Il Centenario di san Ruggero: un Vescovo sociale e amato da tutti
La nota del centro studi La Cittadella Innova
martedì 30 dicembre 2025
«L'uomo Rogerio nasce intorno al 1060-70, da una famiglia di stirpe normanna, probabilmente a Torre Pietra (presso Margherita di Savoia) fin ragazzo vive nella importante Cittadella di Canne della Battaglia. Acclamato dal popolo cannense e dal clero di quella Diocesi in età molto giovanile come Diacono e presto come Vescovo, l'uomo muore nel 1130: nello stesso anno in cui dopo oltre un secolo i Normanni (anche grazie al ruolo del Papato con diversi e pazienti Concili svolti a Melfi) finalmente riunificheranno in un solo moderno Stato i frammenti ovvero i resti dell'impero romano (contesi tra saracini, bizantini e longobardi). Quale funzione ebbe ad assolvere in questo contesto la figura del nostro santo Prelato? Da quale virtù era animato del senso della giustizia del signor Dio, ubbidienza al Papa?». Così il responsabile del Centro studi La Cittadella Innova, Nicola Palmitessa.
«Le grandi fatiche della sua evangelizzazione si caratterizzano da un forte apostolato: tra senso missionario per una divina giustizia (cioè non banalmente redistributiva per i poveri) e un potente spirito conversione dei cuori di popoli: abbacinati da vecchie tradizioni idolatriche. Dalla sua Diocesi di Canne verrà chiamato a Salpi (poi Trinitapoli), da Torre Pietra a Zapponeta a Canosa ed altre città, per spingersi nelle città del nascente regno del sud Italico: per giungere ai massimi livelli per delicatissime missioni diplomatiche (sollecitate da pontefice Pasquale II e dal potere mondano) sul destino del nascente Ducato di Puglia e del regno di Sicilia.
La traslazione del 1276 e il Centenario per il 2026. Intanto continua la forte decadenza della sua città (come aveva profetizzato), cannesi e canosini migreranno in Barletta. Allora, come porre rimedio ai rischi di atti vandalici alla Cattedrale cannese Santa Maria ove giacevano le spoglie del santo?
A porre un giusto rimedio saranno gli stesso cannensi in Barletta: operando furtivamente la traslazione del Corpo nel 1276: dalla Cattedrale di Canne della Battaglia nella chiesa S. Stefano, poi San Ruggiero. Da quella data ad oggi sono passati settecentocinquanta anni. Quindi per la Città di Barletta e l'arcidiocesi, il prossimo 2026 sarà l'anno delle celebrazioni del Centenario a tutto tondo sul S. Ruggiero.
Con quale approccio e modalità di indagini storiche si svilupperanno in questo 2026: eventi liturgici, ricorrenze, memorie storiche e indagini storiografiche sul san Ruggiero patrono di Barletta? Come discernere l'uomo in sé dalle sue eroiche e sante virtù? Quale sua testimonianza di vita evangelica santo? Quale ruolo assumerà l'autorità istituzionale di Vescovo?
In questi secoli la letteratura storica sulla Vita di S. Ruggiero, pur essendo vasta, tuttora rimane meritevole di doverosi approfondimenti da tempo lasciati in ombra. Sulle Vite dei santi e nel loro contesto storico, ho scritto non poco ed anche su S. Ruggiero. Sarebbero possibili riorientare le ricerche almeno secondo due aspetti tra loro intrecciati. Suscettibili di feconde e inedite conoscenze tutte da riscoprire.
La vasta letteratura storica avvicendatasi e stratificatasi dall'Anonimo Cannense in poi, è semplicemente impressionante. Pur tra mille distinguo e ricchezze di interessanti particolari, il comune denominatore di questa letteratura si incentra sulla Leggenda della visita alla Grotta di s. Michele sul Gargano intorno apparizioni dell'Arcangelo (del 490, 492, 493 d.C.). Tuttavia, la grande svolta storiografica avverrà solo agli inizi del Novecento.
Nel 1905 la grande revisione storica. Dobbiamo ringraziare ai lavori del Vescovo Nicola Monterisi (1867- 1944) sacerdote di Barletta, poi Vescovo di Chieti e di Salerno), se la Vita di San Ruggiero uscì dal limbo immaginario della Leggenda del Gargano Celeste Basilica di San Michele Arcangelo. Il nostro concittadino laureatosi nel 1897 in lettere presso la Regia Università di Roma con una tesi dal titolo: Leggenda e realtà intorno a s. Ruggero, vescovo di Canne e patrono di Barletta, primo studio critico sul santo, pubblicata a Barletta nel 1905.
Notevole è quantità di Documenti ufficiali rintracciati da Nicola Monterisi sul Vescovo Rogerio, un uomo vissuto tra il 1060-1070 e morto nel 1130, quindi non nel V secolo d.C. - dora in poi gli storici saranno chiamati al doveroso lavoro di revisione (dal canonico S. Santeramo a R. Zagaria, da don Fran Damato ad altri).
Ma il patrimonio della letteratura storica e storiografica comporterà un lavoro per così dire certosino. Un esempio per tutti: sgrossare le implicazioni che vedono S. Ruggiero alle prese con la leggenda garganica del V-VI secolo, non escluderebbe affatto che egli non si sia effettivamente incamminato sul Gargano per Visitare la Grotta di san Michele, appunto con altri Vescovi di altre diocesi pugliesi.
