Libro Codice Calvino
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La città

Codice Calvino: l’universo letterario di Italo Calvino raccontato da Giuseppe Lagrasta

Una nuova pubblicazione per l’ex preside del Liceo Classico “Casardi”

"Un libro è sempre una testimonianza che aiuta e deve supportare a crescere interiormente, spiritualmente ed educativamente. I libri sono importanti". Così afferma Giuseppe Lagrasta: appassionato studioso nonché preside in pensione, ha dedicato la maggior parte della sua vita all'approfondimento dell'universo letterario di Italo Calvino.

Nel 2023, in occasione del centenario della nascita dell'autore ligure che si terrà il 15 ottobre, ha pubblicato "Codice Calvino. La città il deserto il labirinto", opera con cui ha deciso di esplorare ancora una volta i meandri dell'autore più innovativo del 900 italiano.

Viaggiare con la fantasia è lo strumento con cui possiamo imparare a superare le difficoltà che la vita ci pone davanti. Il barone rampante è metafora degli ostacoli che, spesso ormai, siamo noi stessi ad interporci. E l'autore barlettano ci ricorda come Calvino abbia saputo coniugare linguaggi eterogenei. Attraverso la lettura di Calvino, i giovani lettori di oggi possono addentrarsi su un campo di battaglia che può aiutarli ad affrontare la vita, gli ostacoli, a crescere con la consapevolezza di vivere in un mondo in cui essere da soli non vuol dire necessariamente vivere al di fuori della storia.Affrontiamo al meglio questo "topos" attraverso le parole del professor Lagrasta che per l'occasione abbiamo intervistato.

Lei è un appassionato studioso della letteratura di Calvino. C'è stata un'opera in particolare che lo ha spinto ad approfondire il suo universo letterario?
"Sì, il "Barone Rampante". L'ho scoperto a 13-14 anni, durante le scuole medie. È un romanzo fantastico, pieno di avventure, ironico e divertente, fa viaggiare molto con la fantasia. È importante per i ragazzi, per i più piccoli soprattutto, quando i libri ti aiutano a sognare, a inventare, a scoprire. La trilogia de "I nostri antenati" è stata la mappa generativa del mio interesse per Calvino, poi l'ho scoperto in maniera più attenta con gli esami universitari".

"La città il deserto il labirinto": da dove nasce l'idea della sua ultima opera e quali sono le ragioni della scelta di questo titolo? Cosa rappresentano per Calvino questi tre elementi?
"Queste tre parole chiave rappresentano la mappa generale per scoprire e approfondire il codice Calvino. La città è il luogo della complessità, in cui si vive la conflittualità e la relazione interpersonale, e i ragazzi devono essere educati a scoprire le regole, i ruoli, il rispetto, il comportamento adeguato. Il deserto è il luogo in cui si riscopre se stessi nella piena solitudine, nella riflessività. Mentre chi abita il labirinto è posto dinanzi alla soluzione di problemi, perché per uscire dal labirinto, metafora della società post-moderna, occorre avere capacità di problem solving".

In che modo, secondo lei, Calvino può essere attualizzato nell'era post-Covid e parlare alle nuove generazioni?
"Attraverso la sua lettura. Il libro da leggere in questo periodo è "Le città invisibili". Calvino fa letteratura di paesaggio, ed è attuale perché è stato uno dei primi in Italia a parlare di ambiente e problemi ambientali attraverso la letteratura. È una poesia in prosa, cristallina senza essere noiosa. Anzi incarna la prima lezione americana, il valore della leggerezza".

Invece, facendo un ragionamento inverso, quali eventi della nostra attualità avrebbero oggi influenzato e ispirato la produzione di Calvino?
"Secondo me, avrebbe inventato una nuova narrazione. Oggi avrebbe scritto delle "lezioni italiane" attraverso la narrativa di paesaggio, perché in Italia in questo periodo stiamo vivendo tutte queste problematiche ambientali e Calvino ne avrebbe parlato attraverso la cartellina dei cinque sensi, con la quale aveva già scritto alcuni racconti".

Sono trascorsi pochi mesi dalla sua generosa donazione di 4000 libri alla città di Barletta: quale pensiero rivolge ai lettori barlettani?
"Il mio pensiero per i giovani lettori barlettani è che leggere consente di acquisire strumenti per interpretare la realtà complessa, e per scoprire la propria interiorità e a vivere in modo coerente. A fare sia per sé stessi che per gli altri. Educare alla lettura vuol dire dare un'identità digitale ai giovani, e mediare con loro cosa vuol dire usare strumenti digitali e cartacei. Non siamo contrari agli strumenti digitali, ma bisogna amare la letteratura e usare la tecnologia con moderazione".
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