Badr Fakhouri commenta lo striscione contro il regolamento dello Ius soli

«Atto civile che speriamo diventi legge»

lunedì 17 novembre 2014
"All'indomani del Consiglio comunale dell'11 novembre – inizia così la nota di Badr Fakhouri, responsabile dello sportello immigrati ed esponente dell'associazione Home&Homme - che ha visto l'approvazione dei regolamenti riguardanti l'istituzione del registro delle Unioni civili e lo Ius Soli per i bambini migranti nati nella nostra città, si badi bene, atti simbolici con il quale il Comune, nei limiti delle sue competenze, riconosce forme di solidarietà e vincoli affettivi, come affermato dal primo cittadino, Barletta ha assistito a una forma di protesta, altrettanto simbolica, avvenuta con l'esposizione di uno striscione [riferimento all'azione di Casapound, ndr]che mostrava il suo dissenso verso quella che per molti, altro non è, che una conquista dei diritti civili!

L'associazionismo che rappresento, da anni promotore d'iniziative che siano volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tematica della concessione della cittadinanza italiana agli immigrati di seconda generazione, non può che rallegrarsi per questo gesto di civiltà, ancorché simbolico, della nostra Amministrazione.

La questione migratoria è ormai una realtà che coinvolge il nostro Paese a livello sociale, politico ed economico, e il tema delle seconde generazioni e la loro inclusione sociale rappresenta una sfida decisiva per il futuro del nostro Paese. Fingere che non sia così è anacronistico, nascondendosi dietro ad una fantasiosa appartenenza razziale, non curandosi di un mondo in continuo mutamento. Grande spazio negli ultimi tempi, nel dibattito politico nazionale e non solo, è stato conquistato dal tema del diritto di cittadinanza italiana da attribuire alle cosiddette 'seconde generazioni di immigrati', cioè ai figli degli immigrati, nati e cresciuti su territorio italiano. Quello che propone l'ultima iniziativa legislativa è uno "ius soli temperato", che offrirebbe l'acquisizione del diritto di essere cittadini italiani entro il periodo delle scuole elementari, e non dalla nascita come vorrebbe il 'modello francese'.

In Italia, per ora, vige invece lo ius sanguinis, per cui i figli di stranieri restano stranieri, anche se nati in Italia, se hanno frequentato le nostre scuole o se parlano con tipici accenti regionali del bel paese, mettendo in luce, l'illogicità dell'attuale normativa.

i signori di casa pound pescano nell'acqua torbida, approfittano di un momento delicato ( come la lega nord ) giocando con lo stato d'animo della cittadinanza per attacare un provvedimento di estrema civiltà e di eccellente spirito di convivenza.
Non si può bloccare uno dei diritti fondamentali del fanciullo per fossilizzarsi su qualcosa che i grandi sono in grado di risolvere: l'Italia che vanta un primato quale la legislazione che tutela i minori, questo dovrebbe essere un motivo di orgoglio nazionale, invece che di spirito nazionalista.
L'augurio che diventi una legge del governo.
Il concetto secondo cui un immigrato in Italia "ruba il lavoro" mentre un italiano all'estero "lotta per il proprio futuro" rappresenta il cane che si morde la coda, anche perchè il numero degli italiani emigrati all'estero supera di gran lunga il numero degli immigrati in Italia.

È un tema questo – conclude Fakhouri - che attira sempre più l'interesse anche delle nostre comunità locali che si affacciano a questa nuova realtà delle seconde generazione, o come sarebbe meglio dire, prime generazioni di nuovi italiani".