«Gentile direttore, sono stupito e dispiaciuto»

Cilli risponde alla 'lettera di Mario'. «Non bisogna strumentalizzare il dramma personale»

giovedì 10 marzo 2011 20.02
Ecco, e chissà come, scaturire da un innocente equivoco una bellissima corrispondenza tra persone vere che ritrovano un equilibrio umano che sarebbe rimasto,invece, assopito. La storia di Mario e quella di Oronzo Cilli ci coinvolge sorprendentemente e sia alla nostra testata che ai nostri lettori, lo sappiamo per certo, fa bene la genuina intimità che sovente ci affidano. Non conosco bene la giovane donna che ha inviato la lettera dedicata a Mario. Mi sono solo accertato che Mario davvero sia esistito e purtroppo deceduto. Ho trasmesso alla mittente del doloroso racconto, quanto lamentato dal Sig. Cilli. Mi è stato detto che si è trattato solo di un utilizzo di raffigurazione. Nulla di personale. Per quanto concerne l'incontro, questo potrà avvenire sicuramente, ma dopo il prossimo 17 marzo in quanto la mittente lavora, suo malgrado, lontano da Barletta. Vi accomuna anche questo.

Gentile direttore,
ho avuto modo di leggere la lettera pubblicata e, purtroppo, non firmata sulla morte di un uomo avvenuta lo scorso 5 marzo. Durante la lettura due sono stati i sentimenti che mi hanno colto, l'amarezza e lo stupore che in questa mia nota vorrei spiegare. E' difficile restare insensibili davanti a tragedie personali che vedono portare via un uomo ai propri affetti e ai propri cari. Un dolore che ben conosco. Chi vi scrive, esattamente un anno fa, perdeva il papà di 57 anni, venuto a mancare senza un motivo preciso. Così d'improvviso, in meno di un'ora e che ha stravolta un'intera famiglia. Conosco il significato e so anche che certi dolori si portano dentro per sempre.

Quello del Sig. Mario è un dramma, prima umano e familiare e poi lavorativo, che impone verso la sua famiglia, e a chi ha avuto modo di conoscerlo, il più assoluto rispetto e segni di vicinanza. Ma al fianco di questa tristezza, che da figlio di un genitore scomparso prematuramente posso ben comprendere, non riesco, però, a non provare stupore allorquando scorrendo i pensieri, i ricordi e le vicende umane e lavorative del sig. Mario, leggo il mio nome e del gruppo, definito Co., che con me ha dato vita al personaggio satirico di Nicola Mafe'.
Sinceramente, dopo aver più volte letto la lettera, non ho ben compreso quale fosse il motivo per citarmi. Il sottoscritto non è consigliere comunale, non ha nulla a che fare con la società Bar.S.A. e non ha conosciuto il Sig. Mario.

Credo sia legittimo porsi la domanda: perché proprio il sottoscritto? Non intendo intervenire sulla vicenda personale, che ripeto non conosco se non dopo la lettura della lettera, ma chiedo come si possa affiancare un dramma personale ad un personaggio inventato che ha come obiettivo quello di "fare il verso" all'attuale Sindaco Maffei. Mi sono chiesto cosa possa centrare Oronzo Cilli, Nicola Mafe' e Co. con questa tragica vicenda. Mi è dispiaciuto molto veder accostato il mio nome ad una storia che merita rispetto da parte di tutti. Nessuno escluso. Mi sono chiesto se durante la parodia di Mafe' ai Bucanieri – peraltro citata nella lettera - qualcuno, compreso il sottoscritto, abbia avuto parole equivocabili su vicende legate alla compartecipata del comune, o su chi ci lavora, e la risposta è stata sempre negativa così come possono testimoniarlo i tanti amici presenti. Allora, cosa ha spinto una persona colpita da questo dramma, ad accostare il mio nome e la mia iniziativa ad una vicenda così personale? Forse per sottolineare i comportamenti di terzi oppure perché in me riconosce una persona capace di far sentire, al contrario di altri che seppur investiti di ruoli e poteri non riescono, la propria voce nelle sedi opportune? Chissà.

Nessuno, però, mi ha mai parlato del Sig. Mario e né tanto meno mi ha chiesto d'interessarmi alla vicenda. Se così fosse stato, non mi sarei tirato indietro e di certo non avrei utilizzato Nicola Mafe' e la sua parodia per far sentire il dolore e la rabbia di chi è gli è stato vicino, ma avrei indirizzato le mie attenzioni e rimostranze nei luoghi deputati e in maniera seria e vigorosa. Non sarebbe stato Nicola Mafe' ad intervenire perché non si può utilizzare la satira per risolvere vicende di questo tipo. I campi d'intervento e di azione sono diametralmente opposti perché si correrebbe il rischio di strumentalizzare, o peggio ridicolizzare, il dolore e il dramma personale. E questo, mi si creda, non appartiene né alla mia cultura né di chi mi sta
affianco.

Per queste ragioni mi sono stupito e dispiaciuto. Gradirei fosse ribadito, che il sottoscritto non c'entra nulla con il dolore vissuto dai parenti e amici del Sig. Mario e rivolgendomi a Lei, gentile direttore, chiedo di poter incontrare privatamente l'autore della lettera che come ha avuto modo di confermarmi telefonicamente, ben conosce.

Certo di un Suo interessamento, la ringrazio per la disponibilità e l'ospitalità.

Cordiali saluti.
Oronzo Cilli