S.(O.)S. Barletta Calcio, un punto non fa primavera
Contro il Pontedera amnesie e orgoglio, contestato Martino. Orlandi non convince
giovedì 19 dicembre 2013
1.06
Sconcertante nel primo tempo, perlomeno orgoglioso nella ripresa. Questo resta sul campo del Barletta visto ieri pomeriggio contro il Pontedera, nel recupero del 14esimo turno del campionato di Prima Divisione girone B, prossimo al giro di boa e in attesa di vedere i biancorossi con una propria, definita identità tecnica e caratteriale: nel primo tempo solo i toscani in campo, con il doppio vantaggio siglato da Arrighini e Pezzi. Nella ripresa calo ospite, reazione biancorossa e pari formulato dai centri di D'Errico prima e Ilari (terza rete con il Barletta) poi. I punti sono 10, i risultati utili tre, restano la contestazione del tifo per il duo Martino-Orlandi, manifestata a gran voce dal pubblico del "Puttilli" durante la gara, e i timidi applausi per i calciatori biancorossi.
Resta il punto, ma poco altro
Classifica mossa, terzo risultato utile consecutivo, fiducia in crescita: questo il lascito dei "bonus" in dote dopo il pareggio contro il Pontedera. Confrontando il bilancino con quello dei malus, il peso pende notevolmente ancora da questo secondo lato: nei fatti, il Barletta non ha ancora vinto in casa, ha realizzato 8 reti in 15 partite, incamerato 10 punti, ottenuto l'unica vittoria del campionato a Gubbio contro un avversario ridotto in nove e da un anno e mezzo non supera il terzultimo posto. Dati che devono far riflettere, numeri che non possono lasciare soddisfatti e dovrebbero dare a una scossa a un club quasi anestetizzato, che deve delle risposte a una piazza che di domande ne ha poste e continua a farne. L'approccio alla gara visto ieri non è proprio di ragazzi che abbiano "fame" di calcio, voglia di migliorare con il Barletta: intanto bel gioco e divertimento- basterebbe quello, essendo svanite già le chances di nono posto- appaiono ancora voci lontani dal capitolato di via Vittorio Veneto.
Tabù-Puttilli: mai avanti, mai vincenti
Le vittorie in casa, dicevamo, sono ferme al 26 maggio 2013: il 2-0 all'Andria in gara-1 dei playoff è destinato a restare l'ultimo sorriso interno del 2013. Sette mesi senza successi al "Puttilli", quattro escludendo la pausa estiva, sono numeri che graffiano gli animi calcistici. Nel mezzo otto tentativi andati a vuoto, l'incapacità di andare in vantaggio (mai successo in casa quest'anno) e limiti enormi in sede di impostazione della manovra. Orlandi maschera i problemi, spiegando della crescita della rosa e addebitandone buona parte all'assenza di La Mantia, assente da settembre e mai rimpiazzato in maniera adeguata dalla società. Sono ancora presenti nelle orecchie di critica e tifoseria le parole dell'abbrivio dell'estate 2013, che assicuravano dal vertice come il Barletta non volesse "vivacchiare" in un torneo privo di retrocessioni, dove il rischio di giocare senza motivazioni era dietro l'angolo. Tatò, Martino e lo staff avevano assicurato una squadra competitiva, che puntasse al nono posto, o che in alternativa perlomeno valesse il prezzo del biglietto. Bene, a metà dicembre, dopo 1/2 abbondante di campionato, possiamo dire che raramente questo Barletta è stato in campo: i fatti dicono che oggi al "Puttilli" più che vivacchiare, si è sonnecchiato, se non fischiato lo spettacolo messo in mostra.
