Ricordo di Pietro Mennea, la famiglia esclusa dalle commemorazioni
La denuncia del fratello Vincenzo. «E' intollerabile che continuino a usare nome di Pietro»
venerdì 21 marzo 2014
10.16
Comune di Barletta, Lions cittadino e sportivi locali oggi ricorderanno Pietro Mennea e il suo esempio a un anno di distanza dalla sua scomparsa, datata 21 marzo 2013. Alla serie di iniziative di commemorazione ci sarà però un grande assente: la famiglia della "Freccia del Sud", una mancanza che è stata denunciata sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno da uno dei fratelli dell'orgoglio barlettano, Vincenzo.
L'ultima volta che in passato la famiglia Mennea era balzata sulle prime pagine dei giornali: era l'ottobre 2013 quando i tre fratelli del velocista mondiale dei 200 metri ne avevano impugnato il testamento, ritenendo che l'atto olografo non fosse stato stilato da lui. Ora una nota storta in una giornata di festa li coinvolge. «Sono una persona schiva e non amo i presenzialismi- esordisce Vincenzo Mennea- probabilmente avrei evitato anche di essere presente. Non mi rammarica il fatto di non essere stato invitato, ma non è giusto ed è diventato intollerabile che chiunque, privati e istituzioni, continuino a utilizzare mio fratello e la sua immagine arbitrariamente. Qualche giorno fa ho visto affissi per strada manifesti che annunciavano l'inaugurazione di una scultura riproducente il busto di mio fratello, donato alla cittadinanza dal locale Lions Club, e che in quell'occasione a rappresentare la famiglia ci sarebbe stato il consigliere regionale che ha il mio stesso cognome. Pietro Mennea ha una famiglia e siamo noi. Se quella persona vuole rappresentare la sua vedova può farlo, ma non noi».
Il manifesto è stato modificato, ma il programma rimane tale. Da Vincenzo Mennea arriva comunque un ringraziamento alle istituzioni: «Sono contento che a mio fratello sia stata intitolata la Litoranea di Ponente e che gli si tributi tutto il resto. Se pure da defunto, era il minimo che si potesse fare, ma chiedo che da ora in poi le regole e le leggi siano rispettate».
(Twitter: @GuerraLuca88)
L'ultima volta che in passato la famiglia Mennea era balzata sulle prime pagine dei giornali: era l'ottobre 2013 quando i tre fratelli del velocista mondiale dei 200 metri ne avevano impugnato il testamento, ritenendo che l'atto olografo non fosse stato stilato da lui. Ora una nota storta in una giornata di festa li coinvolge. «Sono una persona schiva e non amo i presenzialismi- esordisce Vincenzo Mennea- probabilmente avrei evitato anche di essere presente. Non mi rammarica il fatto di non essere stato invitato, ma non è giusto ed è diventato intollerabile che chiunque, privati e istituzioni, continuino a utilizzare mio fratello e la sua immagine arbitrariamente. Qualche giorno fa ho visto affissi per strada manifesti che annunciavano l'inaugurazione di una scultura riproducente il busto di mio fratello, donato alla cittadinanza dal locale Lions Club, e che in quell'occasione a rappresentare la famiglia ci sarebbe stato il consigliere regionale che ha il mio stesso cognome. Pietro Mennea ha una famiglia e siamo noi. Se quella persona vuole rappresentare la sua vedova può farlo, ma non noi».
Il manifesto è stato modificato, ma il programma rimane tale. Da Vincenzo Mennea arriva comunque un ringraziamento alle istituzioni: «Sono contento che a mio fratello sia stata intitolata la Litoranea di Ponente e che gli si tributi tutto il resto. Se pure da defunto, era il minimo che si potesse fare, ma chiedo che da ora in poi le regole e le leggi siano rispettate».
(Twitter: @GuerraLuca88)