"Mi chiamo Beba", morte e rinascita di una famiglia

In Sala Rossa la presentazione del volume di Palma Lavecchia

giovedì 19 marzo 2015
"Mi chiamo Beba. Se un uomo ti picchia, non è mai per amore" (Ed.infinito, 147 pagg. 13 euro): è questo il titolo del volume che racconta la storia di Benedetta, detta Beba, una donna vittima della violenza fisica e psicologica dell'uomo che ama. L'occasione per la presentazione del libro è maturata venerdì scorso in Sala Rossa, tra le mura del Castello Svevo, alla presenza dell'autrice, la barlettana Palma Lavecchia, Capitano dei Carabinieri, residente ad Alatri e laureata in Restauro Architettonico.

Il libro è la storia di una persecuzione, di un crollo (Beba inizia a drogarsi per il dolore), di amore, e di rinascita con cui l'autrice vuole rappresentare il paradigma delle storie sofferte in silenzio da molte donne. L'autrice intreccia la storia di Beba con quella della sua famiglia, anzi delle sue famiglie. Storie piene di amori a volte pieni, a volte mancati, sempre sofferti. Storie anche di uomini. Sofferenti e fonte di sofferenza, come Luca, il marito di Beba. Simpatici e ricchi di amore, come Mattia, il figlio di Beba. E storie anche delle donne che aiutano, o fanno soffrire non volendo, Benedetta a liberarsi dal suo uomo incapace di amare. Sposata e madre di due figli, Palma Lavecchia ha raccontato a VivaSveva24 le ragioni fondanti dell'opera: