Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci

L’ex membro della scorta di Falcone ha presentato il suo libro-intervista nel quale racconta la sua drammatica esperienza

mercoledì 13 marzo 2024 9.58
A cura di Cosimo Campanella
"Sono un vecchio sbirro che ha deciso di fare un mestiere particolare". Queste le prime significative parole pronunciate dal palco del Teatro Curci di Barletta da Angelo Corbo, uno degli agenti che fecero parte della scorta di Giovanni Falcone quel tragico pomeriggio del 23 maggio 1992 e che fu suo malgrado testimone del terrificante attentato di Capaci costato la vita al magistrato palermitano, a sua moglie Francesca Morvillo, e agli agenti Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.

L'importante evento - nel quale è stato presentato il libro "Strage di Capaci" che racconta la drammatica esperienza di Corbo - è stato aperto dall'attore Christian Binetti, il quale si è esibito in una coinvolgente interpretazione del celebre brano di Giorgio Faletti "Minchia Signor Tenente". Brano che il compianto artista astigiano presentò al Festival di Sanremo del 1994 e che narrava l'amarezza e la frustrazione delle forze dell'ordine alla notizia della strage di Capaci.

Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
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Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella
Angelo Corbo racconta a Barletta la strage di Capaci © Cosimo Campanella

Dopo i saluti del sindaco Mino Cannito, quelli del segretario provinciale del SIULP (Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia) Umberto Moscatelli, e del comandante della Guardia di Finanza di Barletta Pierluca Cassano, moderato dall'esperto giornalista Roberto Straniero e con ospite illustre l'avvocato penalista Carmine Di Paola, l'evento è entrato nel vivo della discussione con Angelo Corbo che ha iniziato a parlare della sua esperienza come agente di scorta di Giovanni Falcone, smentendo innanzitutto uno dei tanti luoghi comuni da fiction che negli anni hanno narrato di un rapporto piuttosto informale tra Falcone e gli uomini della sua scorta, ma soprattutto raccontando episodi inediti e particolarmente inquietanti avvenuti nei mesi immediatamente precedenti l'eccidio di Capaci, primo su tutti il depotenziamento della scorta a Falcone. E a proposito di quei primi mesi del 1992, Corbo ha raccontato con dovizia di particolari di come le voci di un imminente attentato mafioso ai danni di una personalità di rilievo fossero già particolarmente diffuse a Palermo. Del resto, a conferma di quanto affermato da Corbo, sono facilmente reperibili sul web le immagini di un preoccupatissimo Giovanni Falcone che circa un anno prima delle stragi, in una celebre trasmissione televisiva condotta da Corrado Augias, già parlava di segnali gravi ed inquietanti.

Segnali gravi ed inquietanti anche quelli raccontati da Corbo a proposito dei giorni che hanno preceduto la strage, come ad esempio gli alberi potati proprio davanti alla collinetta da dove fu attivato il detonatore, macchine "con la ruota bucata" ogni giorno proprio nel punto ove fu piazzata la carica esplosiva. E denso di particolari inediti si è rivelato anche il racconto degli attimi immediatamente successivi all'esplosione (con la valigetta ventiquattrore di Falcone e un rullino sottratto e mai più restituito a un fotografo del posto) e dell'indecente trattamento ricevuto in ospedale dagli agenti (tra cui Corbo) rimasti feriti dall'esplosione, ai quali fu trovata una stanza solo alla notizia dell'arrivo di TV, giornali e politici.

Tutte situazioni decisamente poco edificanti che hanno portato Corbo a considerarsi amaramente "un errore" in quanto sopravvissuto alla strage. Una triste esperienza che Corbo condivide con Giuseppe Costanza, un altro dei reduci di quel 23 maggio 1992.

Durante l'incontro si è inoltre discusso sul ruolo dei servizi segreti, sull'evoluzione della criminalità organizzata e sulla sua indubbia capacità di adattarsi alle varie epoche e su quella che dovrebbe essere la risposta dello Stato, un tema su cui Corbo non ha mancato di manifestare forti perplessità.

Non sono mancati infine cenni a quella che ai tempi del Pool antimafia fu definita come la "stagione dei veleni" e in particolare alla famosa vicenda del "Corvo" e di alcune lettere anonime che accusavano in sostanza Falcone di essere complice del pentito Salvatore Contorno e di permettere a quest'ultimo di poter tornare a Palermo per vendicarsi dei "corleonesi" che avevano ammazzato alcuni suoi parenti.

L'evento si è concluso con un intervento dell'assessore alla cultura Oronzo Cilli che ha parlato in sostanza dell'esistenza di uno "Stato buono" impersonato da magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto e da poliziotti come Angelo Corbo, e di come in sostanza ogni cittadino sia Stato.