Riforma Costituzionale, a Barletta il confronto sul referendum

Le ragioni del sì e del no spiegate dall'on. Federico Massa e on. Benedetto Fucci

giovedì 20 ottobre 2016
Il 4 dicembre si avvicina, e la costituzione più bella del mondo continua ad essere sotto la crescente luce dei riflettori. Anche Barletta si fa partecipe del dibattito che coinvolge tutta la penisola sul prossimo Referendum, e lo fa con serietà e dialogo. Nella Sala Consiliare del Teatro Curci, sabato scorso, si sono sciolti i nodi più stretti attorno alla riforma approvata dal Parlamento. Grazie infatti al Comitato "Basta un sì per cambiare", coordinato da Giuliana Damato, è stato possibile un confronto equilibrato, chiaro e diretto. Il piacevole "scontro" ha visto la partecipazione del deputato On. Federico Massa (Pd) a sostegno del si, e del deputato On. Benedetto Fucci (Cor), a sostegno del no. I protagonisti del dibattito hanno permesso di ampliare così la capacità di giudizio dei cittadini, chiarendo i punti più importanti e spesso meno conosciuti. Una lezione di consapevolezza, che vuol far trovare una cittadinanza pronta e cosciente alle urne, nonostante non sia richiesto il raggiungimento del quorum.

Diverse le domande cruciali poste dal segretario cittadino Stefano Chiariello (Pd) che così dà il via all'iniziativa: «Il 5 dicembre per alcuni inizierà la dittatura, per altri si tornerà indietro di 20 anni. Un eccesso di personalizzazione ha acceso eccessivamente il dibattito. Bisogna sforzarsi nel rendere fruibili a tutti temi anche tecnici.» Un intento tutt'altro che inutile vista la spaccatura del paese, alimentata dalle forze politiche, spesso lontane dal nucleo della riforma. Anche per questo motivo i due onorevoli deputati hanno voluto chiarire il loro atteggiamento, e le loro posizioni sui 5 punti del referendum.

«Non è un confronto tra centro-destra e centro-sinistra - esordisce Benedetto Fucci – Ma un confronto sulla costituzione che deve coinvolgere tutti. Tutti cerchiamo un cambiamento, anche i sostenitori del no, nonostante l'oggetto del cambiamento sia diverso». La costituzione, nella prima parte intoccabile, è per molti però da perfezionare, con modalità diverse da quelle proposte dalla riforma. Al contrario l'on. Federico Massa si esprime con convinzione a favore del nuovo testo costituzionale, oggetto nel tempo di notevoli modifiche grazie alle varie forze politiche. «Noi vogliamo intervenire sulla seconda parte della costituzione, sui problemi di governo, sulla crisi delle istituzioni, l'abbattimento dei costi e non sui principi costituzionali».

Si è partiti dunque dal nuovo regolamento sulle proposte di iniziativa popolare, previsto dalla riforma. Con la vittoria del sì, le firme minime previste per permettere che tali leggi vengano discusse in parlamento si alzano a 150.000, ma assumeranno l'obbligo di essere consultate in un tempo definito in parlamento, senza eccessivi prolungamenti. Un cambiamento che non convince i sostenitori del no, che guardano al crescente disinteressamento nella politica da parte dell'elettorato, e ritengono eccessivo l'aumento del limite minimo.

Altro punto cruciale discusso è il nuovo ruolo assunto dal Senato, e il superamento del bicameralismo paritario attraverso un parziale concentramento dei poteri legislativi nelle mani della Camera. Con la riforma è prevista infatti una riduzione dei senatori da 245 a soli 100, eletti tra consiglieri regionali e sindaci. L'abbattimento dei costi sarebbe notevole, spiega l'onorevole Massa, e il governo ne uscirebbe rafforzato e più efficiente nell'intercettare le rappresentanze regionali, oltre che ad una velocizzazione del procedimento legislativo. Ma diverse sono le precisazioni dell'onorevole Fucci, che contiene le cifre sull'abbattimento dei costi e sottolinea le difficoltà per sindaci e consiglieri nello svolgere anche il lavoro di senatori. Mette in guardia riguardo la pericolosità di un governo troppo forte, con l'attuale legge elettorale. Un ultimo punto ha riguardato l'eliminazione delle province, prevista dalla legge, e una riformulazione delle competenze regionali e statali che fino ad ora avrebbero generato lentezza e inefficienza. Per i sostenitori del no, non sarebbero invece chiare le aree e i confini di competenza, previste dalla nuova legge.

Da quest'ampia disamina, sorretta da valide argomentazioni da ambo le parti, si è giunti quindi alla conclusione che il Referendum del 4 dicembre andrà affrontato con le giuste armi, quali coscienza civica e corretta informazione. Solo così il cambiamento potrà passare attraverso le porte della storia di cui saremo partecipi, in un modo o nell'altro.