Il Coronavirus mette a dura prova le partite IVA: «Non ci stanno aiutando»
Giuseppe, parrucchiere 32enne di Barletta: «Bisogna aiutare tutti a risollevarsi»
mercoledì 25 marzo 2020
Si attende ancora il decreto attuativo per conoscerne le modalità di richiesta, ma tra le misure previste dal decreto "Cura Italia" per far fronte all'emergenza economica, vi è il bonus pari a 600 euro destinato a lavoratori autonomi e a possessori di partite IVA che siano iscritti alla gestione separata dell'INPS.
La misura, pensata per colmare quanto non incassato nel mese di marzo, sarà presumibilmente estesa anche a quello di aprile. Un contributo utile ad integrare i mancati guadagni di queste categorie di lavoratori, ma per molti insufficiente ad attutire il colpo.
Giuseppe, parrucchiere 32enne di Barletta, è tra gli insoddisfatti delle misure prese dal Governo e si affida ai social per comunicarlo, prima di contattarci. «Non ci stanno aiutando» ci dice, facendosi portavoce di un sentire comune a molti titolari di partita IVA, sgomenti e incerti per il loro futuro. «Ai nostri figli – auspica Giuseppe – dovremo poter dire non solo di aver vissuto quest'emergenza, ma anche di averla superata».
«Stanno lasciando morire le piccole partite IVA, non si sono preoccupati di molta gente – prosegue – Bisogna aiutare tutti a risollevarsi». La sua attività è al momento chiusa, non rientrando tra i servizi di primaria necessità, ma le spese non si sono certo fermate. Le bollette continuano ad arrivare e il canone di affitto del salone non può non essere pagato.
Quella di Giuseppe è la situazione di molti altri lavoratori e dimostra come, sebbene il bonus di 600 euro potrà offrire un parziale ristoro delle somme non guadagnate, non sarà una misura sufficientemente calibrata per garantire sicurezza a tutti i lavoratori. «Lo Stato dovrebbe tutelare tutti – osserva il trentenne – ma se non dovessi pagare l'affitto del mio locale mi attenderebbe lo sfratto». Così, la provocazione: «Sarei disposto a chiudere la mia Partita IVA».
Il tema economico e quello del lavoro occuperanno lo spazio successivo all'attuale emergenza sanitaria. «Abbiamo bisogno di tutte le leve pubbliche per risollevare il Paese, perché le conseguenze potrebbero essere molto gravi» ha detto ieri il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano. La più grande crisi dal secondo dopoguerra, l'ha definita il Premier Conte, il cui scenario è del tutto ignoto.
È forse per questo che bisogna attendere, seppur nell'incertezza e nello sconforto di molti, che l'allarme sanitario venga del tutto superato prima di poter tirare le somme dei provvedimenti tampone presi sino ad oggi.
La misura, pensata per colmare quanto non incassato nel mese di marzo, sarà presumibilmente estesa anche a quello di aprile. Un contributo utile ad integrare i mancati guadagni di queste categorie di lavoratori, ma per molti insufficiente ad attutire il colpo.
Giuseppe, parrucchiere 32enne di Barletta, è tra gli insoddisfatti delle misure prese dal Governo e si affida ai social per comunicarlo, prima di contattarci. «Non ci stanno aiutando» ci dice, facendosi portavoce di un sentire comune a molti titolari di partita IVA, sgomenti e incerti per il loro futuro. «Ai nostri figli – auspica Giuseppe – dovremo poter dire non solo di aver vissuto quest'emergenza, ma anche di averla superata».
«Stanno lasciando morire le piccole partite IVA, non si sono preoccupati di molta gente – prosegue – Bisogna aiutare tutti a risollevarsi». La sua attività è al momento chiusa, non rientrando tra i servizi di primaria necessità, ma le spese non si sono certo fermate. Le bollette continuano ad arrivare e il canone di affitto del salone non può non essere pagato.
Quella di Giuseppe è la situazione di molti altri lavoratori e dimostra come, sebbene il bonus di 600 euro potrà offrire un parziale ristoro delle somme non guadagnate, non sarà una misura sufficientemente calibrata per garantire sicurezza a tutti i lavoratori. «Lo Stato dovrebbe tutelare tutti – osserva il trentenne – ma se non dovessi pagare l'affitto del mio locale mi attenderebbe lo sfratto». Così, la provocazione: «Sarei disposto a chiudere la mia Partita IVA».
Il tema economico e quello del lavoro occuperanno lo spazio successivo all'attuale emergenza sanitaria. «Abbiamo bisogno di tutte le leve pubbliche per risollevare il Paese, perché le conseguenze potrebbero essere molto gravi» ha detto ieri il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano. La più grande crisi dal secondo dopoguerra, l'ha definita il Premier Conte, il cui scenario è del tutto ignoto.
È forse per questo che bisogna attendere, seppur nell'incertezza e nello sconforto di molti, che l'allarme sanitario venga del tutto superato prima di poter tirare le somme dei provvedimenti tampone presi sino ad oggi.