«Quella per la Palestina è una battaglia, non una moda». L'intervento dell'Osservatorio Sergio Ramelli
La nota dell'associazione
mercoledì 24 settembre 2025
12.07
«Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un fenomeno che definire imbarazzante è poco: piazze italiane riempite da cortei della sinistra che si proclamano paladini della causa palestinese. Striscioni, slogan, vetrine distrutte, città imbrattate in nome di una battaglia che oggi diventa "di tendenza"». Così l'osservatorio Sergio Ramelli.
«Ma la verità storica è un'altra. La battaglia per la Palestina, contro l'occupazione e l'imperialismo, appartiene da sempre alla destra italiana. Già dagli anni Settanta e Ottanta i nostri militanti guardavano con rispetto e fratellanza al popolo palestinese, riconoscendo nella sua lotta la stessa difesa della patria, della terra, dell'identità. Lo facevamo quando nessuno osava dirlo. Lo facevamo quando stare al fianco dei palestinesi significava rischiare isolamento, repressione, manganelli e processi. Lo facevamo non per moda, ma per convinzione. Per coerenza. Perché nella lotta di quel popolo vedevamo riflessa la nostra stessa battaglia contro l'omologazione e l'imperialismo.
Oggi la sinistra scende in piazza con bandiere e cori, ma dimentica che è stata la stessa sinistra a tradire ogni concetto di patria, a ridicolizzare chi parlava di identità, a criminalizzare chi difendeva i confini. Oggi, per moda, si appropriano di una causa che non appartiene loro. Noi non distruggiamo le nostre città per difendere un popolo fratello. Noi non trasformiamo le piazze in teatri di vandalismo. Noi restiamo coerenti: la battaglia per la Palestina è la nostra battaglia. È scritta nella nostra storia, nelle nostre idee, nel nostro sangue politico. E non permetteremo a nessuno di riscrivere questa verità».
«Ma la verità storica è un'altra. La battaglia per la Palestina, contro l'occupazione e l'imperialismo, appartiene da sempre alla destra italiana. Già dagli anni Settanta e Ottanta i nostri militanti guardavano con rispetto e fratellanza al popolo palestinese, riconoscendo nella sua lotta la stessa difesa della patria, della terra, dell'identità. Lo facevamo quando nessuno osava dirlo. Lo facevamo quando stare al fianco dei palestinesi significava rischiare isolamento, repressione, manganelli e processi. Lo facevamo non per moda, ma per convinzione. Per coerenza. Perché nella lotta di quel popolo vedevamo riflessa la nostra stessa battaglia contro l'omologazione e l'imperialismo.
Oggi la sinistra scende in piazza con bandiere e cori, ma dimentica che è stata la stessa sinistra a tradire ogni concetto di patria, a ridicolizzare chi parlava di identità, a criminalizzare chi difendeva i confini. Oggi, per moda, si appropriano di una causa che non appartiene loro. Noi non distruggiamo le nostre città per difendere un popolo fratello. Noi non trasformiamo le piazze in teatri di vandalismo. Noi restiamo coerenti: la battaglia per la Palestina è la nostra battaglia. È scritta nella nostra storia, nelle nostre idee, nel nostro sangue politico. E non permetteremo a nessuno di riscrivere questa verità».