Molti giovani costruiscono all’estero la propria esistenza: e i barlettani?

Intervista ad Olga Mascolo, responsabile del Cts di Barletta

giovedì 20 marzo 2014
A cura di Viviana Damore
Grazie ai dati di indagini statistiche compiute all'estero dal Zurich Insurance Group, si è potuto comprendere come l'Italia sia interessata dal fenomeno dell'emigrazione giovanile. Circa il 30% dei giovani italiani, tra gli intervistati di età compresa tra i 14 e i 34 anni, sarebbe disposto a trasferirsi in un altro Paese per sfuggire alla disoccupazione e circa il 24% al fine di ricercare migliori condizioni occupazionali. Ben il 20% del campione di intervistati ha espresso preoccupazione per la situazione politica italiana, il 18% per la propria difficile situazione finanziaria e il 16% per la crisi dell'economia italiana. Tuttavia ben il 71% degli intervistati non prenderebbe in considerazione di ricominciare una nuova vita trasferendosi in un'altra nazione sentendosi invece molto più sicuro in patria (21%) e il 18% di chi vorrebbe emigrare prova troppa ansia per farlo davvero.

Abbiamo intervistato a tal proposito Olga Mascolo, curatrice del Cts (Centro Turistico Studentesco) di Barletta, per indagare in che modalità la popolazione giovanile barlettana sia interessata dal fenomeno di emigrazione. Il centro si occupa infatti di direzionare giovani studenti nel percorso di trasferimento definitivo all'estero, organizzazione di viaggi studio o viaggi ricreativi nelle più varie zone del mondo.

Che tipologia di utenti si rivolge al vostro centro?
«Sostanzialmente si rivolgono a noi universitari o neolaureati, quindi giovani dai 20 ai 32 anni circa. La maggior parte di loro si rivolge a noi per i corsi di lingua e per gli stage all'estero, soprattutto coloro che intendono trasferirsi in Inghilterra, Spagna e Germania. Si affacciano anche da noi i ragazzi del progetto universitario Leonardo o alcuni un po' più grandi che decidono di andare in altri continenti, in quel caso i loro interessi si concentrano sugli sbocchi lavorativi, anche perché in numerosi Paesi il compenso che si riceve è molto più alto rispetto a quello italiano».

Quanti dei vostri utenti barlettani vi hanno consultato per trasferirsi all'estero?
«Molti di loro sono andati via per restare, verificare la situazione, rinnovare il loro visto e magari decidere di diventare cittadini del Paese in cui si sono trasferiti. Esiste sicuramente un bel flusso, in particolare grazie alla posizione centrale dell'Italia, inoltre come ben sappiamo burocrazia e costi del lavoro sono i grandi problemi del nostro Paese e favoriscono quindi queste grandi correnti d'espatrio. Dei nostri utenti barlettani molti partono anche sprovvisti, magari non conoscendo la lingua del Paese in cui intendono affacciarsi. A tal proposito sono molto utili i corsi di lingua, ma spesso anche proprio la grande volontà e capacità di imparare agevolano poi la permanenza dell'utente nel Paese straniero; addirittura la Germania offre corsi pubblici per gli stranieri, favorendo moltissimo la loro permanenza e integrazione».

Riuscite a ricevere notizie dei giovani barlettani che avete seguito nel percorso di trasferimento?
«Per il momento abbiamo solo aiutato alcuni giovani barlettani nella partenza, pertanto le risposte che ne abbiamo ricevuto sono spesso parziali. Abbiamo aiutato dei ragazzi ad andare in Australia, a breve dovremmo riceverne notizie, infatti è nel nostro principale interesse oltre che offrire un servizio, dare una continuità al rapporto che stabiliamo con l'utente anche per avere una valutazione effettiva delle condizioni dei Paesi verso i quali si spostano».

In base alle vostre valutazioni, come giudicheresti il rapporto del barlettano con l'alterità del Paese straniero?
«Secondo me già dal detto di "San Ruggiero…" si comprende benissimo come il barlettano sia ben capace di vivere all'estero e di imparare, piuttosto che stando nella sua città. Barletta è così bella da assopire talvolta anche gli slanci personali. Andando all'estero invece viene stimolato l'impulso naturale alla sopravvivenza ed è allora che viene fuori quella forza che il barlettano possiede innata. Barletta è ricca di grandissimi stimoli ma ovviamente andando fuori ci si deve rimboccare le maniche ed impegnare, non potendosi più cullare di una città come la nostra che offre moltissimo spontaneamente. Molti sono quelli che infatti restano all'estero, basti dare uno sguardo al sito di barlettani nel mondo "Papagnol.com", per costruire lì la propria esistenza, là dove anche sforzandosi e impegnandosi riesce ad avere un riscontro di quelli che sono i propri sforzi. Barletta potrebbe crescere moltissimo, ma questo potenziale rimane nullo se nessuno si impegna a farlo, sta quindi a tutti noi impegnarsi a creare un'apertura mentale e comportamentale nella città».