I saluti di Francesco Galeoto in una esclusiva intervista

«Sarei rimasto volentieri un altro anno»

mercoledì 25 maggio 2011 00.00
A cura di Luca Guerra
Da leader a "indesiderato" nell'arco di pochi giorni. E' lo strano destino di Francesco Galeoto, terzino destro classe '72 da Palermo, uno dei capisaldi della formazione titolare del Barletta 2010/2011, squadra protagonista di una emozionante e vincente cavalcata-salvezza nel girone di ritorno. Naturale che la notizia della decisione della società di via Vittorio Veneto di non rinnovare il contratto a lui (come ad altri giocatori in scadenza), ufficializzata nella giornata di venerdì 20 maggio, sia apparsa un fulmine a ciel sereno. Noi di Barlettalife l'abbiamo incontrato in un bar nel centro di Barletta, che spesso l'ha visto suo ospite nei 9 mesi trascorsi all'ombra di Eraclio. Apparentemente rilassato, ma con un pizzico di rabbia nel cuore, Francesco Galeoto si è concesso ai nostri microfoni, togliendosi anche qualche "spina". Ecco le sue dichiarazioni:


1) Francesco Galeoto, dopo un torneo che l'ha vista tra i più continui nel Barletta, con 23 partite disputate e un'ottima media-voto, siete arrivati ai saluti finali con la società biancorossa. Perché vi siete detti addio?

«Abbiamo fatto l'ultimo allenamento lo scorso venerdì; al termine della seduta mister Cari ci ha ringraziato, ma non abbiamo ricevuto comunicazioni dalla società. Ci è stato solo detto che solo i giocatori ancora sotto contratto (fino al 2012, ndr) devono ancora allenarsi, mentre noi siamo praticamente già in vacanza».

2) Quali sono le cause della separazione a suo giudizio?
«Difficile dirlo visto che non ci hanno spiegato niente. So solo che noi avevamo il contratto fino al 30 giugno 2011, quest'anno ci siamo salvati con una giornata di anticipo, ciononostante nessuno dalla società ci ha detto niente. Torno a ripetere solo che venerdì scorso ci è stato comunicato dal mister chi doveva continuare ad allenarsi e chi no».

3) Lei sperava o credeva nella conferma?
« Più che altro credevo che io, come altri compagni che hanno partecipato a questa salvezza, saremmo stati ringraziati perlomeno dalla società. Invece ciò non è avvenuto».


4) C'è quindi rancore verso qualche esponente della società che avrebbe dovuto essere più presente?
«Io sarò sempre grato al presidente Tatò, verso il quale la stima resta intatta; però credo che qualcun altro della società avrebbe dovuto essere più vicino ai giocatori alla fine del torneo».

5) Crede che l'avvicendamento tra Pitino e Castagnini nel ruolo di ds sia legato al suo addio?
«Io dico solo una cosa: abbiamo raggiunto la salvezza grazie a Marcello Pitino, che è stato con noi nei momenti di grande difficoltà, è arrivato a Barletta con una squadra che aveva fatto un punto in 6 partite e l'ha portata alla salvezza. Perciò credo che un grande applauso vada solo a lui, e credo che anche Pitino avrebbe meritato la riconferma, al pari di mister Cari».

6) Come giudica il suo rapporto con mister Cari? Con il tecnico laziale alla guida del Barletta le è anche toccata qualche panchina…
«Tra me e il mister c'è un buon rapporto, sono stato mandato in panchina qualche volta, ma evidentemente lo meritavo. Il mister ha sempre avuto un rapporto schietto con me; a Cari va gran parte del merito della salvezza del Barletta, visto che è arrivato con la squadra penultima. Inoltre venerdì il mister mi ha anche fatto un bel regalo, un libro sui calciatori a fine carriera».

7) A posteriori, le sarebbe piaciuto essere in campo nell'ultimo turno contro l'Atletico Roma per salutare i tifosi biancorossi?

«Sì, mi sarebbe piaciuto almeno giocare un minuto per ringraziare questi meravigliosi tifosi che mi hanno incitato per tutto il campionato».

8) E' vero che lei avrebbe voluto organizzare una conferenza stampa per salutare i supporters, ma le è stato impedito?