Martino, il grande "presente"
Anche ieri al "Puttilli" abbiamo vissuto la stessa pellicola: una squadra priva di identità e i copiosi fischi riservati alla dirigenza biancorossa, con il direttore generale Gabriele Martino in cima alle "preferenze" dei tifosi, che gli hanno riservato contestazione plenaria. Il dg va per la sua strada, certo della bontà del programma - come il suo sorriso ieri in tribuna testimoniava- intrapreso con il presidente Roberto Tatò, oggi grande assente e lontano da Barletta e dal Barletta Calcio. Martino è invece il grande "presente", e dopo gli onori gli toccano oggi gli oneri. La sensazione è che il pesce puzzi dalla testa: i calciatori hanno le loro colpe, ma senza una buona selezione iniziale, è difficile ottenere buoni frutti. Ieri, al fischio finale, il dg biancorosso è stato subissato di fischi mentre percorreva da solo la porzione di rettangolo verde che conduce dalle tribune agli spogliatoi: quasi una metafora del momento, in cui la barca costruita con il presidente manca di uno dei due timonieri, e chissà se li rivedrà mai entrambi insieme alla guida. A proposito di barca, il mare nel quale naviga il Barletta oggi è tutt'altro che lindo e placido, a chi l'ha condotto lontano dal porto il compito di riportarlo tra le acque che merita.
Orlandi, aziendalismo ad oltranza
La squadra non supera il terzultimo posto da quasi un anno e mezzo, ormai, e appellarsi all'ambiente ostile piuttosto che alla sfortuna o alla programmazione necessaria di tempi lunghi lascia il tempo che trova. Mister Nevio Orlandi è l'altro nome oggi sul tavolo degli "indiziati" biancorossi. Anche ieri in conferenza stampa l'allenatore di Casalmaggiore si è trincerato dietro i noti obiettivi della "valorizzazione dei giovani" e della "crescita gruaduale unita a una bella reazione", autentici leitmotifs in via Vittorio Veneto, proseguendo peraltro il suo piccato rapporto con la stampa locale, ribadendo la scarsa obiettività delle "penne" barlettane. Una delle evidenze che oggi è difficile negare dalle parti di via Vittorio Veneto riguarda la carenza di alternative offerte dall'organico, nodo aggrovigliato e presente sin dall'estate, spesso minimizzato ma comprovato dai fatti: ci si appella all'assenza di La Mantia, mai sostituito per scelta societaria (e di chi, se no?), si parla di mercato come se tutti i giocatori fossero allo stesso livello, si vive una tranquillità non condivisa dall'ambiente. Sul campo, poi, la squadra appare incapace di offendere per prima e si trova sempre a reagire allo "schiaffo" dell'avversario: una sola volta in vantaggio su 15 gare non è un indizio, ma una prova. Intanto, il credito acquisito il 2 giugno continua a essere dilapidato.
Mercato: Allegretti? Del diman non v'è certezza....
Sono sempre più fosche le tinte del rapporto tra Riccardo Allegretti e i lBarletta. L'esperto centrocampista è ufficialmente indisponibile per infortunio, ma la versione fornita dalla società continua a non convincere: il capitano, così come Pippa, sarebbe "indiziato" per salutare il club di via Vittorio Veneto nell'ambito del piano di rientro dei costi ordito dopo l'annunciato addio del presidente Tatò e avviato con la risoluzione del contratto con Picci. Intanto, Allegretti non vede il campo da due mesi dopo la frattura alla clavicola ( "Non è a disposizione, sarebbe bene chiedere al medico. Ieri ha fatto l'ultimo controllo, da quello che mi è stato detto c'è un problema di calcificazione. Lo stare bene non vuol dire poter giocare: nel calcio c'è lo scontro fisico. Non devo chiedere al calciatore se se la sente di giocare: devo chiedere al medico" ha spiegato Orlandi). Dall'altra parte la posizione del calciatore, che vorrebbe rimanere, nel mezzo i cori che ieri hanno inneggiato al capitano dalla curva nord. E Orlandi, quando gli è stato chiesto se la permanenza di Allegretti a gennaio fosse certa, ha risposto con un sibillino: "Non posso assicurare su nessuno, assicuro solo su me stesso".
