Il sindaco Maffei risponde a Barlettalife: «Caro Sarcinelli, non posso far passare nel silenzio la Sua sottile allusione»

Una riflessione del primo cittadino e la risposta del direttore. Il direttore risponde

venerdì 12 novembre 2010 20.09
A cura di Mario Sculco
Pubblichiamo di seguito la nota, in forma integrale, del sindaco Nicola Maffei in risposta a quanto da noi pubblicato nelle precedenti risposte al sindaco da parte del direttore di Barlettalife, di Ester Binetti in merito a 'Barletta Sostenibile', e le precedenti note del primo cittadino. Prima di questa, la risposta di Michele Sarcinelli. Non inseriamo una nostra chiave di lettura preferendo che entrambi i contenuti siano valutati nella loro forma più pura. Per amor di informazione.

Sig. Sindaco egregio,

Sono lusingato dal tempo che dedica a me e alla testata che dirigo. Leggo, ahimè, ansie, affanni, incertezze e insicurezze nella sua ulteriore risposta che volentieri pubblichiamo. Nella Sua lettera c'è l'onesta retrospettiva di chi avrebbe voluto e dovuto fare di più per la città dove, sia Lei che io, risediamo. Il suo malcelato astio non trova ragioni, fatta salva la Sua ammissione che poteva fare di più. Il resto è noia per i lettori, Sig. Sindaco. C'era dell'affetto fresco nei Suoi riguardi, ma Lei lo ha volutamente travisato. Sia Lei che io abbiamo occupato in modo soverchio la scena. La differenza sta che io non son candidato a nulla se non ad elaborare la situazione in cui versa la città.

Ristabiliamo i ruoli che diventano stucchevoli. Lei faccia il Sindaco-ricandidato. Io, colui che La interpreta. Solo una ultima annotazione che per me risulta spietata, una confessione impossibile ma lo faccio per amor di quell'equilibrio che per Lei, invece è una minaccia politica. Nel 2006 ho votato per Nicola Maffei.


Michele Sarcinelli, direttore responsabile



Caro Direttore Sarcinelli,

La voglio ringraziare per l'attenzione che mi ha concesso con il Suo diretto intervento e non posso che continuare a sostenere che un dibattito serio e non pregiudiziale non possa che fare bene a Barletta.

Dopo aver letto il Suo articolo, tuttavia, mi consentirà di controbattere ad alcune critiche che trovo per lo meno orientate. Innanzitutto intendo tornare sull'articolo firmato da Ester Binetti solo in funzione delle considerazioni che Lei ha fatto e vorrei iniziare dicendole che non ci vuole molto, in una comunità come quella barlettana, a conoscere l'idea politica, attività pubblica per eccellenza, di una persona. Questo è tanto più valido se si pensa che io faccio politica da troppo tempo per pensare che non conosca e rispetti tutti gli attori, giovani e meno giovani, della città, soprattutto coloro che sono dall'altro lato della barricata rispetto alle mie idee. D'altronde lo stesso Partito Democratico, quest'estate, ha invitato a moderare la serata di apertura della Festa Democratica proprio la giornalista della Sua redazione, valutandone sia la capacità professionale sia il fatto che potesse garantire pluralismo ad un dibattito che altrimenti sarebbe potuto apparire orientato. É stata, d'altronde, la Vostra stessa redazione, in quei giorni, a darne notizia. Non intendo dunque, su questa questione, andare oltre, convinto che una diatriba di questo tipo vada a collocarsi nel pettegolezzo politico e non in altro tipo di valutazioni che dovremmo tutti fare nel discernere il significato dato alle parole scritte che, nel caso specifico dell'articolo in questione, erano frutto di valutazioni personali e non di riscontri provabili.

