Caos nel Consiglio comunale, maggioranza insufficiente per deliberare

Carmine Doronzo: «Consiglio comunale privo di morale. Il sindaco si dimetta»

mercoledì 21 dicembre 2016 19.20
A cura di Ruggiero Ricatti
Consiglio comunale infervorato sin dalle prime battute quello di lunedì, iniziato con oltre un'ora e mezzo di ritardo e con diversi scambi di battute tra le diverse fazioni della politica locale. Duri gli attacchi al Sindaco Pasquale Cascella, soprattutto da parte dei membri dell'opposizione, tra cui Grazia Desario di "Scelta Civica", Dario Damiani per "Forza Italia", Carmine Doronzo a nome di "Sinistra Unita" e Flavio Basile per la lista civica "Adesso Puoi".

Proprio la consigliera Desario ha dato il via all'analisi del bilancio della Giunta Cascella, ammettendo subito che «L'amministrazione ha fallito in tutti i suoi obiettivi» e rifacendosi poi alle interviste rilasciate giorni fa da Ruggero Mennea e Filippo Caracciolo su una nota emittente televisiva – entrambi d'accordo sul fallimento del progetto politico portato avanti dal PD a Barletta – ha richiesto le immediate dimissioni di Cascella e della sua Giunta. Dello stesso parere Dario Damiani che, dopo aver sottolineato la mancanza di una maggioranza salda, ha attribuito tutte le responsabilità istituzionali nei confronti della città al sindaco ed al suo gruppo di assessori, precisando che le opposizioni siano sempre state disposte al dialogo purché costruttivo e benefico per la cittadinanza tutta.

Carmine Doronzo ha dato continuità alla linea discorsiva fin qui mantenuta, approfondendo semmai alcune questioni che a suo parere, renderebbero grottesca la situazione amministrativa barlettana. «Siamo oramai in un consiglio comunale privo di morale» ha esordito il consigliere di sinistra che definito "latitante" il partito di maggioranza tacciandolo di disinteresse nei confronti dei cittadini. «Chiedo al sindaco un atto di dignità, oltre che politico. Si dimetta oggi». Duro nelle sue parole, Doronzo ha terminato il suo intervento ricordando a tutti i presenti quanto una maggioranza effettivamente non esisterebbe più, prendendo come esempio il precedente consiglio comunale, disertato anche e soprattutto dai rappresentanti del PD. Non più pacato nei toni è stato Flavio Basile che ha subito attaccato: «Il sindaco rappresenta la rovina della città e del suo mandato. Naviga a vista nella speranza di trovare una soluzione che possa permettergli di terminare il proprio mandato». Critico è stato anche nei confronti del centro-destra, ritenendo sana solo quella parte d'opposizione coerente nei propri piani politici.

È giunta poi finalmente la replica del sindaco Cascella che ha ribadito la sua volontà di continuare ad esercitare il suo ruolo istituzionale finché non dovesse essere votata all'unanimità la sfiducia da parte dell'intero Consiglio.

Solo un punto all'ordine del giorno è stato approvato – l'alienazione dell'ex mattatoio – mentre gli altri quattro sono stati rinviati alla prossima seduta consiliare, per insufficiente numero di consiglieri per deliberare – 17 necessari - creando non poco disagio nei lavori istituzionali. Il dibattito sull'operato del sindaco di sinistra nella città di Barletta è poi ripreso con toni ancor più aspri, con Caracciolo che ha escluso l'intenzione da parte del PD di far cadere un sindaco, con tutte le responsabilità che possano conseguirne. Situazione congelata dunque, con un'opposizione inferiore in numero per chiedere ufficialmente una mozione di sfiducia e dall'altra un sindaco restio dall'abbandonare i propri doveri se la stessa sfiducia non dovesse essere votata dalla sala consiliare.

Turbolento il post-consiglio, come scaturisce da varie indiscrezioni dal mondo politico. Così è intervenuto in merito il sindaco Cascella: «Ancora una volta mi sento in dovere di chiedere scusa a chi è stato direttamente vittima della violenza verbale, ma anche alla comunità cittadina sconcertata dall'acutezza raggiunta da una conflittualità politica che viene meno anche al rispetto della persona, avversaria o addirittura alleata. Torno a farlo, qui, a nome di tutti i contendenti, perché tutti sono umiliati quando lo scontro politico perde l'ancoraggio costituzionale all'onore del servizio pubblico. Ma si deve pur cominciare a scrivere un'altra storia, che non sia di recriminazioni, pregiudizi, ipocrisia e faziosità ma tenga davvero conto della sovranità popolare, delle regole istituzionali, della responsabilità personale e della dignità collettiva».