Il mondo precario sommerso dai diritti violati

Mille lavori, mille identità per una sola certezza: l'assenza di un futuro stabile. Quando uno stage serve solo a prepararne un altro

domenica 12 febbraio 2012
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Gli abitanti di questo mondo, quello precario, sono archeologi, ricercatori, giornalisti, formatori, architetti e molte altre figure lavorative, che usano la partita Iva, collezionano contratti a progetto o borse di studio e fondano anche microimprese. In una sola vita lavorativa, questi prestatori d'opera indipendenti cambiano mille identità e ne possono assumere altrettante nello stesso momento. Per loro c'è una sola certezza ovvero che le garanzie fiscali, previdenziali e sociali, previste per i lavoratori dipendenti, sono un'utopia.

Uno dei settori più produttivi del nostro paese è il terziario avanzato, che versa in una crisi nera da tempo. Infatti il tasso di occupazione è diminuito da 1,3 milioni a 890 mila persone e gli archeologi sono la categoria più colpita dal taglio che ha portato il budget dei Beni Culturali da 2,1 miliardi l'anno nel 2003 agli attuali 1,4. Per loro l'assunzione nel pubblico è preclusa e scegliere la libera professione può trasformarsi in un'avventura picaresca. Gli archeologi, ad esempio, free-lance sono quarantenni con un alto livello di formazione e sono obbligati a versare i contributi alla gestione separata dell'Inps, ma avranno difficoltà a ricevere persino la pensione sociale. Si profila, così, un'emergenza sociale senza precedenti, ma la politica prima e i sindacati poi, forse non se ne sono resi conto.

Nella pubblica amministrazione, il taglio di circa 150.000 atipici manderà in tilt la sanità, dove i medici, il personale paramedico e gli assistenti sociali lavorano nei modi più fantasiosi, compresa la partita Iva. Nell'Università saranno, presumibilmente, licenziati migliaia di ricercatori precari a causa della riforma Gelmini ed è difficile prevedere che fine faranno queste persone, perché, in Italia, non sono previste forme di tutela del reddito per i precari pubblici, che perdono il lavoro e sul mercato del lavoro non c'è una grande richiesta di lavoro qualificato, per cui le vie d'uscita dalla crisi sono la sotto-occupazione o l'emigrazione.

Se per i quarantenni è difficile aspirare a una stabilizzazione o diventare lavoratori autonomi a tutto tondo, per gli studenti che si mantengono agli studi tra un lavoretto e un altro la vita diviene un ingorgo, perché la loro giornata è scandita da stage, tirocini e l'inoccupazione è, per loro, il futuro garantito. Ormai lo stage serve solo a prepararne un altro, giusto il tempo per permettere alle imprese di partecipare alle gare, comprimendo, al massimo, il costo del lavoro. Lo stage viene utilizzato per sostituire la forza lavoro regolarmente assunta, per cui deve essere riconosciuto sulla base di diritti certi e mansioni chiare per evitare che sia una forma di sfruttamento gratuito.