Morì per la fuga di gas in via Milano a Barletta, rinviati a giudizio gli accusati

L’esplosione fu violenta e scardinò le porte dell’esercizio commerciale che investirono in pieno Nicola Delvecchio

sabato 18 maggio 2019 14.43
Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Trani Ivan Barlafante ha rinviato a giudizio i 2 imputati ancora accusati per la morte del tecnico dell'Italgas Nicola Delvecchio, 56enne di Margherita di Savoia deceduto il 25 aprile 2015 per una fuga di gas in Via Milano: qui era intervenuto per riparazioni alla rete danneggiata dai lavori per l'installazione della fibra ottica Telecom.

Per Michele Di Gioia e Giuseppe Caforio, rispettivamente legale rappresentante della "S.I.R.E.T." e responsabile del servizio di prevenzione della stessa società, il processo inizierà il 25 settembre dinanzi al Tribunale monocratico di Trani. Avevano, invece, già patteggiato 2 anni di reclusione, col beneficio della pena sospesa, Massimo Marini e Antonio Pitardi, i dipendenti della "Phoenix Scarl" ritenuti responsabili della perforazione della condotta di gas. Del Vecchio era intervenuto per riparazioni alla rete danneggiata in Via Milano, insieme al collega Giuseppe Bizzoca. Quest'ultimo riportò gravi lesioni al volto ed alle mani. Andò decisamente meglio ad alcuni soccorritori: il vigile del fuoco Giovanni Cilli ed il comandante della polizia municipale Savino Filannino. Le opere erano state appaltate alla S.I.R.T.I. Spa e da questa subappaltate alla S.I.R.E.T. Spa presso cui erano stati distaccati gli operai della Phoenix: avrebbero perforato una condotta del gas che così si propagò in uno squarcio della rete fognaria fino a saturasi nella sala di acconciature situato al civico 146 di Via Milano. L'esplosione fu violenta e scardinò le porte in ferro dell'esercizio commerciale che investirono in pieno Delvecchio.

Nel corso dell'udienza preliminare il pubblico ministero Alessandro Pesce, sollecitato da un'istanza dell'avvocato Rinaldo Alvisi (legale degli eredi di Del Vecchio costituitisi parte civile), ha contestato ai 2 imputati rinviati a giudizio anche l'aver omesso, prima della sottoscrizione del contratto di subappalto, di verificare l'adeguatezza di alcuni documenti rispetto alle operazioni di installazione.