Piovaschi politici: la 167, un buon numero elettorale

L’amministrazione di Barletta fa acqua in periferia

mercoledì 8 ottobre 2014
A cura di Floriana Doronzo
Strade asfaltate 2 anni fa e oggi già cedevoli, rotatorie pro acquaplaning e transenne simboliche come per dire "questo è il massimo che possiamo fare". Si presenta così la 167 di Barletta, quel codice a tre cifre altamente strategico per organizzare i comizi politici di chi della parola "campagna" conosce solo l'accezione elettorale. Uno di quei numeri utili, da considerare quando ci si deve avvicinare a quei "poveri sfigati", ma pur sempre elettori, che hanno deciso di abitare la periferia, pensando che l'unica differenza dal centro abitato fosse la distanza. Ma è a distanza che gli amministratori non riescono a vedere, quel raggio spaziale che va oltre la stazione e al di là del sottovia Alvisi; una miopia che non permette loro di osservare l'incremento demografico che la periferia sta registrando negli ultimi tempi, le giovani coppie che comprano casa e che, prima di diventare genitori, vorrebbero avere la certezza di un accesso (idoneo alle ruote dei veicoli e non alle imbarcazioni) lineare al loro portone, magari illuminato. Ma alla fin fine, per questi "cittadini di seconda classe", fruitori di disservizi, c'è una riduzione della Tasi, portata a un massimo del 50%, stando all'ultimo consiglio comunale. Eppure, la cassa pubblica, da questi cittadini, gli oneri di urbanizzazione li ha ricevuti anzitempo.

Di bambini in periferia ce ne sono tanti, e molti sono quelli che frequentano le scuole del centro urbano-come testimoniò il Dirigente scolastico Basile durante gli Stati generali della Scuola. Questo significa che i margini della città non sono più marginali. Se si nota un fenomeno di decentralizzazione, è bene che lo si affronti e che si applichino misure in grado di assecondarlo. Perché in periferia si vive bene, gli spazi sono ampi, il parcheggio è facile, la spesa al supermercato è rapida. Ma quando piove, pensare di uscire di casa diventa meno affascinante: già poter entrare in auto è una fortuna, almeno significa che non sta nel fango; ma povero autista con tutte le buche e i laghi artificiali che incontrerà agli incroci! Se poi si è a piedi, la clausura è sicuramente preferibile, vista la probabile doccia al buio. Non mancano le ironie di alcune parti politiche, che vedono la periferia come il nuovo litorale, né si astengono dalla critica i versanti opposti; ma ancora una volta, la dimensione prediletta rimane quella centrale. La considerazione per i confini estremi rimane limitata alla piattezza delle parole "destra" e "sinistra".

E' invece tridimensionale l'ottagono di Via Vittorio Veneto, Via Barberini, Via delle Querce, Crocevia Bonelli, Via Poalo Ricci, Via Romanelli, Via Padre Raffaele Di Bari e Via Dante Alighieri, che forma il G8 della grande periferia alla(r)gata, ancora ignara di cosa sia un atto di manutenzione. L'idea del Parco dell'Umanità è quella di creare un faro periferico, ma lo spazio si sta saturando, il verticalismo edilizio ha bisogna di tenere i piedi per terra e, ad oggi, i piedi affondano nella fanghiglia. Questo incontro fatale tra pioggia e cantieri continua ad essere il neo allarmante del tessuto connettivo della 167; e alla fine la soluzione dov'è? In un volatile patto con Eolo, affinché spazzi via le nuvole e dia spazio al sole per asciugare le pozzanghere. Il problema serio è che alla fine non siamo giunti; siamo solo all'inizio della stagione fredda e il simbolismo delle transenne indica che di palliativi ce ne saranno ancora tanti.