Tre colpi di pistola, assoluzione per un barlettano

Decisione positiva del gup, non c'è prova di concorso in tentato omicidio

giovedì 6 agosto 2015 11.20
Dalla Renault Megane su cui era a bordo furono esplosi tre colpi di pistola che ferirono uno dei Carabinieri della pattuglia che aveva intimato l'alt per un controllo. Ma per il gup del Tribunale di Foggia non c'è prova che il trentottenne barlettano Antonio Giannini abbia concorso moralmente nel tentato omicidio del militare.

L'agguato avvenne a Trinitapoli il 29 gennaio 2014 nei pressi di Via Marconi. Giannini era appena salito nel vano posteriore della Renault, a bordo della quale c'erano già due persone. L'auto ripartì ma subito dopo, quando l'andatura era ancora bassa, i Carabinieri affiancarono la Renault invitando il conducente a fermarsi. Nel mentre però, dal finestrino anteriore del lato passeggeri un uomo esplose tre colpi di pistola che ferirono un maresciallo ad una mano e l'auto riuscì a dileguarsi. Giannini fu identificato e la perquisizione domiciliare portò al rinvenimento di un fucile calibro 16 a canne mozze e di tre caricatori per pistola. Fatto per cui Giannini è stato, invece, condannato a 3 anni di reclusione per le accuse di detenzione illegale di armi e ricettazione.

Assoluzione, invece, con l'equivalente della vecchia formula dell'insufficienza di prove, per l'accusa del concorso morale nel tentato omicidio del militare. "Non vi sono elementi – scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza di primo grado - per sostenere che Giannini sapesse dell'arma detenuta dallo sparatore. Giannini non può rispondere di concorso morale nel tentato omicidio perché non vi sono in atti elementi per ricostruire quanto accaduto all'interno della Renault ed in particolare per appurare che la decisione di sparare e, poi, fuggire, sia stata frutto di deliberazione unitaria, o comunque caldeggiata, da Giannini".