In sintesi: il possibile lavorio per gli storici sarebbe il ripensare all'effettivo contesto: sociale, storico dalle vicissitudini del ducato di Puglia a quello istituzionali delle città-Diocesi Normanne. Un altro aspetto sarebbe offerto dalla relazione tra l'uomo e il suo popolo: un ragazzo in preghiera ma riottoso a farsi diacono-prete-Vescovo che accetterà solo per le continue insistenze e acclamazioni del suo popolo cannense e dello stesso clero. Tra l'altro, ricostruirà la chiesa-cattedrale con le sue mani operose. Una sentita devozione popolare quindi, che si tradurrà dal 1780 agli inizi del '900 in cantastorie, scritte anche forme anche dialettali. Fascino e bellezza di queste narrazioni, forse andrebbero comparate tra loro. E queste con la fonte primaria offerta dal testo dell'Anonimo Cannense».
«Le grandi fatiche della sua evangelizzazione si caratterizzano da un forte apostolato: tra senso missionario per una divina giustizia (cioè non banalmente redistributiva per i poveri) e un potente spirito conversione dei cuori di popoli: abbacinati da vecchie tradizioni idolatriche. Dalla sua Diocesi di Canne verrà chiamato a Salpi (poi Trinitapoli), da Torre Pietra a Zapponeta a Canosa ed altre città, per spingersi nelle città del nascente regno del sud Italico: per giungere ai massimi livelli per delicatissime missioni diplomatiche (sollecitate da pontefice Pasquale II e dal potere mondano) sul destino del nascente Ducato di Puglia e del regno di Sicilia.
La traslazione del 1276 e il Centenario per il 2026. Intanto continua la forte decadenza della sua città (come aveva profetizzato), cannesi e canosini migreranno in Barletta. Allora, come porre rimedio ai rischi di atti vandalici alla Cattedrale cannese Santa Maria ove giacevano le spoglie del santo?
A porre un giusto rimedio saranno gli stesso cannensi in Barletta: operando furtivamente la traslazione del Corpo nel 1276: dalla Cattedrale di Canne della Battaglia nella chiesa S. Stefano, poi San Ruggiero. Da quella data ad oggi sono passati settecentocinquanta anni. Quindi per la Città di Barletta e l'arcidiocesi, il prossimo 2026 sarà l'anno delle celebrazioni del Centenario a tutto tondo sul S. Ruggiero.
Con quale approccio e modalità di indagini storiche si svilupperanno in questo 2026: eventi liturgici, ricorrenze, memorie storiche e indagini storiografiche sul san Ruggiero patrono di Barletta? Come discernere l'uomo in sé dalle sue eroiche e sante virtù? Quale sua testimonianza di vita evangelica santo? Quale ruolo assumerà l'autorità istituzionale di Vescovo?
In questi secoli la letteratura storica sulla Vita di S. Ruggiero, pur essendo vasta, tuttora rimane meritevole di doverosi approfondimenti da tempo lasciati in ombra. Sulle Vite dei santi e nel loro contesto storico, ho scritto non poco ed anche su S. Ruggiero. Sarebbero possibili riorientare le ricerche almeno secondo due aspetti tra loro intrecciati. Suscettibili di feconde e inedite conoscenze tutte da riscoprire.
La vasta letteratura storica avvicendatasi e stratificatasi dall'Anonimo Cannense in poi, è semplicemente impressionante. Pur tra mille distinguo e ricchezze di interessanti particolari, il comune denominatore di questa letteratura si incentra sulla Leggenda della visita alla Grotta di s. Michele sul Gargano intorno apparizioni dell'Arcangelo (del 490, 492, 493 d.C.). Tuttavia, la grande svolta storiografica avverrà solo agli inizi del Novecento.
Nel 1905 la grande revisione storica. Dobbiamo ringraziare ai lavori del Vescovo Nicola Monterisi (1867- 1944) sacerdote di Barletta, poi Vescovo di Chieti e di Salerno), se la Vita di San Ruggiero uscì dal limbo immaginario della Leggenda del Gargano Celeste Basilica di San Michele Arcangelo. Il nostro concittadino laureatosi nel 1897 in lettere presso la Regia Università di Roma con una tesi dal titolo: Leggenda e realtà intorno a s. Ruggero, vescovo di Canne e patrono di Barletta, primo studio critico sul santo, pubblicata a Barletta nel 1905.
Notevole è quantità di Documenti ufficiali rintracciati da Nicola Monterisi sul Vescovo Rogerio, un uomo vissuto tra il 1060-1070 e morto nel 1130, quindi non nel V secolo d.C. - dora in poi gli storici saranno chiamati al doveroso lavoro di revisione (dal canonico S. Santeramo a R. Zagaria, da don Fran Damato ad altri).
Ma il patrimonio della letteratura storica e storiografica comporterà un lavoro per così dire certosino. Un esempio per tutti: sgrossare le implicazioni che vedono S. Ruggiero alle prese con la leggenda garganica del V-VI secolo, non escluderebbe affatto che egli non si sia effettivamente incamminato sul Gargano per Visitare la Grotta di san Michele, appunto con altri Vescovi di altre diocesi pugliesi.
In sintesi: il possibile lavorio per gli storici sarebbe il ripensare all'effettivo contesto: sociale, storico dalle vicissitudini del ducato di Puglia a quello istituzionali delle città-Diocesi Normanne. Un altro aspetto sarebbe offerto dalla relazione tra l'uomo e il suo popolo: un ragazzo in preghiera ma riottoso a farsi diacono-prete-Vescovo che accetterà solo per le continue insistenze e acclamazioni del suo popolo cannense e dello stesso clero. Tra l'altro, ricostruirà la chiesa-cattedrale con le sue mani operose. Una sentita devozione popolare quindi, che si tradurrà dal 1780 agli inizi del '900 in cantastorie, scritte anche forme anche dialettali. Fascino e bellezza di queste narrazioni, forse andrebbero comparate tra loro. E queste con la fonte primaria offerta dal testo dell'Anonimo Cannense».