Nello Di Costanzo: "Caro Barletta, mi spiace ma ora siamo avversari..."
Intervista all'ex allenatore biancorosso, oggi alla Carrarese, prossimo avversario
giovedì 6 dicembre 2012
0.05
Domenica al "Puttilli", nel pre-gara di 90' "di fuoco", sarà tempo anche di amarcord. E' l'ex allenatore del Barletta Calcio Nello Di Costanzo l'allenatore della Carrarese, prossimo avversario dei biancorossi domenica prossima nel 13mo turno del campionato di Prima Divisione, girone B: romano, 51 anni, Di Costanzo ha sostituito a inizio ottobre il dimissionario Carlo Sabatini. Nella città di Eraclio, tra febbraio e maggio 2012, Di Costanzo aveva collezionato una media di punti a partita pari a 1,41. Un bottino pari a 17 punti in 12 partite, fatto di quattro vittorie, cinque pareggi e tre sconfitte. Di Costanzo torna così ad allenare nel girone B di Prima Divisione Lega Pro, dopo essere arrivato a febbraio a Barletta. Nel suo curriculum anche la vittoria dei campionati di C2 con il Venezia e con la Juve Stabia, la vittoria in serie D con la Gladiator, e il salto in avvio di carriera con la Viribus Unitis, promossa in 4 anni dalla Prima Categoria alla serie D. Di lui il pubblico barlettano ha memorie agrodolci, noi ripercorriamo i suoi ricordi e le sue attese nell'intervista pre-partita:
Mister Di Costanzo, sei mesi fa avrebbe mai pensato di vivere questa partita, su un'altra panchina e in queste condizioni di classifica?
"Assolutamente no. A Barletta avevo a lungo sperato di lavorare con tranquillità: un ambiente buono, una bella tifoseria che spesso e volentieri ci stava vicina, un ottimo presidente. Componenti che mi avevano fatto sperare di completare un certo tipo di lavoro, alla fine di un campionato che tutto sommato ho ritenuto positivo. Nel finale abbiamo perlomeno ricreato entusiasmo; altre squadre che avevano fatto organici importanti, penso al Pergocrema, hanno fallito e sono poi fallite. Noi a Barletta avevamo finito con l'entusiasmo della gente, ma l'amaro in bocca per quel maledetto pareggio di Piacenza. Siamo stati in lizza per i playoff fino all'ultimo minuto del torneo, e dispiace non essere ancora a Barletta. Le cose ora stanno così, e mio malgrado devo venire a giocarmela proprio contro il Barletta".
Nella lunga estate del Barletta Calcio, lei è stato ben presto salutato dal presidente Tatò. C'è stato un momento in cui ha capito che non sarebbe stato confermato?
"Non sono stato salutato ben presto. A fine stagione ci siamo allenati per un'altra settimana in attesa degli esiti del ricorso: dopo il ricorso respinto non siamo andati avanti. Il presidente mi ha chiamato, dicendo che gli avrebbe fatto piacere la mia permanenza, ma che comunque non c'erano certezze per il futuro. E' poi arrivato un nuovo direttore sportivo, e ha preso altre scelte. Il presidente mi aveva detto che non aveva intenzione di continuare all'epoca, e per quello restammo d'intesa di risentirci più in là. Si era creato un buon feeling con il presidente Tatò".
Che ricordo ha portato con sé della città di Barletta e dell'ambiente calcistico?
"Il ricordo più bello è sicuramente il 3-2 in rimonta sul Siracusa, arrivato in una serata magica che regalò l'apoteosi alla tifoseria. Un tifo che apprezzò il vedere la squadra gettare il cuore oltre l'ostacolo: i nostri tifosi ci sono stati sempre vicini".
E' ancora in contatto con qualcuno dei calciatori o addetti ai lavori con cui ha condiviso l'esperienza barlettana?
"E' una domanda strettamente personale, alla quale preferisco rispondere tenendo i rapporti personali per me. A Barletta domenica saluterò tutti con piacere, dai dirigenti ai calciatori che c'erano con me. In città ho lasciato tanti amici e questo conta tanto per me".
Parliamo ora del presente, la Carrarese: come si vive avendo un presidente come Gigi Buffon?
"Mi sento a mio agio anche qua, perché so che ho a che fare con gente che capisce di calcio come il presidente, un Campione del Mondo. Con lui ci sentiamo due volte a settimana: è molto vicino alle questioni della squadra, questo è sicuramente sorprendente per molti, non per me. Sa ascoltare ed è davvero legato alla squadra: mi ha colpito la sua capacità di essere umile e saper seguire tutti, nonostante si trovi a un altissimo livello di professionalità".
Mister, ha mai pensato di chiedere al presidente qualche suo compagno che non gioca mai nella Juventus?
"Eh, magari (ride, ndr). Ci basterebbe anche qualcuno della Primavera, qui abbiamo già Margiotta, arrivato dalla Juventus, e un ex del Settore Giovanile bianconero come Belcastro".
