Questione Montaltino, responsabilità politiche

Intervento del Collettivo Exit. «Beni comuni ad uso e consumo del profitto»

martedì 19 febbraio 2013
«Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine sulla questione della lottizzazione a Montaltino approvata dal Consiglio Comunale durante il primo mandato Maffei». Tuona così l'intervento del Collettivo Exit, nelle parole di Angelo Dileo, riaprendo le polemiche di qualche giorno fa sulla questione Montaltino.

«Potremmo tranquillamente unirci al coro d'indignazione - prosegue Dileo - che ha scatenato questa sentenza, un coro che ha visto protagonisti forze politiche, vedi la Federazione della Sinistra, che hanno sostenuto durante il secondo mandato l'amministrazione Maffei, diventando fedeli alleati di partiti che hanno voluto a tutti i costi la lottizzazione a Montaltino. Oppure potremmo ricordare, come ormai da molti anni facciamo, che c'è un attacco sistematico al nostro territorio fatto attraverso speculazioni edilizie e massicce colate di cemento, cosa per altro vera. Potremmo aggiungere quello che tutti sanno e cioè che i responsabili politici di questo disastro sono il Partito Democratico e il Partito Socialista, attraverso i loro esponenti più in vista, capaci di tenere sotto scacco un'intera città. Infatti difficilmente ascolteremo interventi da parte di consiglieri regionali o ex consiglieri comunali su questa vicenda, perché di fatto tutti hanno contribuito a "violentare" sistematicamente questo territorio.

Quello che ci preme invece fare è un'analisi diversa per cercare un altro tipo d'intervento. Il punto centrale di questa analisi riguarda la questione della proprietà sia pubblica che privata. Ormai entrambe si intrecciano trasformandosi in un unico blocco di potere che ha come comune denominatore il profitto. Purtroppo nella nostra città spesso la proprietà pubblica non riesce ad essere sottratta allo sfruttamento ad uso e consumo del capitale. Esempi lampanti di questo intreccio nefasto riguardano appunto Montaltino oppure i tentativi, per il momento andati a vuoto, di trasformare ettari di aree agricole, in terreni edificabili, affossando qualsiasi possibilità di approvazione del PUG (Piano Urbanistico Generale), o la svendita degli immobili pubblici.

Oggi per cercare di salvare il nostro territorio dai continui attacchi, non serve brandire il vessillo della legalità che nei fatti viene ammainato ogni qual volta c'è da votare in consiglio comunale una nuova speculazione, ma serve un cambio di prospettiva. Da tempo proponiamo come agente di una possibile trasformazione di un modello di sviluppo in crisi profonda il concetto di bene comune. Sempre più i beni comuni come l'acqua, la terra, ci riportano ad una dimensione reale di tutela e valorizzazione del territorio. Tutto questo non pone come problema centrale il conflitto tra proprietà pubblica e privata perchè entrambe hanno come obiettivo quello di generalizzare ed estendere all'intera comunità il concetto di proprietà universale. Al contrario l'accesso libero, la condivisione e la cooperazione che caratterizzano l'uso del comune sono esterne e antagoniste alle relazioni di proprietà.

Da questo dobbiamo ripartire, coinvolgendo varie componenti della società, perché chiunque governerà la nostra città cercherà in tutti i modi di riproporre lo stesso modello di sviluppo fatto di speculazioni e privatizzazione di patrimonio pubblico.