Barletta 1922, "svegliateci da questo incubo"

Costi e punti interrogativi rendono il futuro nebuloso

mercoledì 4 novembre 2015 10.48
A cura di Enrico Gorgoglione
C'era una volta una squadra simpatica, capace di sudare la maglia, di lottare tra mille difficoltà, anche partendo da un mercato cominciato in ritardo e fortemente problematico. C'era una volta una dirigenza di tifosi, di persone comuni follemente innamorate del bianco e del rosso. C'era una serie di errori commessi, su cui mettere una pietra sopra, c'era da considerare il bene di una piazza, di una maglia gloriosa, di una squadra che nessuno vorrebbe vedere calcare i campi più dissestati della Puglia. Svegliateci da questo sogno, da questo sogno che è un incubo quotidiano, ma che è l'unica forma di realtà a cui resta aggrappato il popolo biancorosso.

Una squadra…senza fissa dimora
Uno dei nei di questa stagione resta l'annosa questione stadio. Giorni addietro, proprio sulle colonne di BarlettaViva, l'assessore comunale Antonio Divincenzo aveva annunciato che per il "Puttilli" sarebbero stati rispettati i tempi di consegna da parte dell'azienda aggiudicatrice del restyling della struttura più importante di Barletta. E' questo uno dei punti più controversi. Dopo tanta attesa, tifosi e società sembrano stanchi di promesse e date, spesso buttate al vento. La mancanza di uno stadio "di casa" genera mancati introiti, allontana gli imprenditori e limita fortemente l'afflusso dei tifosi biancorossi. Se per il "Puttilli" si attende a breve una risposta, altrettanto non si può dire per il "Manzi-Chiapulin", per il quale si assiste all'ennesimo ping-pong di questa stagione: cifre altissime per rendere lo stadio della 167 agibile per il bacino d'utenza del Barletta, a cui si aggiungono gli episodi tra tifosi relativi all'amichevole, poi sospesa, dei biancorossi di Pizzulli contro il Bisceglie. L'amministrazione comunale ritiene i fatti di Barletta-Bisceglie probanti per la concessione del "Manzi-Chiapulin" e per le difficoltà dell'ampliamento dello stesso impianto. Ordine pubblico o costi esosi? In pochi sanno quale sia la reale motivazione, forse neppure gli attori principali della vicenda, fatto sta che il Barletta è "confinato" tristemente a Canosa, in uno stadio di casa che di casa non può ritenersi. Condizione che causa importanti spese extra (gestione dell'impianto e trasporti su tutte) e rende ridicolo il numero di abbonamenti e biglietti emessi.

Il Barletta chiama, l'imprenditoria quando risponde?
Altro spunto molto discusso riguarda l'apporto della classe imprenditoriale barlettana, che sinora non è riuscita a raggiungere una cifra per garantire la copertura dei costi dell'intera stagione. Secondo le stime del direttivo che ha confermato ieri le dimissioni, occorrerebbero 15.000 euro al mese per concludere il campionato d'Eccellenza. Cifre non impossibili, che non fanno pensare al Barletta come un malato terminale. Al momento, però, la situazione resta quasi drammatica: sono tanti infatti gli imprenditori che si sono defilati, mortificati e scoraggiati da una serie incredibile di punti interrogativi. Sta di fatto che ora la squadra si trova davanti ad una dead-line. Con la dirigenza dimissionaria, la prossima scadenza è a rischio, così come sono a rischio le prossime trasferte. È fondamentale risvegliare dal torpore chi per tanti anni ha stimolato l'ardore delle fiamme biancorosse, e non gettare nuovamente alle ortiche un sogno.