Mamma di Barletta salvata dall'Egitto, «viveva in uno stato di sudditanza psicologica»

Le parole dell'avvocato Rossana Lacerenza, anche lei di Barletta

martedì 12 dicembre 2017 20.04
A cura di Ida Vinella
Ha destato scalpore la notizia di oggi, rimbalzata in poco tempo sui vari organi di stampa, comprese testate giornalistiche nazionali come il Tgcom24. In un periodo storico in cui si parla con grande attenzione e coinvolgimento del tema della violenza sulle donne, la storia riguarda proprio una nostra giovanissima concittadina, in un caso che viaggia dall'Italia all'Egitto e ritorno.

Viveva segregata in casa, all'ombra dei suoceri, genitori del marito egiziano che è tornato in Italia lasciando nel suo villaggio la giovane donna e il loro bambino. L'amara vicenda, che per fortuna si è risolta per il meglio con il ritorno della ragazza in Italia, è stata seguita sotto il profilo legale dall'avvocato Rossana Lacerenza, anche lei di Barletta. L'abbiamo contattata per farci raccontare i dettagli e gli esiti più delicati dal profilo emotivo, non solo giuridico.

«È stato un puro caso scoprire di essere entrambe barlettane. Non conoscevo la ragazza prima di questa storia – racconta la dottoressa Lacerenza - il suo caso è stato segnalato a me che collaboro da tempo come avvocato di fiducia per la Camera di Commercio italiana a Il Cairo. La mia assistita ha cercato dapprima aiuto tramite conoscenti e amici in Egitto per segnalare la sua storia alle autorità italiane: da quel momento siamo entrate in contatto per permettere il suo ritorno in Italia. Lì in Egitto la ragazza viveva in uno stato di sudditanza psicologica non indifferente, considerando anche che non si trovava nella capitale, a Il Cairo, ma in un villaggio, dove di per sé la vita è molto più difficile, c'è poca possibilità di muoversi liberamente e trovare aiuto con facilità».

Volendo generalizzare, partendo da questo caso davvero al limite, abbiamo chiesto all'avvocato Lacerenza un suo pensiero personale, dando un consiglio alle donne che si trovano a vivere situazioni simili. «Rivolgersi sempre alle autorità per denunciare situazioni di questo genere: non basta pensare di riuscire a risolvere il problema per conto proprio, è importante farsi coraggio e denunciare. Parlarne con qualcuno è il primo input per uscire fuori da casi disperati e da lì indirizzarsi verso varie strade per trovare una soluzione».

La giovane barlettana, dopo questa intrigata vicenda, ha infatti deciso di presentare finalmente formale querela ai Carabinieri, sentendosi ora più al sicuro, qui a casa.