Dal punto di vista ambientale, quali differenze ci sono tra Carrara e Barletta?
"Sicuramente Barletta è maggiormente passionale, ha una storia recente anche in serie B. Carrara ha un maggior blasone come città forse, ha più storia ma meno storia sportiva".
Con Sabatini in panchina la Carrarese aveva totalizzato zero punti nelle prime 5 partite, ora invece ci sono stati arrivi di esperienza come Melucci, Pestrin e Makinwa: li ha richiesti lei o erano già nei piani della dirigenza?
"Ci stanno dando sicuramente una mano con la loro esperienza. La squadra è stata costruita in diversi passi: quest'estate c'era il concreto rischio che il club non si iscrivesse, poi l'intervento di Buffon che si è addossato anche i debiti pregressi ha tolto le castagne dal fuoco. La rosa è stata allestita con fretta, quindi è normale che ora vi siano delle "crepe" sulle quali intervenire".
Vi muoverete anche sul mercato di gennaio?
"Senz'altro arriveranno 2-3 calciatori, magari qualche "under". Anche qui si fa un discorso di minutaggio e contributi al momento di mandare la squadra in campo. Domenica abbiamo schierato un '94 e tre '93, abbiamo tanti giovani. Contro il Barletta recupererò qualcuno, ma l'età media resta bassa".
Si era già trovato a lavorare in situazioni in cui deve fare la squadra anche guardando alla carta d'identità?
"Mi era successo a Benevento otto anni fa: presi Cutolo e Bruno (oggi a Padova e Nocera, ndr), e li lanciai 17enni in Prima Squadra a scapito di calciatori esperti. Quando i giovani sono di valore, vanno messi in campo senza guardare in faccia a nessuno. Mi piace lavorare con i giovani, mi sono formato presso l'Istituto di Scienze Motorie e quando ho smesso di fare il calciatore ho messo su una Scuola Calcio. Prediligo lavorare con i giovani, è una mia prerogativa e anche per questo mi sarebbe piaciuto lavorare nel progetto che il Barletta ha messo in piedi. Anche qui a Carrara oggi ho però questa possibilità e ne sono contento".
Inutile chiederle un pronostico in vista di domenica. Possiamo però chiedere: è convinto che sia Barletta che Carrarese si salveranno a fine stagione?
"Il cuore mi farebbe rispondere di sì, purtroppo però al momento la realtà è che siamo avversari e dobbiamo giocarcela uno contro l'altro. Tra noi, il Sorrento e il resto delle formazioni in gara nel torneo oggi c'è un grande distacco, e arrivare a fine stagione fuori dai playout sarà complicato per una, figuriamoci per due. Domenica al "Puttilli" non avrò voglia di rivalsa, questo lo assicuro: sarà una partita tra due formazioni bisognose di punti, semplicemente quello".
Siamo in chiusura: cosa proverà ricalcando il prato dell'impianto barlettano?
"Sicuramente all'ingresso in campo sarò emozionato, questo è certo. Magari mi capiterà anche di sbagliare panchina (ride, ndr). Guarderò tutti i tifosi che ci hanno sostenuto nei mesi in cui sono stato a Barletta, saranno belle sensazioni. Li saluto in anticipo, augurandomi prima di tutto che Barletta-Carrarese sia una bella partita".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Mister Di Costanzo, sei mesi fa avrebbe mai pensato di vivere questa partita, su un'altra panchina e in queste condizioni di classifica?
"Assolutamente no. A Barletta avevo a lungo sperato di lavorare con tranquillità: un ambiente buono, una bella tifoseria che spesso e volentieri ci stava vicina, un ottimo presidente. Componenti che mi avevano fatto sperare di completare un certo tipo di lavoro, alla fine di un campionato che tutto sommato ho ritenuto positivo. Nel finale abbiamo perlomeno ricreato entusiasmo; altre squadre che avevano fatto organici importanti, penso al Pergocrema, hanno fallito e sono poi fallite. Noi a Barletta avevamo finito con l'entusiasmo della gente, ma l'amaro in bocca per quel maledetto pareggio di Piacenza. Siamo stati in lizza per i playoff fino all'ultimo minuto del torneo, e dispiace non essere ancora a Barletta. Le cose ora stanno così, e mio malgrado devo venire a giocarmela proprio contro il Barletta".
Nella lunga estate del Barletta Calcio, lei è stato ben presto salutato dal presidente Tatò. C'è stato un momento in cui ha capito che non sarebbe stato confermato?
"Non sono stato salutato ben presto. A fine stagione ci siamo allenati per un'altra settimana in attesa degli esiti del ricorso: dopo il ricorso respinto non siamo andati avanti. Il presidente mi ha chiamato, dicendo che gli avrebbe fatto piacere la mia permanenza, ma che comunque non c'erano certezze per il futuro. E' poi arrivato un nuovo direttore sportivo, e ha preso altre scelte. Il presidente mi aveva detto che non aveva intenzione di continuare all'epoca, e per quello restammo d'intesa di risentirci più in là. Si era creato un buon feeling con il presidente Tatò".
