Barletta "città dell’alimentazione" (1°puntata)

Le promesse posticce al settore primario. La voce di un agricoltore: «pellicole già viste ma mai a lieto fine»

mercoledì 13 marzo 2013
A cura di Floriana Doronzo
La cucina pugliese è solo l'oro estratto dalla grande miniera che è la nostra terra di Puglia. Un oro dalla caratura sempre più compromessa vista la confusone con gli altri "metalli" e la mancata cura per la miniera. L'agricoltura è una delle risorse del nostro territorio ma è forse l'unica riserva che ancora resiste ai colpi della negligenza amministrativa di Barletta e rappresenta ancora per poco una garanzia per i cittadini che si nutrono davvero dei frutti della loro terra. Per meglio capire i disagi sofferti dagli agricoltori che lavorano nelle nostre zone, riportiamo una nota significativa di un proprietario terriero barlettano di 56anni il quale, alle promesse di razionalizzazione delle risorse idriche, di depurazione delle acque reflue, di insediamento di nuove Cantine per la raccolta e la trasformazione delle Uve risponde così:

«Tutti questi progetti sono pellicole già viste ma mai a lieto fine, servono solo a chiedere ancor più denaro a noi agricoltori che paghiamo per servizi che esistono solo sulla carta e non ci vengono dati. Il nostro settore è accusato di lavoro nero, evasione fiscale, favoreggiamento della clandestinità ma non si pensa che è l'unico a produrre in Puglia in termini reali e che quello del contadino è un lavoro che si fa davvero per amore della terra. Il guadagno ce lo sentiamo nelle ossa rotte, sui graffi in faccia, nei muscoli affaticati sotto il sole d'agosto e le intemperie di Febbraio. Ho sentito parlare ancora una volta di supporti all'agricoltura, di potenziamento dell'economia verde ma le cose in campagna non stanno affatto così. Il Consorzio di Bonifica "Terre d'Apulia" sostenne già un paio d'anni fa il riuso delle acque reflue per l'irrigazione dei campi; per la depurazione di queste acque e per l'attivazione dell'impianto di affinamento del depuratore cittadino noi paghiamo il consorzio che però non procede ancora con questo riutilizzo. Noi, infatti, continuiamo ad irrigare le campagne con l'acqua salata dei nostri pozzi. Inoltre, versiamo soldi anche per avere lo smaltimento dei rifiuti e anche questa iniziativa rimane inattivata ai danni delle nostre tasche e dell'ambiente perché siamo costretti ad abbandonare gli involucri di concimi, pesticidi e veleni sul terreno e lasciarli al loro lentissimo deterioramento. Un po' di tempo fa si parlò anche della costruzione di un eventuale Parco dell'Ofanto portando a un utilizzo vincolato delle campagne di quella zona perché, non essendo tutte terre demaniale non potevano pretendere l'espropriazione ma ovviamente non si è fatto più nulla. Inoltre, quando i lavori in campagna ci costringono a pernottare, i pericoli nelle zone rurali sono tantissimi e non c'è alcun sistema di sicurezza che ci faccia svolgere tranquillamente il nostro lavoro;sono diversi i furti di mezzi agricoli e gli sfregi ai tendoni. Poi è assurdo avere solo due Cantine sociali a Barletta in cui portare il raccolto; il vino pugliese reclamato in tutto il mondo, un mondo incosciente degli scarsi mezzi che noi proprietari terrieri abbiamo a disposizione per produrlo e solo quando l'annata è buona abbiamo alti profitti ma c'è da dire che noi agricoltori rischiamo ogni giorno con il nostro lavoro».