Barletta Calcio, il sasso nell'acqua è lanciato

La società ha un costo, ora giù la maschera per gli acquirenti

mercoledì 2 aprile 2014 13.30
A cura di Luca Guerra
Ok, il prezzo è giusto. Nessun remake del gioco a premi per anni condotto da Iva Zanicchi, bensì la realtà che ha fatto capolino da ieri sera in casa-Barletta Calcio, dopo le parole del presidente Roberto Tatò su Amica 9 Tv al termine di una delle giornate più tortuose della storia recente biancorossa, con la contestazione rivolta allo staff tecnico e al dg Martino da parte dei tifosi a fare da sfondo. «Io per il Barletta non voglio nulla, il Barletta costa zero, non costa nemmeno un euro, lo devo a tutti i nostri tifosi e ad un club prestigioso di cui sono ancora onorato di essere presidente: chi vuole prenderlo deve chiamarmi incontrarmi ed assumersi tutte le sue obbligazioni ed i contratti in essere». Un club di Lega Pro senza debiti, cedibile gratuitamente dal 30 giugno 2014, capolinea dell'esperienza di patron Tatò a capo del sodalizio di via Vittorio Veneto: l'"esca" c'è ed è dal chiaro contenuto, ora giù la maschera per gli acquirenti.

Al netto dei rumors, c'è solo una garanzia da dare: la continuità del calcio in città. E' ora che il Barletta ha bisogno di Barletta, non solo dei suoi tifosi, non solo del club "I Biancorossi" che si è detto pronto a dare una mano, ma di imprenditori sani, un pò "folli" (il calcio è più una passione che un investimento ad oggi) e anche ambiziosi di spazi e prime pagine, che possano dare ossigeno e un futuro al sodalizio di via Vittorio Veneto. E' vero, il "mai più" non esiste, ma anche il ripetersi sarebbe errore diabolico. Di tempo per analizzare gli errori, tanti, ce ne sarà. E il pericolo di un silenzio e del ritorno in palchi meno pregiati della Lega Pro, sebbene lontano, va tenuto- ahinoi- in considerazione. Adesso il momento è buono per venire allo scoperto, per tutti, dai piccoli gruppi ai grandi nomi che si fanno: alla finestra, come sappiamo, ci sono Pasquale Di Cosola, il gruppo di imprenditori salentini capeggiati dall'avvocato De Matteis, finanche si era parlato dell'ex ds Peppino Pavone («Pavone e Zeman? Solo illazioni» ha risposto Tatò ieri sera), che avrebbe come riferimento un imprenditore locale, e del patron dello Spezia Piero Volpi. Ad ora, però, come spiegato da Tatò, non ci sono stati interessamenti concreti.

L'imprenditoria locale farà gruppo per salvare il Barletta? O il prezzo, se tale si può definire il dazio da versare per l'acquisto, attirerà come api sul miele anche investitori "esterni"? Ci sarà spazio per l'azionariato ideato dal Barletta Club "I Biancorossi", in via di definizione? L'amministrazione si attiverà nella vicenda, andando oltre la querelle-"Puttilli"? Tanti interrogativi da sciogliere entro 90 giorni: come dire, il sasso- anzi il masso- nell'acqua è stato lanciato, ora staremo a vedere l'effetto-domino che muoverà tra il mare di papabili acquirenti.
(Twitter: @GuerraLuca88)