Anche il tennistavolo soffre lo stop imposto dall'emergenza Coronavirus

La nota: «Il mondo politico smetta gli abiti del "temporeggiatore" ed indossi subito quelli del "soccorritore"»

domenica 3 maggio 2020
Il coronavirus, vero e proprio tsunami che da quasi due mesi non concede tregua alla Nazione (oltre che a gran parte del pianeta) e che continua a seminare morte ed incredulità, ha travolto anche l'ambito sportivo.

In ottemperanza ai numerosi decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tutte le Federazioni Sportive Nazionali (oltre che gli Enti di Promozione) sono state costrette ad interrompere l'attività agonistica e quella di preparazione alle gare. Anche il tennistavolo, inizialmente risparmiato dalle drastiche restrizioni in quanto ritenuto sport privo di contatto fisico ("la gatta frettolosa fece i figli ciechi" dal momento che, nonostante il tavolo da gioco sia lungo ben m.2.74, due giocatori, tanto in gara quanto in allenamento, restano a distanza di sicurezza ma toccano ripetutamente la pallina che si trasforma in un pericoloso veicolo di contagio), si è dovuto adeguare alla normativa vigente e fermarsi ex abrupto.

In un batter d'occhio, dunque, centinaia di società, migliaia di pongisti e tantissimi coaches hanno dovuto appendere (sia pure pro tempore) la racchetta al chiodo e riporre nel cassetto qualsivoglia ambizione. Lo stop, reso ineluttabile dall'elevatissima velocità di contagio ed attualmente ancora in corso, è diventato il vero e proprio incubo del movimento nazionale di tennistavolo. Quali sono i timori che angosciano i sodalizi pongistici italiani? La preoccupazione che rende insonni le notti degli allenatori oltre che degli stessi atleti è quella di natura tecnica: una disciplina (il tennistavolo), caratterizzata dalla mobilità articolare e dalla prontezza di riflessi, non può non essere praticata per un considerevole arco di tempo. I pongisti, in particolar modo quelli di età giovanile ed i neofiti, rischiano una seria compromissione del bagaglio tecnico e la perdita della gestualità da fissare attraverso la pratica costante dello sport teste' menzionato.

Un'altra componente che sta tenendo con il fiato sospeso tanto i tecnici quanto i dirigenti societari è quella psicologica: la lunga pausa (il cui termine è ancora difficile da calendarizzare) può demotivare ed allontanare dai sodalizi le "giovani racchette" cosi' come i neo - iscritti, arrecando nocumento ad una disciplina che fatica non poco nell'attività di reclutamento. Per ultimo (anche se realisticamente merita l'assoluta priorità) va considerato l'aspetto economico. L'interruzione brusca e lunga dell'attività (sia formativa che agonistica) di tennistavolo sta già arrecando perdite economiche ad uno sport che fa leva sostanzialmente sulle quote mensili di frequenza, sull'auto-tassazione e su sporadici contributi da parte di privati. Per scongiurare il danno economico, quello che davvero può compromettere la sopravvivenza di gran parte dell'associazionismo pongistico italiano, è quanto mai necessario l'intervento degli organi preposti.

La Federazione Italiana Tennistavolo, inizialmente apparsa poco attenta al destino dei sodalizi affiliati, si è notevolmente e concretamente riscattata. Nella riunione svoltasi martedì 28 aprile (riunione tenutasi rigorosamente in videoconferenza così come impongono le vigenti disposizioni), il Consiglio Federale ha decretato la conclusione della stagione agonistica 2019 - 2020, emanando verdetti che, in un momento di profonda mestizia come quello che anche il microcosmo pongistico sta vivendo, si sono rivelati una salutare iniezione di fiducia. L'organismo federale ha eliminato le retrocessioni in qualsivoglia Campionato a Squadre (sia nazionale che regionale), assicurando la promozione alla Serie superiore delle prime due classificate di ogni girone. Per tentare di sanare le piaghe "finanziarie" causate dal Covid - 19, il Governo del tennistavolo italiano ha deciso di restituire a tutti i sodalizi federali il 30% delle quote di tesseramento, di riaffiliazione e di iscrizione ai Campionati a Squadre (di qualsivoglia Serie), versate dagli stessi nella corrente stagione agonistica (terminata prematuramente a causa della pandemia).