Quello che però non posso far passare nel silenzio è la Sua sottile allusione secondo la quale io avrei pagato consulenti investigativi esterni per scoprire cosa si celi dietro la Sua redattrice. Beh, sa, capisco che in tempi di "sistema Boffo", "case a Montecarlo", escort e fango gettato su chi non si orienta sul pensiero dominante si possa credere che tutti noi siamo abilitati a comportarci nello stesso modo; tuttavia mi offende se assimila i miei comportamenti a quelli fascisti e totalitari usati da Berlusconi. Forse in Italia ci siamo abituati a pensare troppo alla "dietrologia" delle questioni per distinguere tra ciò che è semplice interlocuzione, anche accesa, da ciò che invece è minaccia? Se fosse così, caro Direttore, allora mi lasci dire che sareste per primi voi giornalisti a macchiarvi di una responsabilità che non appartiene a tutti ma che è invece figlia di una circoscritta e precisa idea di politica, di società e di relazioni tra persone che non mi è mai appartenuta e che allontano da me con forza e che, invece, nel momento in cui anche semplicemente viene usata come "pietra di allusione" per colpire qualcuno, come in questo caso Lei fa con me, diventa essa sì preoccupante. In questo, mi permetta, con "l'umiltà dei Grandi", come Lei dice, sono sicuro che saprà farsi perdonare.

Ritengo inoltre che la Sua considerazione sul fatto che io desideri limitare la libertà di stampa sia altresì perniciosa. Rispondere a un articolo pubblicato da una testata giornalistica rientra nelle libertà di ogni individuo e, dunque, anche mia. O forse Lei vive questa mia posizione come una limitazione al diritto di cronaca? E impostale da chi? La mia risposta Le è stata inoltrata attraverso il mio stesso Staff, come è giusto che sia. Secondo me, invece, prendere in considerazione quanto scritto da una testata giornalistica, come ho fatto io, è dimostrativo non solo del profondo rispetto che si ha nei confronti della Vostra categoria ma, al contempo, rappresenta un'esaltazione del ruolo professionale del giornalista, in questo caso di una giornalista, soprattutto quando io non mi trovi concorde con le sue opinioni. Avrei potuto, più comodamente, ignorare l'articolo, lasciandolo cadere nell'oblio. Così non è stato sia perchè io rispetto le opinioni di tutti e ne considero la gravità, sia perchè la giovane età della giornalista non deve costituire una scusante a dirle sempre e soltanto parole di compiacimento che non la aiuterebbero a crescere, sia perchè, inoltre, guardo da sempre con attenzione alla Sua redazione non solo quando si parla bene dell'Amministrazione ma, soprattutto, quando ci rappresenta elementi di criticità degni di considerazione. Ma, per questo stesso motivo, non posso accettare che si dicano cose che, invece, palesemente vogliano portare l'attenzione del lettore su altre questioni e su altri piani di discussione. Criticarmi per una fantomatica campagna elettorale che io avrei avviato e citare slogan provenienti da altre formazioni politiche a me ostili e da diverso tempo in campagna elettorale, non è, a mio modo di vedere, un atteggiamento degno di essere lasciato passare in secondo piano. Ne va della vostra stessa credibilità di redazione giornalistica e di categoria professionale.

Lei, inoltre, stigmatizza il fatto che io possa decidere di pubblicare le mie opinioni in merito alle questioni più disparate sul mio sito personale. Devo pensare che sia proprio questo a poter dare fastidio al cronista che invece suggerisce, come fa Lei stesso, di usare il mezzo dettato dal giornalista stesso? Forse mi sta dicendo che io non debba usare internet, strumento di libertà assoluta, come farebbe qualsiasi altro cittadino? Forse mi suggerisce di non esprimere una mia opinione anche in merito a eventuali errori che qualunque giornalista potrebbe compiere nel dare o orientare una notizia? Lei è cioè convinto che a voi giornalisti sia concessa l'autorità di criticare e a noi politici (ma si potrebbe trattare di qualsiasi altro cittadino) non è nemmeno permesso di evidenziare le cantonate che anche Voi potete prendere? E dov'è, allora, la libertà di espressione che Lei stesso paventa nel rivendicare, giustamente, alla Sua redazione un ruolo di critica nei confronti dell'Amministrazione che io guido? Secondo Lei, dunque, io dovrei stare a guardare e a subire ogni tipo di attacco o di critica senza poter aprire bocca, anche quando ritenessi che quelle critiche e quegli attacchi siano privi di fondamento? Dove finisce la libertà di espressione e dove, invece, inizia il desiderio giornalistico di verità? Sono convinto che le due cose siano strettamente correlate e ogni giornalista non dovrebbe che essere felice, invece, di godere della possibilità di attingere direttamente dall'opinione altrui per farsi un'idea complessa e poi valutare con più serenità le posizioni di tutti. E badi, Direttore: qui non si tratta di libertà di informazione orientata solo in un senso.