Domenica bis toscano di fine anno
Intanto lentamente le ambizioni scompaiono dalle parole, oltre che dal campo, e l'amarezza per quello che poteva essere e oggi non è il progetto biancorosso cresce. Domenica prossima si chiuderà l'anno, con la sfida in programma allo "Zecchini" di Grosseto contro i maremmani: un bis toscano nella tana dell'ex Burzigotti, prima di archiviare un 2013 connotato da tante amarezze e una sola grande gioia, la salvezza del 2 giugno. Orlandi come voto alla squadra dà un "6-", come da egli stesso spiegato in sala stampa, con ambizioni fino al "7,5": troppo generoso mister, la sufficienza presuppone un avvicinamento agli obiettivi preposti, troppo spesso cambiati in via Vittorio Veneto, mentre tanti nell'analisi del "progetto" biancorosso stenterebbero ad assegnarne la mediocrità sin qui espressa. Troppo poco per Barletta, troppo poco per i barlettani.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Resta il punto, ma poco altro
Classifica mossa, terzo risultato utile consecutivo, fiducia in crescita: questo il lascito dei "bonus" in dote dopo il pareggio contro il Pontedera. Confrontando il bilancino con quello dei malus, il peso pende notevolmente ancora da questo secondo lato: nei fatti, il Barletta non ha ancora vinto in casa, ha realizzato 8 reti in 15 partite, incamerato 10 punti, ottenuto l'unica vittoria del campionato a Gubbio contro un avversario ridotto in nove e da un anno e mezzo non supera il terzultimo posto. Dati che devono far riflettere, numeri che non possono lasciare soddisfatti e dovrebbero dare a una scossa a un club quasi anestetizzato, che deve delle risposte a una piazza che di domande ne ha poste e continua a farne. L'approccio alla gara visto ieri non è proprio di ragazzi che abbiano "fame" di calcio, voglia di migliorare con il Barletta: intanto bel gioco e divertimento- basterebbe quello, essendo svanite già le chances di nono posto- appaiono ancora voci lontani dal capitolato di via Vittorio Veneto.
Tabù-Puttilli: mai avanti, mai vincenti
Le vittorie in casa, dicevamo, sono ferme al 26 maggio 2013: il 2-0 all'Andria in gara-1 dei playoff è destinato a restare l'ultimo sorriso interno del 2013. Sette mesi senza successi al "Puttilli", quattro escludendo la pausa estiva, sono numeri che graffiano gli animi calcistici. Nel mezzo otto tentativi andati a vuoto, l'incapacità di andare in vantaggio (mai successo in casa quest'anno) e limiti enormi in sede di impostazione della manovra. Orlandi maschera i problemi, spiegando della crescita della rosa e addebitandone buona parte all'assenza di La Mantia, assente da settembre e mai rimpiazzato in maniera adeguata dalla società. Sono ancora presenti nelle orecchie di critica e tifoseria le parole dell'abbrivio dell'estate 2013, che assicuravano dal vertice come il Barletta non volesse "vivacchiare" in un torneo privo di retrocessioni, dove il rischio di giocare senza motivazioni era dietro l'angolo. Tatò, Martino e lo staff avevano assicurato una squadra competitiva, che puntasse al nono posto, o che in alternativa perlomeno valesse il prezzo del biglietto. Bene, a metà dicembre, dopo 1/2 abbondante di campionato, possiamo dire che raramente questo Barletta è stato in campo: i fatti dicono che oggi al "Puttilli" più che vivacchiare, si è sonnecchiato, se non fischiato lo spettacolo messo in mostra.
Martino, il grande "presente"
Anche ieri al "Puttilli" abbiamo vissuto la stessa pellicola: una squadra priva di identità e i copiosi fischi riservati alla dirigenza biancorossa, con il direttore generale Gabriele Martino in cima alle "preferenze" dei tifosi, che gli hanno riservato contestazione plenaria. Il dg va per la sua strada, certo della bontà del programma - come il suo sorriso ieri in tribuna testimoniava- intrapreso con il presidente Roberto Tatò, oggi grande assente e lontano da Barletta e dal Barletta Calcio. Martino è invece il grande "presente", e dopo gli onori gli toccano oggi gli oneri. La sensazione è che il pesce puzzi dalla testa: i calciatori hanno le loro colpe, ma senza una buona selezione iniziale, è difficile ottenere buoni frutti. Ieri, al fischio finale, il dg biancorosso è stato subissato di fischi mentre percorreva da solo la porzione di rettangolo verde che conduce dalle tribune agli spogliatoi: quasi una metafora del momento, in cui la barca costruita con il presidente manca di uno dei due timonieri, e chissà se li rivedrà mai entrambi insieme alla guida. A proposito di barca, il mare nel quale naviga il Barletta oggi è tutt'altro che lindo e placido, a chi l'ha condotto lontano dal porto il compito di riportarlo tra le acque che merita.