«Sì, dovevo organizzare questa conferenza lo scorso venerdì, ma a fine allenamento mi è stato detto che non era più possibile dar vita a questa conferenza. Ci sono rimasto un po' male, ma l'importante è che alla fine il Barletta si sia salvato».

9) Una squadra di calcio è soprattutto un gruppo di uomini, Con quale compagno ha stretto un particolare rapporto?
«Devo dire che con tutta la rosa si è creato un rapporto particolare; tutto il gruppo ha fatto la forza, dai più giovani che hanno seguito dall'inizio noi "vecchi", abbiamo passato anche tante serate insieme. Se la salvezza è arrivata è anche merito dei più giovani che si sono impegnati tantissimo».

10) Che clima ha trovato a Barletta dove ha vissuto 9 mesi intensi?

«Barletta è una città bellissima. Io non la conoscevo, però se uno non le vive le cose non può capirle. Sono stato davvero benissimo qui».

11) Torniamo al campo. Qual è stato il momento di svolta, quello in cui avete capito di potervi salvare?

«Sicuramente l'arrivo di mister Cari e la successiva vittoria nel derby di Foggia, oltre alla vittoria di Benevento; il mister e Pitino hanno risollevato un gruppo che stava perdendo convinzione, sono loro che hanno determinato la svolta».

12) Dall'alto della sua grande esperienza, quale dei suoi compagni arriverà in serie A?

«Credo che i vari Bellomo, Simoncelli, Masiero, Menicozzo, Infantino sono giovani destinati, se non ad arrivare in A, perlomeno a giocare nella serie cadetta».

13) Che voto darebbe alla sua stagione e a quella del Barletta?

«Darei un bel 10 a tutto l'ambiente, dai calciatori, ai tifosi, allo staff, a tutti quelli che lavorano in sede, dai vari addetti stampa alternatisi fino a Ruggiero Napoletano, abbiamo costituito davvero una famiglia, un gruppo fantastico, e con il gruppo ci siamo salvati tutti».

14) L'addio al Barletta coinciderà con il suo ritiro? O come molti critici pensano, lei giocherà ancora? Sente di poter dare ancora molto in questa categoria?
«Io so solo che sto bene, credo di poter giocare ancora qualche altra stagione poi si vedrà. Certo mi piacerebbe in futuro fare l'allenatore, ma al momento voglio ancora giocare. Non appena tornerò a Palermo, capirò cosa fare. Inutile aggiungere che se mi avessero proposto un altro anno a Barletta, avrei accettato volentieri».

15) Le piacerebbe a questo punto un'esperienza in qualche squadra siciliana di Prima Divisione?
«Certo, lo spero, per fare magari un altro anno di campionato, mi sento ancora in buona forma, poi per allenare ci sarà tempo (sorride, ndr)»-

16) Quasi 600 partite tra i professionisti per lei. Qual è il ricordo più bello di questa ventennale carriera?
« Sicuramente la promozione dalla B alla A con il Genoa nella stagione 2006/2007; ricordo ancora lo stadio di Genova gremito di tifosi nell'ultima giornata per l'ultima partita contro il Napoli, quando festeggiammo entrambe la promozione in serie A».

17) Dove si godrà le meritate vacanze Francesco Galeoto?
«Andrò in crociera con la famiglia e visiteremo le isole della Grecia».

18) Vuole fare un accorato saluto alla tifoseria biancorossa?
«Certo. Un abbraccio di cuore a tutta la gente che ci ha incitato dal primo all'ultimo minuto; la salvezza è anche merito loro, che ci hanno sostenuto per tutta la stagione».

19) Un saluto ai lettori di Barlettalife…
« Un grande saluto anche ai vostri lettori; inoltre vorrei salutare gli amici del Caffè 57, dove ogni mattina con altri componenti della squadra eravamo a fare colazione e iniziare la giornata».

E noi di Barlettalife ricambiamo il saluto a uno dei pilastri del Barletta edizione 2010/2011, con la speranza che sia rimpiazzato adeguatamente…

Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione
Intervista a Francesco Galeoto © Enrico Gorgoglione