Ho ascoltato molto attentamente il dott. Ingroia, ospite di una manifestazione di cui la città è fiera e che la mia Amministrazione sta sostenendo. Il Magistrato non ha detto che compito dei giornalisti è informare; sarebbe stato lapalissiano. Ha invece sostenuto che informare attenendosi ai fatti è compito dei giornalisti e i fatti, mi permetta, nell'articolo in questione scarseggiavano. Se poi per "formazione dell'opinione pubblica" si ritiene che l'unica voce attendibile sia quella dei giornali, allora che lo si dica con chiarezza e possiamo anche troncare qui un dibattito e un dialogo che non avrebbero ulteriore senso. Ma sono convinto che anche in questa Sua posizione ci sia stato un fraintendimento.

Voglio tranquillizzarLa: non mi sottraggo al confronto. Sono io stesso consapevole che in questi anni non tutto è andato per il verso giusto e che alcune cose si sarebbero potute far meglio. Ciò che mi stupisce non è il rumore della critica negativa che non può che fare crescere e migliorare, quanto invece il silenzio che viene nel momento in cui si dovrebbero esaltare cose che invece si attendevano da tempo. Non voglio annoiarla con un elenco di sigle sterili che nulla porterebbero né alla mia tesi né alla Sua. Ci tengo solo a ribadire che a me, e credo a tutti coloro che quel percorso di partecipazione di "Barletta sostenibile" hanno ritenuto di dover avviare credendoci e mettendo anche in conto che si potesse commettere degli errori, risulta sgradevole sentir parlare di "cattedratici ometti" che invece sono riconosciuti professionisti quale è Fedele Congedo; come mi risulta fastidioso subire l'analisi del mio pensiero che ritengo essere stato piuttosto chiaro e che tutti possono rileggere qui.

Mi piacerebbe, infine, capire che intende per "schiaffeggiare a dovere le interperanze e le cointeressenze della compagine politica che nel 2006 mi ha sostenuto". Non so se Lei, l'altra sera, ha avuto modo di seguire la trasmissione di Roberto Saviano e Fabio Fazio su RAI 3. Sono restato molto impressionato da un passaggio che riguardava il Giudice Giovanni Falcone, peraltro già ripreso dal Giudice Ingroia nel recente incontro barlettano; mi scuso se lo riprendo, non ritenendomi all'altezza nemmeno di pronunciarne il nome, tuttavia è fondamentale per capire quale sia il valore che io do alla carica che rivesto.
Io, quale Sindaco di Barletta, sono un uomo delle istituzioni e, per quanto con un incarico politico, nelle istituzioni devo operare, cercando di averne rispetto e spingendole ad agire secondo l'alto compito che è stato loro affidato dai cittadini. Questo è il motivo per il quale non ritengo di dover "schiaffeggiare" nessuno; semmai, proprio per quei canoni educativi che provengono dalla mia precedente attività didattica nella scuola pubblica, sono e resterò fiducioso sino alla fine che i principi con i quali si sono formate le intelligenze delle persone, giovani o meno giovani, debbano essere essi stessi garanzia di limpidità di atteggiamenti e proposizione di opinioni figlie del desiderio di libertà e benessere comune nel rispetto delle regole costituzionali.

Con questo La saluto, scusandomi se non invierò questa missiva alla Sua redazione, ritenendo altresì che il mio sito internet, nella pubblicità della rete, abbia pari dignità rispetto a qualsiasi altra struttura che nella rete fa opinione e genera alternative intellettuali.

Con cordialità.

Ing. Nicola Maffei