Che ricordo ha portato con sé della città di Barletta e dell'ambiente calcistico?
"Il ricordo più bello è sicuramente il 3-2 in rimonta sul Siracusa, arrivato in una serata magica che regalò l'apoteosi alla tifoseria. Un tifo che apprezzò il vedere la squadra gettare il cuore oltre l'ostacolo: i nostri tifosi ci sono stati sempre vicini".
E' ancora in contatto con qualcuno dei calciatori o addetti ai lavori con cui ha condiviso l'esperienza barlettana?
"E' una domanda strettamente personale, alla quale preferisco rispondere tenendo i rapporti personali per me. A Barletta domenica saluterò tutti con piacere, dai dirigenti ai calciatori che c'erano con me. In città ho lasciato tanti amici e questo conta tanto per me".
Parliamo ora del presente, la Carrarese: come si vive avendo un presidente come Gigi Buffon?
"Mi sento a mio agio anche qua, perché so che ho a che fare con gente che capisce di calcio come il presidente, un Campione del Mondo. Con lui ci sentiamo due volte a settimana: è molto vicino alle questioni della squadra, questo è sicuramente sorprendente per molti, non per me. Sa ascoltare ed è davvero legato alla squadra: mi ha colpito la sua capacità di essere umile e saper seguire tutti, nonostante si trovi a un altissimo livello di professionalità".
Mister, ha mai pensato di chiedere al presidente qualche suo compagno che non gioca mai nella Juventus?
"Eh, magari (ride, ndr). Ci basterebbe anche qualcuno della Primavera, qui abbiamo già Margiotta, arrivato dalla Juventus, e un ex del Settore Giovanile bianconero come Belcastro".
Dal punto di vista ambientale, quali differenze ci sono tra Carrara e Barletta?
"Sicuramente Barletta è maggiormente passionale, ha una storia recente anche in serie B. Carrara ha un maggior blasone come città forse, ha più storia ma meno storia sportiva".
Con Sabatini in panchina la Carrarese aveva totalizzato zero punti nelle prime 5 partite, ora invece ci sono stati arrivi di esperienza come Melucci, Pestrin e Makinwa: li ha richiesti lei o erano già nei piani della dirigenza?
"Ci stanno dando sicuramente una mano con la loro esperienza. La squadra è stata costruita in diversi passi: quest'estate c'era il concreto rischio che il club non si iscrivesse, poi l'intervento di Buffon che si è addossato anche i debiti pregressi ha tolto le castagne dal fuoco. La rosa è stata allestita con fretta, quindi è normale che ora vi siano delle "crepe" sulle quali intervenire".
Vi muoverete anche sul mercato di gennaio?
"Senz'altro arriveranno 2-3 calciatori, magari qualche "under". Anche qui si fa un discorso di minutaggio e contributi al momento di mandare la squadra in campo. Domenica abbiamo schierato un '94 e tre '93, abbiamo tanti giovani. Contro il Barletta recupererò qualcuno, ma l'età media resta bassa".
Si era già trovato a lavorare in situazioni in cui deve fare la squadra anche guardando alla carta d'identità?
"Mi era successo a Benevento otto anni fa: presi Cutolo e Bruno (oggi a Padova e Nocera, ndr), e li lanciai 17enni in Prima Squadra a scapito di calciatori esperti. Quando i giovani sono di valore, vanno messi in campo senza guardare in faccia a nessuno. Mi piace lavorare con i giovani, mi sono formato presso l'Istituto di Scienze Motorie e quando ho smesso di fare il calciatore ho messo su una Scuola Calcio. Prediligo lavorare con i giovani, è una mia prerogativa e anche per questo mi sarebbe piaciuto lavorare nel progetto che il Barletta ha messo in piedi. Anche qui a Carrara oggi ho però questa possibilità e ne sono contento".
Inutile chiederle un pronostico in vista di domenica. Possiamo però chiedere: è convinto che sia Barletta che Carrarese si salveranno a fine stagione?
"Il cuore mi farebbe rispondere di sì, purtroppo però al momento la realtà è che siamo avversari e dobbiamo giocarcela uno contro l'altro. Tra noi, il Sorrento e il resto delle formazioni in gara nel torneo oggi c'è un grande distacco, e arrivare a fine stagione fuori dai playout sarà complicato per una, figuriamoci per due. Domenica al "Puttilli" non avrò voglia di rivalsa, questo lo assicuro: sarà una partita tra due formazioni bisognose di punti, semplicemente quello".
Siamo in chiusura: cosa proverà ricalcando il prato dell'impianto barlettano?
"Sicuramente all'ingresso in campo sarò emozionato, questo è certo. Magari mi capiterà anche di sbagliare panchina (ride, ndr). Guarderò tutti i tifosi che ci hanno sostenuto nei mesi in cui sono stato a Barletta, saranno belle sensazioni. Li saluto in anticipo, augurandomi prima di tutto che Barletta-Carrarese sia una bella partita".
(Twitter: @GuerraLuca88)