Jannik Sinner, ovvero la storia del tennis passata da Barletta senza "far rumore"...

La leggendaria "normalità" di un ragazzo passato in sei anni dall'eliminazione al secondo turno al "Città della Disfida" al trionfo di Wimbledon

mercoledì 16 luglio 2025 11.04
A cura di Cosimo Campanella
Da italiani, prima ancora che barlettani, siamo ben consci che il nostro sport preferito, quello nel quale siamo praticamente imbattibili, l'eccellenza, il non plus ultra, è quello del salto sul carro del vincitore, soprattutto di questi tempi, dove l'italiano vincitore per antonomasia risponde al nome di Jannik Sinner.

Siamo perfettamente consapevoli di appartenere a una cultura che talvolta si esalta anche solo alla notizia che la levatrice del divo "x" o il maggiordomo dello sportivo "y" sono originari dei nostri territori.

Tuttavia di Jannik Sinner e della sua partecipazione nel 2019 al Challenger "Città della Disfida" (edizione vinta da Gianluca Mager) fa impressione l'assoluta "normalità". La normalità di un diciassettenne dalla tipica allure altoatesina (o sudtirolese, a seconda delle preferenze…) che il giorno 8 aprile di appena sei anni fa esordiva agli Open barlettani perdendo 0-6 il primo set contro Gian Marco Moroni e che domenica scorsa è in pratica entrato nella leggenda come primo italiano a trionfare sull'erba di Wimbledon, dopo essere ormai da tempo diventato, a soli 23 anni, il tennista italiano più forte e vincente della storia.

Per la cronaca, quel lunedì di aprile Sinner riuscì a ribaltare il match contro Moroni imponendosi per 6-4 6-1 nel secondo e terzo set, salvo poi arrendersi al turno successivo in due set (5-7 3-6) di fronte ad Andrea Arnaboldi.

Ecco, è proprio questo che colpisce di Sinner e dei suoi trascorsi "barlettani", cioè il raffronto tra una "normalissima" eliminazione al secondo turno degli Open di Barletta (edizione passata comunque alla storia come la prima vinta da un italiano) e l'attualità di un ragazzo alla quarta vittoria in uno slam (gli manca solo il Roland Garros), oltre che alla quarta finale slam consecutiva.

Nulla a che vedere, per esempio, con l'aura emanata (soprattutto tra le ragazzine) dal tre volte vincitore del Challenger barlettano Aljaz Bedene; con la fascia che nel 2016 conteneva a fatica l'irriverente ciuffo dell'allora ventenne Lorenzo Sonego, spintosi fino ai quarti di finale del torneo; per non parlare della precocissima "fenomenanza" che il pubblico del circolo "Hugo Simmen" percepiva già netta nel 2003 in un altro diciassettenne: tale Rafa Nadal, che proprio da Barletta diede inizio alla sua scalata al mondo.

Sinner a Barletta non è stato nulla di tutto questo. Nulla di glamour e nessuna magia tennistica percepita, ma solo normalità, splendida normalità. In parole povere quella sensazione postuma, per noi barlettani, di aver visto passare la storia talmente da vicino da non essercene quasi accorti, salvo forse pochissimi veri intenditori di tennis che nella nostra città di certo non mancano, come ampiamente testimoniato dai brillanti risultati in campo giovanile del circolo Hugo Simmen, e come testimoniato da un torneo, il Challenger ATP "Città della Disfida", che negli ultimi anni, ridendo e scherzando, ha visto protagonisti ben tre degli attuali top ten del Ranking ATP mondiale: Lorenzo Musetti, Jack Draper, e ovviamente Jannik Sinner.