Una coratina tra le “braccia” della rinnegata Bat

Generosa assunzione di Ventola della figlia di Perrone che disse no alla provincia. Il consiglio comunale coratino avallò il NO referendario della città

martedì 14 febbraio 2012
A cura di Michele Sarcinelli
Diventa singolare l'assunzione nello staff del presidente della sesta provincia Francesco Ventola, della figliola del sindaco di Corato Luigi Perrone intransigente moralizzatore della cosa pubblica di quel territorio. Si rivelano fondamentali, in questa fase di elezioni amministrative, i potenti muscoli politici di Perrone pluridecorato sindaco dai voti della sua città. Ogni merito all'azione amministrativa dell'ometto intraprendente, al quale i suoi stessi concittadini hanno assegnato l'appellativo di Topolino, probabilmente riferito non solo alla minuta statura ma anche al veloce impegno profuso per Corato. Ma se immenso amore Topolino l'ha dedicato alla sua città, famoso rimane nella storia il disvalore che disseminò proprio per l'istituenda sesta provincia che ora impropriamente lo gratifica di una amicizia pubblica che fa pensare. Appunto quella del Presidente Ventola che – chiariamolo - ha ogni diritto a scegliere i collaboratori di stretto suo ambito.

Perrone riceve una gratitudine che in fondo non merita. Si interpose all'entrata di Corato nella Bat dapprima con un referendum popolare tenutosi il 5 febbraio 2006, che sin dalla sua invocazione aveva nelle urne senza quorum il risultato: NO. Successivamente con 21 voti a favore e otto astensioni il Consiglio Comunale di Corato in data 6 marzo 2006 votò la presa d'atto del risultato referendario al quale partecipò il 40,3% degli elettori di cui il 71,5% optò per il NO. Il NO secco fu siglato da Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC, Gruppo misto mentre si astennero i DS, Margherita, Rifondazione Comunista, Socialisti Democratici Italiani. Un NO politicamente eterogeneo che non poteva non ricevere autentica dal suo sindaco Luigi Perrone che ora bussa utilmente alla porta della Bat o BT che si voglia.

Strana la vita delle famiglie, ci riferiamo a quelle politiche. Nel periodo di cui raccontiamo l'ostracismo di Corato, tanti furono i commenti delusi. Quello del nuovo coordinatore ed ex sindaco di Andria Zaccaro che auspicava che differente sarebbe stata la consultazione consiliare coratina rispetto al referendum. Inequivocabile quindi il segnale di coesione per una più forte provincia che fu indirizzato al sindaco coratino. Invano. Costernato il primo cittadino di Trani, Tarantini, che espresse vivo dispiacere per quella scelta frammentaria del territorio. Oppure la dichiarazione del senatore di Alleanza nazionale Biagio Tatò che rimarcò il disappunto della decisione coratina nel non aderire all'occasione storica. Tenacemente opposta fu la dichiarazione dell'allora parlamentare di Forza Italia Gabriella Carlucci che testualmente dichiarò: «Lo schiacciante risultato referendario è un motivo di grande soddisfazione poiché grazie alle mie battaglie che tre anni fa in Parlamento si ebbe un'ampia adesione per la costituzione della sesta provincia, mantenendo altresì la giurisdizione dei comuni di Ruvo e Corato presso la Provincia di Bari». E allora perché l'inclusione della congiunta del sindaco Perrone non è stata indirizzata alla provincia barese o alla costituenda area metropolitana, altra ambizione dei coratini?