Orlandi, aziendalismo ad oltranza
La squadra non supera il terzultimo posto da quasi un anno e mezzo, ormai, e appellarsi all'ambiente ostile piuttosto che alla sfortuna o alla programmazione necessaria di tempi lunghi lascia il tempo che trova. Mister Nevio Orlandi è l'altro nome oggi sul tavolo degli "indiziati" biancorossi. Anche ieri in conferenza stampa l'allenatore di Casalmaggiore si è trincerato dietro i noti obiettivi della "valorizzazione dei giovani" e della "crescita gruaduale unita a una bella reazione", autentici leitmotifs in via Vittorio Veneto, proseguendo peraltro il suo piccato rapporto con la stampa locale, ribadendo la scarsa obiettività delle "penne" barlettane. Una delle evidenze che oggi è difficile negare dalle parti di via Vittorio Veneto riguarda la carenza di alternative offerte dall'organico, nodo aggrovigliato e presente sin dall'estate, spesso minimizzato ma comprovato dai fatti: ci si appella all'assenza di La Mantia, mai sostituito per scelta societaria (e di chi, se no?), si parla di mercato come se tutti i giocatori fossero allo stesso livello, si vive una tranquillità non condivisa dall'ambiente. Sul campo, poi, la squadra appare incapace di offendere per prima e si trova sempre a reagire allo "schiaffo" dell'avversario: una sola volta in vantaggio su 15 gare non è un indizio, ma una prova. Intanto, il credito acquisito il 2 giugno continua a essere dilapidato.
Mercato: Allegretti? Del diman non v'è certezza....
Sono sempre più fosche le tinte del rapporto tra Riccardo Allegretti e i lBarletta. L'esperto centrocampista è ufficialmente indisponibile per infortunio, ma la versione fornita dalla società continua a non convincere: il capitano, così come Pippa, sarebbe "indiziato" per salutare il club di via Vittorio Veneto nell'ambito del piano di rientro dei costi ordito dopo l'annunciato addio del presidente Tatò e avviato con la risoluzione del contratto con Picci. Intanto, Allegretti non vede il campo da due mesi dopo la frattura alla clavicola ( "Non è a disposizione, sarebbe bene chiedere al medico. Ieri ha fatto l'ultimo controllo, da quello che mi è stato detto c'è un problema di calcificazione. Lo stare bene non vuol dire poter giocare: nel calcio c'è lo scontro fisico. Non devo chiedere al calciatore se se la sente di giocare: devo chiedere al medico" ha spiegato Orlandi). Dall'altra parte la posizione del calciatore, che vorrebbe rimanere, nel mezzo i cori che ieri hanno inneggiato al capitano dalla curva nord. E Orlandi, quando gli è stato chiesto se la permanenza di Allegretti a gennaio fosse certa, ha risposto con un sibillino: "Non posso assicurare su nessuno, assicuro solo su me stesso".
Domenica bis toscano di fine anno
Intanto lentamente le ambizioni scompaiono dalle parole, oltre che dal campo, e l'amarezza per quello che poteva essere e oggi non è il progetto biancorosso cresce. Domenica prossima si chiuderà l'anno, con la sfida in programma allo "Zecchini" di Grosseto contro i maremmani: un bis toscano nella tana dell'ex Burzigotti, prima di archiviare un 2013 connotato da tante amarezze e una sola grande gioia, la salvezza del 2 giugno. Orlandi come voto alla squadra dà un "6-", come da egli stesso spiegato in sala stampa, con ambizioni fino al "7,5": troppo generoso mister, la sufficienza presuppone un avvicinamento agli obiettivi preposti, troppo spesso cambiati in via Vittorio Veneto, mentre tanti nell'analisi del "progetto" biancorosso stenterebbero ad assegnarne la mediocrità sin qui espressa. Troppo poco per Barletta, troppo poco per i barlettani.
(Twitter: @GuerraLuca88)