Il lavoro scompare come i concorsi fantasma

I giovani ormai alla ricerca di mete chimeriche. Mare della legalità ormai inquinato

mercoledì 12 gennaio 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Da qualche anno, non fanno più parte della coreografica terra italica le maree di giovani, in attesa di accedere a luoghi molto ampi per accaparrarsi un posto di lavoro e dare una certa prospettiva al proprio futuro, ora sostituiti da lunghe file di giovani, sempre in attesa, di avere la possibilità che si consumerà, nello spazio di pochi minuti, di raggiungere una meta chimerica, soggetta a svanire nella quantità di tempo, servita per raggiungerla. Funzionavano, quasi da uffici di collocamento, le biblioteche ove potevano essere consultate le denominate "Gazzette Ufficiali" e sognare,a buon diritto, di essere prossimo alla "sistemazione" ossia al posto fisso, parecchio utile nel caso che si abitasse nelle zone con l'atavica fame di lavoro, certo e retribuito in maniera dignitosa.

Nel mondo del lavoro, quello che ruotava attorno al pubblico, fatte salve le debite eccezioni in senso negativo, navigava nel mare della legalità. Mare che, con ogni probabilità si è inquinato, lasciando spazi grandi come quelli delle sterminate praterie, lasciati alle scorrerie di eroi senza macchia e senza paura, divenuti gradualmente uomini moderni, alla ricerca di valori, tipici dei film western della serie "il volto rude dell'America" senza fantasmi. Se fantasmi poi ci sono stati nella BT sono quelli che circolano senza lenzuoli addosso e che incutono, più rabbia che paura, ai giovani, anche meritevoli, che cercano di inserirsi con criteri di correttezza nel mon do lavorativo, loro precluso da una classe dirigente che del lavoro, sancito dalla Costituzione come un diritto, lo utilizza politicamente, in maniera impropria, derubricandolo a mero strumento di convenienze politiche.

Certamente l'aver rotto, in maniera infantile, il giocattolo "posto di lavoro", propone un cambio di marcia e di direzione, che si prefigga il recupero del valore "lavoro", messo, da qualche tempo, in discussione e non disgiunto dal concederlo ai giovani con criteri di selezione, non alla guisa della Carboneria risorgimentale, bensì con criteri chiari e palesi sin dall'inizio dell'indizione, perché ora a guardarci non sono più i bambini, incollati alla televisione, ma i giovani, appellati, con gratuita faciloneria, bamboccioni senza meritarselo, perché, in fondo, una buona porzione di colpa appartiene ai denominati adulti.