Ghirelli: «Siamo la lega dei comuni, Barletta può essere un esempio»
Le parole del direttore generale della Lega Pro a margine dell'incontro con il sindaco Cascella
domenica 25 maggio 2014
Il futuro della Lega Pro, i risultati della riforma, e le prospettive per una lega che stia vicino ai giovani e agli strati popolari dei comuni italiani. Questa è l'idea di Lega Pro che emerge dalle parole di Francesco Ghirelli , che intervistato a margine dell'incontro con il sindaco Cascella, nella sala giunta di Palazzo di città ci ha chiarito al meglio quello che è il progetto che si sta provando a mettere in atto, un progetto che potrebbe vedere Barletta come esempio per tutti con le iniziative del supporter trust e di uno stadio senza barriere. Ecco tutte le parole rilasciate dal dg della Lega pro ai nostri microfoni:
Direttore, quali sono gli esiti di questo incontro? Che valutazioni dà al progetto per lo stadio "Puttilli"?
«Vorrei partire dalla proposta innovativa del trust che si farà qui a Barletta ed ha fatto grandi le squadre di Spagna, Inghilterra e Germania. Noi siamo la retroguardia ,ma con questo modo di fare calcio cambia proprio l'approccio ed ecco che si può elaborare un progetto innovativo come quello di uno stadio senza barriere. Barletta si candida ad essere un punto di riferimento per una nuova cultura del tifo, un tifo per e non contro».
Nel contesto di una crisi generale del mondo del calcio, avete accolto con soddisfazione la risoluzione della crisi societaria barlettana?
«Noi in pochi anni siamo passati da 90 a 60 club senza alcuna protesta ma non perché siamo bravi bensì, perché la crisi ha morso profondamente. Abbiamo però trasformato una necessità in una opportunità. avremo un campionato forte dal punto di vista delle regole, con un maggiore equilibrio finanziario che ci darà anche un equilibrio migliore dal punto di vista sportivo. Saremo un campionato professionistico ma con una radice nei comuni, siamo la lega dei 100 comuni».
Sono molte le realtà in crisi? Prevede la solita estate calda sul fronte fallimenti?
«Credo siano pochissime. Negli ultimi tre anni abbiamo comminato per quel che riguarda le penalizzazioni inflitte per irregolarità economiche, rispettivamente 120, 33 e 17 punti complessivi, ciò significa che il sistema comincia a funzionare e a reggere. il problema vero è che siamo passati da 90 a 60 e c' è stata una selezione terribile».
Volendo fare un bilancio sulla realizzazione della riforma si sente soddisfatto?
«Sono soddisfatto della riforma. basta vedere i play-off. Ci sono molti spettatori, molti giovani, qualcosa comincia a cambiare e a funzionare».
Tra le novità per il prossimo anno potrebbe esserci una variazione degli orari delle partite?
«Gli orari vanno cambiati per raggiungere l'obiettivo di riportare la gente allo stadio e per riuscirci dobbiamo iniziare dalle cose più semplici come gli orari, nel rispetto di quelle che sono le abitudini e le esigenze della gente, che nei vari contesti, avendo usi diversi può gradire la collocazione di una gara in questo o in quell'orario».
Per quel che riguarda i diritti televisivi, ci conferma l'interessamento di Sky?
«Noi dobbiamo andare in chiaro. Noi siamo il calcio popolare, il calcio delle città, Sky è una bellissima realtà ma anche se ci desse tantissimi denari non possiamo andare in criptato. Noi siamo la lega dei comuni, la lega della gente, dei giovani e dobbiamo andare in chiaro. Proprio per andare incontro ai giovani useremo strumenti come lo streaming, che si può consultare con tutti gli apparecchi tecnologici. Così possiamo fargli tornare la passione e magari farli tornare allo stadio».
Direttore, quali sono gli esiti di questo incontro? Che valutazioni dà al progetto per lo stadio "Puttilli"?
«Vorrei partire dalla proposta innovativa del trust che si farà qui a Barletta ed ha fatto grandi le squadre di Spagna, Inghilterra e Germania. Noi siamo la retroguardia ,ma con questo modo di fare calcio cambia proprio l'approccio ed ecco che si può elaborare un progetto innovativo come quello di uno stadio senza barriere. Barletta si candida ad essere un punto di riferimento per una nuova cultura del tifo, un tifo per e non contro».
Nel contesto di una crisi generale del mondo del calcio, avete accolto con soddisfazione la risoluzione della crisi societaria barlettana?
«Noi in pochi anni siamo passati da 90 a 60 club senza alcuna protesta ma non perché siamo bravi bensì, perché la crisi ha morso profondamente. Abbiamo però trasformato una necessità in una opportunità. avremo un campionato forte dal punto di vista delle regole, con un maggiore equilibrio finanziario che ci darà anche un equilibrio migliore dal punto di vista sportivo. Saremo un campionato professionistico ma con una radice nei comuni, siamo la lega dei 100 comuni».
Sono molte le realtà in crisi? Prevede la solita estate calda sul fronte fallimenti?
«Credo siano pochissime. Negli ultimi tre anni abbiamo comminato per quel che riguarda le penalizzazioni inflitte per irregolarità economiche, rispettivamente 120, 33 e 17 punti complessivi, ciò significa che il sistema comincia a funzionare e a reggere. il problema vero è che siamo passati da 90 a 60 e c' è stata una selezione terribile».
Volendo fare un bilancio sulla realizzazione della riforma si sente soddisfatto?
«Sono soddisfatto della riforma. basta vedere i play-off. Ci sono molti spettatori, molti giovani, qualcosa comincia a cambiare e a funzionare».
Tra le novità per il prossimo anno potrebbe esserci una variazione degli orari delle partite?
«Gli orari vanno cambiati per raggiungere l'obiettivo di riportare la gente allo stadio e per riuscirci dobbiamo iniziare dalle cose più semplici come gli orari, nel rispetto di quelle che sono le abitudini e le esigenze della gente, che nei vari contesti, avendo usi diversi può gradire la collocazione di una gara in questo o in quell'orario».
Per quel che riguarda i diritti televisivi, ci conferma l'interessamento di Sky?
«Noi dobbiamo andare in chiaro. Noi siamo il calcio popolare, il calcio delle città, Sky è una bellissima realtà ma anche se ci desse tantissimi denari non possiamo andare in criptato. Noi siamo la lega dei comuni, la lega della gente, dei giovani e dobbiamo andare in chiaro. Proprio per andare incontro ai giovani useremo strumenti come lo streaming, che si può consultare con tutti gli apparecchi tecnologici. Così possiamo fargli tornare la passione e magari farli tornare allo stadio».