Al fine di consentire a tutte le società affiliate una "ripartenza agonistica" meno traumatica del previsto (a causa dei mancati introiti per la lunga pausa), il Consiglio Federale ha deliberato l'esenzione di tutto il movimento pongistico italiano da qualsivoglia onere (tassa di riaffiliazione, quote di tesseramento tecnici e atleti, quote d'iscrizione ai Campionati a Squadre sia regionali che nazionali) per la prossima stagione. Ammirevole, assolutamente encomiabile ed audace la decisione maturata da un organismo aportivo, quello targato FITET, che ha ben compreso l'entità del danno rimediato dalle società affiliate e che ha compiuto il massimo sforzo ( il Consiglio Federale ha stanziato la cifra, tutt'altro che irrisoria, di un milione di euro) per sostenere le stesse nella fase più difficile della loro esistenza.

Nel buio pesto che circonda e che angoscia l'associazionismo pongistico italiano quella della FITET, al momento, è l'unica luce. Per superare uno scoglio di cotanta insormontabilità il tennistavolo italiano non può, nè deve contare sulla sola sensibilità da parte della Federazione. Ci sono altre Autorità, ancora latitanti, ancora sorde dinanzi al grido di dolore levatosi da un movimento sportivo nazionale che è ad un passo, davvero ad un passo, dallo strapiombo. Il Governo italiano, attraverso l'emanazione del Decreto "Cura Italia", ha messo in mostra un'inammissibile incompetenza in materia sportiva ed un'intollerabile insensibilità nei confronti dello sport dilettantistico (di cui il tennistavolo è una pregiatissima icona), destinando allo stesso risorse assolutamente inadeguate.

A tutt'oggi il "tanto sventolato" bonus di 600 euro (relativo al mese di marzo), stanziato da Sport & Salute per i collaboratori sportivi, non è stato ancora erogato a favore di un solo avente diritto. Avere promesso lo stesso importo per i mesi di aprile e di maggio, senza avere ancora provveduto alla corresponsione della prima rata, è davvero un traumatico schiaffo alla povertà conclamata dei sodalizi dilettantistici oltre che degli allenatori (veri e propri missionari dello sport). Grave ed ingiustificata la latitanza di Regioni, Province e Comuni che non possono continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, fingendo di non essersi ancora accorti del dramma che attanaglia le A.S.D. (in particolar modo proprio quelle di tennistavolo). Gli Enti locali teste' menzionati, in perfetta sinergia con le Federazioni Sportive (nello specifico con la FITET), con il CONI e con il MIUR, devono intervenire tempestivamente per consentire ai sodalizi dilettantistici di tornare a fruire, dal 18 maggio in poi (come previsto dall'ultimo D.P.C.M.), delle palestre scolastiche senza aggravio alcuno di spese. E questo sia solo il primo passo da compiere "senza se e senza ma" per mettere in sicurezza le numerose realtà associazionistiche di tennistavolo.

Così come già fatto dalla FITET, anche i tre Enti Locali dovranno "mettere mano al portafoglio" e, senza addurre misere giustificazioni, erogare contributi a favore delle A.S.D., messe in ginocchio dall'emergenza Coronavirus. Per non infierire sui sodalizi ridotti alla fame, i tickets per l'utilizzo delle palestre scolastiche (oltre che degli impianti sportivi di proprietà comunale) dovranno essere sospesi per un periodo non inferiore a 12 mesi e le spese di sanificazione di qualsivoglia struttura destinata ad uso sportivo dovranno essere ad esclusivo carico dell'Ente proprietario.

Ognuno, dunque, faccia la sua parte. Senza ingiustificate perdite di tempo, senza pretestuosi e capziosi rimpalli di competenze, senza ulteriori vessazioni a danno di chi, come l'associazionismo dilettantistico (nello specifico quello di tennistavolo) ha già pagato un elevatissimo tributo e sta continuando ancora a pagarlo. Non tanto a causa dell'emergenza sanitaria quanto a seguito delle altrui inadempienze. Il mondo politico (a qualsivoglia livello) smetta, dunque, gli abiti del "temporeggiatore" ed indossi subito quelli del "soccorritore". Mai come in un caso siffatto, la chance di un riscatto morale è davvero irripetibile!