La «cultura dell'ascolto» nella 50^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Il messaggio dell'arcivescovo Giovan Battista Pichierri

domenica 8 maggio 2016
Oggi, domenica 8 maggio 2016, nella solennità dell'Ascensione, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, nella sua 50a edizione. Si trasmette il testo integrale del messaggio che, per l'occasione S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha inviato alla comunità diocesana.

«Carissimi, nella Solennità dell'Ascensione, come è consuetudine, la Chiesa celebra la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali che, quest'anno, raggiunge la 50a edizione. In questo giorno, in cui Gesù Risorto ritorna pienamente nella comunione e comunicazione trinitaria, siamo tutti invitati a farci attenti al Messaggio del Santo Padre Francesco pubblicato il 24 gennaio, in occasione della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. Il tema è: "Comunicazione e misericordia. Un incontro fecondo". In questa sede non intendo farne una sintesi; anzi, vi propongo vivamente di prenderlo in mano per leggerlo direttamente e per farne le dovute riflessioni. E' un testo che, nella brevità, si legge tutto d'un fiato e si presenta pregno di stimoli per la riflessione e per la vita spirituale.

Piuttosto di esso intendo evidenziare alcuni aspetti che mi hanno profondamente colpito e che facilmente possono riferirsi alla nostra attuale condizione. Innanzitutto il suo riferirsi alla misericordia che, sul piano della comunicazione, nella dimensione personale e comunitaria, comporta l'assunzione di un atteggiamento che si traduce in quella che mi piace chiamare "cultura dell'ascolto". Spiega Papa Francesco: "Ascoltare non è mai facile. A volte e più comodo fingersi sordi. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui. Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo". All'insegna dell'ascolto abbiamo vissuto, come ormai è noto, la celebrazione del recente Primo Sinodo Diocesano, da poco conclusosi, sull'assunto "Per una chiesa mistero di comunione e di missione". Ben volentieri ne parlo e, quando posso, ne riparlo, in quanto la dimensione dell'ascolto deve connotarci sempre, in quanto essa rappresenta quel terreno adatto per la comunione, per la comunicazione, per la compartecipazione e la corresponsabilità, per la lettura dei segni dei tempi, per il dialogo tra le varie componenti del Popolo di Dio e le diverse realtà diocesane, per l'esercizio di tante virtù tra cui in modo preminente quelle dell'umiltà e della consapevolezza dei nostri limiti.

Viviamo tempi nei quali questa capacità di ascolto è tendenzialmente messa alla prova, spesso sottesa o ridimensionata; ma, potrebbe sembrare strano, come non mai, sempre oggi, da tante parti, vicine e lontane, arrivano segnali di aiuto, di invocazione e di invito all'ascolto. E, di più, senza di essa smarriamo e chiudiamo le porte quando siamo chiamati, come dice Papa Francesco, "a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione". E' in gioco qui la nostra identità: "E' proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa – sono le parole di Papa Francesco – trasmettere misericordia, così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti nel dono dello Spirito Santo. Si tratta di accogliere in noi e di diffondere intorno a noi il calore della Chiesa Madre, affinché Gesù sia conosciuto e amato". Questa capacità di ascolto è richiesta in modo particolare anche ai giornalisti e operatori della comunicazione sociale. Il loro compito è complesso, difficile, talune volte non riconosciuto; ma è affascinante, soprattutto se il loro lavoro è teso a dare la parola ai senza voce, ai deboli, agli ultimi, a coloro che sono richiamati da Gesù nelle beatitudini: i poveri, i miti, gli afflitti, gli assetati di giustizia, i perseguitati, i misericordiosi.

Porgo ad essi i miei ringraziamenti per il loro lavoro ed anche per l'attenzione che pongono verso la comunità ecclesiale diocesana. Invoco di cuore su tutti la grazia del Signore!».