Addio ai silos granari, si riscrive il volto di Barletta

L'architetto Alessandra Rutigliano: «La riqualificazione di un'area non deve coincidere con la totale negazione del passato»

martedì 25 febbraio 2020 10.18
A cura di Antonella Filannino
Furono costruiti nel 1973 per lo stoccaggio di grani e cereali, presto i maestosi silos, presenti nel porto di Barletta, saranno demoliti creando un vuoto di circa 2.000 metri quadri. Un altro simbolo, segno dell'originaria vocazione commerciale, si sgretolerà pian piano per lasciare traccia di sé solo attraverso fotografie.

La sottoscrizione dell'accordo è avvenuta alcuni giorni fa da parte dell'autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale e dell'azienda Silos Granari della Sicilia srl (società del Gruppo Casillo). «Inattivi dal febbraio 2018 - si legge nel comunicato stampa trasmesso dal comune di Barletta - la società titolare della concessione demaniale ha manifestato dallo scorso anno la volontà di dismetterli e restituire aree e beni». Una decisione che lascia in molti cittadini un po' d'amaro in bocca, soprattutto se si guarda la lontana Brim in Australia, le vicine Catania e Bari che hanno deciso di riscrivere la storia delle vecchie strutture attraverso la street art o giochi di luce (come nel caso del Comune di Bari). «Ogni porzione di città ha il suo ruolo – spiega l'architetto Alessandra Rutigliano di Barletta. I silos contribuiscono alla costruzione dell'immagine della nostra città e rappresentano un vero e proprio landmark territoriale, per la loro imponente dimensione e il ruolo che hanno ricoperto in passato. Proprio come un palazzo storico o l'arte di Giuseppe De Nittis partecipano, invero, alla definizione del volto della nostra città fuori dai nostri confini. È evidente che l'abbattimento dei silos abbia delle ricadute sui caratteri di quel tratto di costa, al pari di un intervento all'interno del tessuto urbano consolidato».

Nel 2017, in realtà, i Comuni di Bari e Barletta, insieme all'Autorità portuale e l'azienda Silos Granari, stabilirono di concerto la realizzazione di azioni finalizzate alla riqualificazione dei silos granari nelle aree portuali. In seguito, a quanto pare, Barletta comprese la consistenza del lavoro a monte e, probabilmente, il costo annesso. Da quel momento in poi il progetto è stato accantonato e sostituito da un piano di valorizzazione atto a seguire una nuova frontiera turistica, grazie a un finanziamento di circa cinque milioni di euro. La rotta punta dunque al futuro, ma occorre chiedersi: Barletta perde parte della sua simbologia? «Preservare la memoria storica collettiva – prosegue l'architetto -, lasciando che ciascun segno territoriale possa adattarsi allo scorrere del tempo, mantenendo salda, da un lato, la sua identità e rimettendo in discussione, dall'altra, il suo ruolo, è una forma di rispetto e di riconoscenza. Rispetto nei confronti dei posti in cui viviamo e delle nostre radici, riconoscenza nei confronti delle occasioni che la città di ieri offre a chi la popola oggi». L'idea di cancellare e sostituire è contrapposta dunque a una nuova sfida perché i luoghi e strutture del passato restino vivi grazie a chi li abita: perché seppur fatti "solo" di cemento, pietra o argilla hanno anch'essi un'anima. Per questo prosegue l'architetto: «Bisognerebbe imparare a guardare la nostra città con occhi nuovi, senza lasciare che i concetti di riqualificazione, rigenerazione e crescita debbano coincidere necessariamente con la totale negazione del passato. Anzi, è proprio da questi segni che il futuro si alimenta».

Nessuna sterile polemica sull'atto firmato per la demolizione dei silos, piuttosto una richiesta chiara: coinvolgere la cittadinanza. «Assecondare il cambiamento è necessario ma con criterio – conclude l'architetto Alessandra Rutigliano -, in quanto occorre sempre partire dal principio primo che sono i cittadini a vivere all'interno della comunità. Ecco perché è indispensabile aprire dibattiti in merito a questi temi. Barletta è di chi la vive. Forse, l'unica domanda reale a cui dovremmo dare una risposta è: cosa vogliamo che Barletta diventi nel prossimo futuro?»

Le fotografie sono state realizzate dall'architetto Massimiliano Cafagna di Barletta.