Binda: «I playoff sono una lotteria, ma che errore i rigori...»

Il giornalista della Gazzetta tra spareggi di Prima Divisione e Barletta

sabato 17 maggio 2014
A cura di Luca Guerra
Nicola Binda, piemontese classe 1965, caposervizio nonché responsabile Serie B, Lega Pro e Dilettanti per "La Gazzetta dello Sport", è una delle voci più autorevoli del calcio scritto italiano. Nel suo curriculum anche il curioso ruolo di presidente onorario dell'ASD Omegna Calcio 1906, società militante nella Promozione piemontese - valdostana. Lo abbiamo intervistato per parlare dei minuti "caldi" di playout e playoff di Prima Divisione, di cui si giocheranno domenica pomeriggio le semifinali di andata dei playoff, senza tralasciare un attento occhio a Barletta, futuro societario e valutazioni sull'azionariato popolare:

Nicola, partiamo dall'analisi del primo turno dei playoff. Quale partita ti ha colpito maggiormente?
«Sicuramente Lecce-Pontedera, per le difficoltà trovate dai salentini. I leccesi avevano da perdere di più e questo stava quasi per giocare un brutto scherzo. La partita poi è stata risolta ai rigori, una formula che non condivido.

Quale sfida ti intriga di più tra le quattro in programma?
«Beh, credo che Benevento-Lecce sia sicuramente la partita più importante; anche Savona-Pro Vercelli sarà una gran partita tra due squadre molto organizzate, così come di sicuro fascino è Pisa-Frosinone.

Bilanci a bocce ferme: un voto allo spettacolo offerto dal campionato e uno alla formula adottata.
«Sullo spettacolo visto, direi che risponde al fatto di essere la terza serie italiana: la serie A è modesta, la serie B è stata sottotono, quindi la terza categoria ne è conseguenza, anche se devo dire che mi aspettavo di peggio. Alla vigilia ero curioso di capire quante squadre volessero puntare ai playoff e quante a vivere un anno di transizione. Ha prevalso la prima teoria, non ci sono state squadre che hanno mollato ed è stato tuttavia un campionato dignitoso. La formula era un male necessario per arrivare alla riforma, per fortuna dall'anno prossimo si ritornerà ad avere promozioni e retrocessioni, anche se il fatto di avere 20 squadre nei gironi rischia di permettere a molte di salvarsi con largo anticipo

Una delle squadre mai in lizza per i playoff è stato il Barletta: che idea ti sei fatto dell'annata e come vedi il futuro biancorosso?
«Il Barletta è una di quelle poche squadre che non ha fatto nulla per arrivare ai playoff: mi stupisce che il presidente Tatò dopo larghi investimenti abbia cambiato strategia e chiuso i cordoni della borsa. Purtroppo dipendere nel calcio da una sola persona porta a questi rischi, ovunque. Ed è un peccato perchè Tatò era entrato nel calcio con tanta voglia di fare bene e investire. L'anno prossimo sarà diverso perchè bisognerà mantenere la categoria».

Proprio a proposito di quello che hai detto, come valuti l'azionariato popolare?
«Bisogna vedere se cultura sportiva italiana è pronta. E' un progetto affascinante ma duro da realizzare, che consiste nel far coincidere territorio, tifoseria e potenzialità e volontà locali. Serve l'intervento anche delle amministrazioni comunali da questo punto di vista: dipende tutto da cosa queste realtà consentono, deve trattarsi di un lavoro di "pool" tra queste tre entità che lavorano di comune accordo. Non esistono più milionari che decidono di spendere e spandere, in barba alla progettualità. Ora è necessario investire con maggiore acume e attenzione».

Tornando ai playoff, quali sono i tuoi due nomi per la B?
«Faccio fatica a pensarci. Diciamo che Lecce e Frosinone sono favorite da una parte, dall'altra Pro Vercelli e Cremonese. Sono però partite equilibrate che hanno su di sè anche il peso dei rigori: per me sarebbe stato più giusto consentire alla meglio classificata di passare con il pareggio entro i 120 minuti di gioco. Comunque, saranno partite da non perdere».
(Twitter: @GuerraLuca88)