Superlega, lezione di ironia e stile del calcio dilettantistico pugliese

La notizia che ha scosso a tutti i livelli il mondo del calcio

mercoledì 21 aprile 2021
A cura di Cosimo Campanella
Hanno scelto l'ironia, Fidelis Andria e Team Ortanova, per salutare l'avvento della cosiddetta Super Lega Europea che tanto sta facendo discutere, e in gran parte indignare gli sportivi di tutta Europa e non solo. I biancazzurri federiciani, dalla loro pagina Facebook hanno proclamato urbi et orbi la loro "rinuncia" alla Super League.

Meglio forse hanno fatto quelli del Team Ortanova, che sempre dalla piattaforma social di Zuckerberg hanno solennemente proclamato la nascita della "SuperLega Foggiana" che andrà a deliziare i calciofili dauni da Manfredonia a Zapponeta, da Poggio Imperiale a Biccari.

Ironia a parte, il 20 aprile 2021 sarà ricordato come una delle date più infauste per il calcio. L'apice di un processo di distruzione del gioco più bello del mondo che ebbe inizio a fine 1995 con la famosa e nefasta sentenza Bosman dalla quale – al netto della sacrosanta libertà di circolazione degli individui - sono poi scaturiti tutti i mali attuali del cosiddetto "calcio moderno".

Un calcio via via destinato sempre più ai "palati fini" della Pay TV e – ci scusi il lettore, ma qui ci tocca essere noiosi e ripetitivi - sempre meno alle piccole realtà di provincia, a quel calcio di periferia che era, è e resterà la ragione di vita di tanti innamorati del pallone, e di noi tanti cronisti sportivi di quartiere più abituati al puzzo delle toilettes proverbialmente intasate dei campetti di provincia, che alle dirette da bordo campo al fianco di avvenenti signorine.

Siamo proprio noi sportivi innamorati del calcio vero le uniche vittime di tutto questo insieme a tanti, tantissimi calciatori che, vista la composizione delle rose di alcune squadre di Serie A (non solo le tre "reiette" aderenti alla Superlega Europea) hanno avuto nella vita il solo torto di nascere in Italia. Perché sia chiaro, in tutta questa inquietante vicenda non ci sono innocenti. Non ci sono immacolate verginelle da immolare alla voluttà dei satrapi del pallone milanesi, torinesi, londinesi o madrileni.

Tutti, ma proprio tutti, prima di stracciarsi le vesti, dovrebbero farsi un severo esame di coscienza. A partire dagli "indignados" della Lega di Serie A che nel corso degli anni, eccezion fatta per loro famelico appetito in materia di diritti televisivi, hanno chiuso occhi, bocca, naso e orecchie, in primis dinanzi allo stupro costante e reiterato di quella Coppa Italia a gironi che era ossigeno puro per le squadre di Serie B e Serie C, poi dinanzi alla farsa dell'obbligo degli Under da schierare dalla Serie D in giù, fino alla deleteria scissione della Lega Calcio in Lega di A e Lega B che ha di fatto escluso il cosiddetto calcio minore da ogni processo decisionale. Non ci sono, né mai potranno esserci innocenti tra chi in tutti questi anni ha gestito la Lega Nazionale Dilettanti che ha assistito passivamente a tutto questo.

Ma soprattutto non vi sono, né mai vi saranno innocenti in seno ad organizzazioni come l'UEFA (sulla FIFA abbiamo esaurito i veli pietosi da stendere), che sono state le prime a cedere progressivamente terreno ai sempre più pressanti desiderata dei "grandi clubs" distruggendo per sempre il caro vecchio mercoledì di Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa UEFA, e secondo il caro vecchio principio contadino dell'albero che se non lo si raddrizza da piccolo non lo si raddrizza più, era inevitabile che prima o poi si arrivasse alla scissione da parte dei "dodici ribelli" .

Chi è favorevole a tutto questo adduce a modello campionati come NBA o NFL da introdurre in un'Europa che già fa una tremenda fatica a stare insieme su cose ben più importanti di un torneo dove si accede più per indici di borsa che per meriti sportivi. Un modello da fermare assolutamente se vogliamo bene a questo sport, altrimenti vorrà dire che da innamorati cronici del calcio quali siamo, ci "accontenteremo" del nostro calcio di periferia fatto sì di spalti fatiscenti e cessi rotti, di squadre che iniziano i campionati in una città e li finiscono in un'altra, di presidenti di comitati regionali specializzati in format cervellotici, ma fatto anche di gente vera e di maglie realmente sudate.