Allarme insegnanti, in Italia i più vecchi d'Europa

Secondo il rapporto “Key Data on Education in Europe”, percentuale di ultracinquantenni del 57,8%. Dati che fanno rabbrividire

venerdì 23 marzo 2012 20.05
A cura di Francesca Piazzolla
Graduatorie interminabili strapiene di insegnanti non ordinari e in attesa di un posto fisso, da vent'anni.

Giovani e meno giovani in graduatoria rappresentano solo una della costituente del precariato taliano, assieme a quanti devono ancora entrare nella professione per il nodo del concorso abilitante non sciolto nemmeno dalle innovazioni Gelmini. Una precisazione, neanche qui si può parlare di giovani. L'età media degli insegnanti che si trovano nelle graduatorie permanenti ad esaurimento è di circa 40 anni, in media 200mila di loro attendono da più di dieci anni. Eterne e indistricabili ragnatele nelle quali è diventato impossibile entrare ed uscire ormai un'utopia. I cinquantenni sarebbero i più esperti secondo i sondaggi e le rilevazioni sul livello di preparazione. Esperti perchè a differenza dei troppi lavoratori in attesa di un contratto, hanno avuto modo di fare esperienza, almeno loro. E' fin troppo banale questa precisazione.

La percentuale di ultracinquantenni nelle scuole superiori italiane è davvero troppa, ben il 57,8%. Inesistenti gli under 30, solo lo 0,5% del totale. Non è una novità, una verità scontata ma che giorno dopo giorno fa sempre più male mettendo in conto che con l'aumento dell'età di pensionamento (riforma Fornero) la situazione è destinata a peggiorare. L'insegnamento italiano è a un passo dal baratro. Unica consolazione è che non siamo i soli, anche se di sicuro siamo i più "anziani".

Che sia un semplice inseguire l' efficacissima cultura del "vecchio saggio"? Allora sarebbe solo la penisola italica a seguirla. Una peculiarità tutta italiana questa perché altrove hanno programmato meglio il rapporto università e istruzione, hanno inoltre un mercato del lavoro funzionante a differenza del nostro, basti pensare alla mancanza di insegnanti in materie scientifiche dal momento che i laureati sono quasi tutti risucchiati dalle imprese in alcuni Paesi del Nord Europa. Lì c'è addirittura domanda di professori extracomunitari. E dopo tutto questo si parla ancora di etica verso il proprio Paese di coloro che cercano possibilità di lavoro fuori. Non renderebbero l'Italia migliore, o meglio si, se l'Italia non gli tarpasse le ali.

"Lo sviluppo professionale degli insegnanti è la chiave per assicurare un buon sistema educativo agli studenti", ha affermato la Commissaria Ue educazione e cultura Androulla Vassiliou a margine della presentazione del rapporto Ue. Il problema maggiore da noi è proprio diventare insegnanti, poi si vedrà.

Si tratta di un reale 'allarme "carenza insegnanti". Il panorama non solo è sconfortante ma fa venire i brividi. Un futuro nero, nero come il carbone ci attende. Un nulla di fatto per il decreto semplificazione Profumo, che avrebbe dovuto ridurre dall'anno prossimo l'organico funzionario, impedito dal ministero per motivi di cassa.

Di svecchiare la professione a quanto pare non se ne parla nemmeno visto che per gli insegnanti in attesa di un posto l'età incalza. Un'utopia o un sogno avere insegnanti freschi, preparati e che con un adeguato metodo di studio riescano a spronare gli studenti e stare al passo?