«Il mare sia una priorità di questa amministrazione»

Intervento del consigliere comunale Rosa Cascella

sabato 9 agosto 2014 2.21
"L'inquinamento del mare di Barletta non è un problema su cui si possano accendere i riflettori solo d'estate, quando i campionamenti di Goletta Verde e dell'Arpa ci indicano criticità ormai conosciute da tempo e mai affrontate in maniera sistemica". A scrivere queste severe parole, rivolte soprattutto all'Amministrazione, è la consigliere comunale del PD Rosa Cascella, presidente della Commissione consiliare Ambiente.

"Le soluzioni-tampone escogitate tra i mesi di Luglio e di Agosto non sono più sufficienti a placare l'indignazione dei cittadini che reclamano interventi risolutivi ad un problema che investe da anni tanto l'economia locale basata sulla ricettività turistica quanto la tutela della salute dei bagnanti. Cosa ha intenzione di fare questa amministrazione a partire dal mese di Settembre e sino al prossimo mese di Maggio? Occorre stilare un programma di interventi ben definito, senza il quale si rischia di agire solo in occasione del verificarsi di emergenze temporanee come quelle che hanno portato nei giorni scorsi ai divieti di balneazione sulla litoranea di ponente. Il mare di Barletta è un'emergenza che dura 12 mesi all'anno ed è necessario che diventi una priorità di cui occuparsi non solo durante la stagione estiva.

Perché, a questo punto, non pensare di costituire una task force permanente dove le migliori professionalità del territorio, che da anni studiano le problematiche relative all'inquinamento del nostro mare, possano collaborare unitamente agli enti pubblici che sono predisposti ai controlli e all'attuazione di interventi? Un tavolo operativo che produca risultati concreti sui quali imbastire le future azioni di questa amministrazione?

Le principali cause di inquinamento delle acque marine sono ben note, dai famigerati canali di scolo delle acque superficiali che scaricano direttamente in mare, alle foci inquinate dell'Ofanto e del Ciappetta Camaggio, ma ve ne sono altre su cui sarebbe bene cominciare ad indagare attraverso controlli più approfonditi. Bene sta facendo l'Amministrazione, di concerto con la polizia locale, quella provinciale e l'Acquedotto Pugliese, a verificare la presenza di eventuali sversamenti abusivi ed inquinanti (in nome della trasparenza sarebbe opportuno rendere pubblici i risultati di questi interventi). Bisognerà investire anche in futuro su controlli serrati di questo tipo così come aumentare i campionamenti e le analisi delle acque. Perché potenziare il depuratore cittadino, attualmente sottodimensionato, è certamente un obiettivo da perseguire con fermezza, oltre che atteso da anni, ma potrebbe non dimostrarsi la panacea di tutti i mali. Ci sono parametri come fosforo e azoto sui quali il depuratore non andrebbe ad influire e che invece andrebbero tenuti sotto osservazione poiché da essi può dipendere la proliferazione di alghe e mucillagine, così frequenti nel nostro mare. L'impianto di affinamento delle acque reflue, altra cattedrale nel deserto, dovrà entrare in funzione al più presto anche per combattere questo tipo di fenomeno, e a tal proposito servirebbe una maggiore coesione tra i Comuni interessati al suo sfruttamento per sollecitare la Regione Puglia a rimuovere celermente gli ultimi ostacoli burocratici che ne impediscono l'attivazione.

Quello che l'amministrazione può fare, in sinergia con l'Acquedotto Pugliese, è avviare indagini conoscitive della struttura fognaria (a Bari sta avvenendo proprio in questi giorni grazie a tecnologie robotiche fornite dal Politecnico) per monitorare la capacità delle condotte sotterranee di gestire adeguatamente sia la fogna bianca che quella nera, evitandone la commistione. Quindi da un lato intensificare i controlli, anche a livello sovracomunale, per prevenire scarichi abusivi provenienti soprattutto da attività industriali non a norma, dall'altro verificare lo stato di salute della nostre condutture fognarie in modo da preservare la qualità delle acque trasportate dai canali di scolo direttamente in mare. Investire tempo e risorse in azioni di controllo, manutenzione e, dove necessario, in nuove opere idrauliche, può costituire un importante segno di discontinuità rispetto agli interventi "una tantum" del passato o ai progetti faraonici di difficile attuazione (che fine ha fatto il Waterfront?). La sfida all'inquinamento del nostro mare non è semplice e richiede tempi lunghi, investimenti importanti, iter laboriosi, ma deve pur conoscere la posa della prima pietra.

La Commissione Ambiente – conclude la consigliere Cascella - nei prossimi mesi darà il proprio contributo in termini di valutazioni e proposte, ascoltando associazioni e imprese che vorranno collaborare, restituendo così all'argomento la dignità e l'importanza che merita".