite.

«In un contesto del genere, in cui ben poco è stato fatto per la tutela della maternità - afferma il dott. Dellino - viene introdotto a Bari, prima città in Italia, l'uso della pillola abortiva RU 486, proposta ai mass-media come un sistema semplice, innovativo ed innocuo per risolvere il "problema" di un figlio non voluto. Che un figlio possa essere ridotto ad un "problema" da risolvere non può non interrogarci sul livello di riduzione dell'umano a cui ci conduce un modo di intendere la libertà diverso dalla responsabilità: libertà non come risposta al destino a cui si è chiamati - essere madri e padri - ma come possibilità di "sistemare le cose" secondo la propria misura e il proprio progetto».
INFO: dott. Donato Dellino cell. 339.1158876